L’accoglienza diviene sfida epocale

L’accoglienza diviene sfida epocale

“Vogliamo stipulare accordi nazionali diretti con le cosiddette ‘associazioni di secondo livello’, che hanno una presenza capillare sul territorio e che coinvolgono in modo efficace le famiglie. Questa è una sfida umanitaria che per numeri e complessità vinceremo se tutto il Paese si sentirà coinvolto e camminerà unito. Unità tra le istituzioni, provando a superare la frammentarietà delle competenze.

Unità arrivando al cuore vivo dell’accoglienza, ovvero mettendo a sistema l’enorme generosità delle famiglie italiane”.

Così Fabrizio Curcio in una intervista ad Avvenire nella quale sottolinea che “questa esperienza sta modificando il sistema di Protezione civile, con una integrazione nella governance degli attori umanitari.

Da un punto di vista più generale, ci troviamo di fronte ad un fatto epocale, un esodo di europei dentro l’Europa.

L’Italia è in grado di dare una risposta straordinaria perché una generosità straordinaria è insita nei cittadini.

Se continuiamo a comprendere a pieno la portata della sfida, se non faremo prevalere logiche divisive, sono certo che ce la faremo”.

Il capo della Protezione Civile evidenzia che si tratta “in massima parte sono donne e bambini: le associazioni e le realtà del Terzo settore assicurano qualità e sicurezza delle relazioni.

Non possiamo permettere che dinamiche di sfruttamento sporchino l’immagine del nostro Paese, “l’intenzione è di evitare luoghi con grandi numeri e quindi, a maggior ragione, realtà che impattano negativamente come le tendopoli.

Ma non possiamo escluderlo a priori in presenza di flussi molto più alti degli attuali. Allo stato non ce n’è bisogno” e “la difficoltà principale è la disomogeneità negli arrivi e nell’individuare le destinazioni di queste persone.

Arrivano gruppi, singoli nuclei familiari, pezzi di nuclei familiari. Molti si muovono autonomamente e sono inseriti in reti familiari. Anche intercettare bisogni e necessità non è semplice.

E’ una incertezza, una precarietà legata anche al momento: non si sa quanto proseguirà il conflitto, per la gran parte il desiderio è tornare presto in patria. Perciò dobbiamo pensare che siamo nella primissima fase di una vicenda che durerà mesi e avrà momenti diversi”, “non sappiamo quali siano le intenzioni delle persone che sono in Polonia e negli altri Paesi confinanti con l’Ucraina.

Sappiamo che ci sono già 2,6 milioni di profughi: il 60% è in Polonia, il 20% negli altri Paesi di confine, il 20% è negli altri Stati membri della Ue.

Non sappiamo se, quando e in quale direzione la gran parte, ora ferma ai confini dell’Ucraina, si muoverà. Quanto alle risorse, sono stati stanziati i primi 13 milioni complessivi. Il governo ha dato assoluta priorità all’aspetto umanitario e noi sottoponiamo le esigenze che si manifestano mano a mano”. 

Redazione Radici

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

CAPTCHA ImageChange Image

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.