La Basilica di Santa Giustina a Padova
La Basilica di Santa Giustina è stata la meta di una delle prime visite guidate effettuate al mio arrivo a Padova. In seguito, ci sono tornata più volte, perché me ne sono innamorata.
Ci troviamo in Prato della Valle
La Chiesa di S. Giustina si trova in questa grande piazza. Di forma ellittica, è una delle più grandi piazze d’Europa. Misura ben 90mila mq di superficie. Uno dei 3 “senza di Padova”: “Il Prato senza erba”. Fino alla fine del 1700, infatti, questa piazza era nient’altro che una superficie paludosa.
In epoca romana qui sorgeva un teatro e, fuori le mura, dove si trova attualmente la Basilica, un cimitero o, per meglio dire, un sepolcreto dell’aristocrazia pagana e un cimitero cristiano.
I Romani, invece, abitavano nella attuale zona delle piazze.
Qui il 7 ottobre del 304 fu deposto il corpo della giovane Giustina, messa a morte perché cristiana, per sentenza dell’Imperatore Massimiano, di passaggio a Padova.
Nel 1785 prese il nome di Isola Memmia, dal nome del provveditore veneziano che, insieme all’architetto Cerato, progettò la bonifica della piazza e ci mise l’erba.
L’opera fu tutta sponsorizzata dalle famiglie nobili, perché la cassa dello stato non aveva sufficienti risorse.
La Chiesa
Ci sono ben tre periodi ai quali si può ricondurre la costruzione di S. Giustina.
La prima Basilica è del VI sec: fu eretta, con l’attiguo Oratorio, poco dopo il 520 da Opilione, prefetto del pretorio e patrizio. La Basilica cimiteriale oltre alle spoglie della Patrona della città e diocesi, raccoglieva corpi e reliquie di molti santi. Molti vescovi, inoltre, la scelsero come luogo di sepoltura. Divenne, così, meta di pellegrinaggi. Alla fine del 900 la chiesa fu affiancata da un monastero benedettino.
La seconda Basilica fu eretta a seguito di un terremoto che si abbatté su tutta l’Italia settentrionale, alla fine del XII, nel 1117. Rimase intatto solo il Sacello di San Prosdocimo.
L’ultima risale al XVI sec. La seconda fu sostituita solo per il desiderio di grandezza.
Dopo un primo progetto del 1501 e vari rimaneggiamenti, i monaci affidarono i lavori prima a Sebastiano da Lugano e poi ad Andrea Briosco. Dalla morte di quest’ultimo il progetto passò nelle mani prima di Andrea Moroni e poi di Andrea da Valle. L’enorme cantiere si protrasse per più di un secolo. La basilica fu solennemente consacrata il 14 marzo 1606. A Padova c’è ancora il detto “te si longo come Ɨa fabrica de Santa Giustina” “Sei lungo come la fabbrica di S. Giustina”.
L’attuale facciata, lunga oltre 120 metri (qualche metro più di quella di S. Antonio), rimase incompiuta. Il portale, in basso, negli anelli, riporta l’annunciazione; più sopra la storia di S. Giustina, giustiziata in Campo Marzio; in alto, S. Prosdocimo e S. Giustina con il pugnale tra i capelli, per ricordare la sua esecuzione. Opera del 2000, quindi moderna
Nel 1810, per volere di Napoleone, furono soppressi gli ordini monastici. I monaci fecero ritorno a S. Giustina nel 1919. L’abate nel 1943.
All’interno della Chiesa le tombe di due personaggi molto importanti:
– S. Luca evangelista. Al di sopra della tomba, la figura della Madonna odigitria, che indica, cioè, Gesù con il dito della mano destra per simboleggiare la salvezza.
– Elena Lucrezia Cornaro (o Corner) Piscopia, la prima donna laureata. Si laureò presso l’ateneo di Padova.
Il Monastero ospita degli studenti.
L’Interno
L’attuale pavimento risale al 1600, è in marmo di Verona giallo e rosso, e pietra di paragone. Nei tratti longitudinali, fra i pilastri, sono stati inseriti molti pezzi di marmo greco appartenenti all’antica basilica di Opilione.
Nel mezzo della navata si può ammirare il Crocifisso ligneo del XV secolo.
A destra e a sinistra delle navate laterali sfilano ben venti cappelle, dieci da una parte e dieci dall’altra, dedicate a vari santi.
L’Altare Maggiore, progettato da Giovan Battista Nigetti nel 1640, ed arricchito dal mosaico intarsiato del Corberelli, custodisce il Corpo di S. Giustina. Probabilmente, inizialmente la santa era sta seppellita a Pozzoveggiani
Curiosità – All’interno della Basilica si trova anche la tomba di S. Matteo. Credenza popolare vuole che se si riesce a passarci sotto, passa il mal di schiena. Ovviamente, tutti ci abbiamo fatto un pensierino…
Il Coro Grande e Il Coro Vecchio
Il coro viene utilizzato dai monaci per la preghiera che scandisce i momenti della loro vita quotidiana
Il «Coro Maggiore», uno dei più belli del mondo, è del 1500 ed è in legno di noce, tutto intagliato a mano. Opera di Riccardo Taurigny, rappresenta un dialogo tra l’Antico ed il Nuovo Testamento.
Al suo interno il leggìo, sempre del Taurigny, e la pala del Veronese. Entrambi le opere raffigurano il martirio di Santa Giustina
Entrando nel Corridoio delle messe dalla porta accanto all’altare della Pietà si accede al Coro Vecchio, prolungamento della Chiesa medioevale. Costruito tra il 1472 e il 1473, è un’opera di intaglio ed intarsio di Francesco da Parma e Domenico da Piacenza
Coro Vecchio
A due campate e pianta quasi quadrata, ha al suo interno un’abside formata da sette lati di un dodecagono regolare. Questo Coro Vecchio riporta delle vedute prospettiche geometriche derivanti da uno stile che entra a Padova grazie a Donatello ed al Mantegna.
Nel mezzo del Coro c’è la tomba di Ludovico Barbo. Ludovico Barbo fu l’Abate innovatore che riuscì a far rispettare le regole d S. Benedetto. Sotto di lui, si diventava monaci solo per vocazione, mai per spinta e/o obbligo della famiglia
Corridoio dei Martiri
Il Corridoio dei Martiri fu costruito nel 1564 per unire la Cappella di S. Prosdocimo con la chiesa attuale. Al suo interno la cassa di legno che custodì per un certo periodo il corpo di S. Luca Evangelista.
La Basilica Paleocristiana – Il Sacello di San Prosdocimo
Primo Vescovo di Padova, Prosdocimo è vissuto nel I secolo ed è stato discepolo di San Pietro apostolo che lo consacrò vescovo. Si trasferì in Veneto dopo aver fondato la diocesi di Rieti ed averne convertito gli abitanti al Cristianesimo. Si stabilì a Padova dove visse fin quasi all’anno 100.
È patrono di Padova con sant’Antonio, santa Giustina e san Daniele.
Il Sacello è un cimelio di arte paleocristiana. Fu fatto costruire da Opilione insieme alla basilica.
In origine era la cappella dedicata alla conservazione delle reliquie. Fu luogo di sepoltura dei primi vescovi di Padova, tra cui il primo San Prosdocimo. Il corpo del santo riposa all’interno dell’altare del 1564, ricavato da un sarcofago di età romana. Sopra l’altare un’immagine clipeata del V secolo che raffigura san Prosdocimo nelle vesti di un aristocratico romano.
Piccolo gioiello all’interno della cappella è la “Pergula” in marmo greco.
La Sagrestia
La Sagrestia fu costruita per volere di Maria Lion Papafava a partire dal 1460 e completata nel Seicento. Lo stile è prettamente gotico ed è divisa dalla Basilica, alla quale si giunge attraversando la Cappella di San Massimo, dall’antisacrestia, il coro vecchio ed il corridoio delle messe. Nella sacrestia si conserva una minima parte delle ricche suppellettili disperse in età napoleonica.
Venite a visitare a Padova…ecco un motivo in più!