Palazzo della Ragione a Padova – Il Salone

Palazzo della Ragione a Padova – Il Salone
Struttura del palazzo

Benvenuti a Padova! Oggi vi parlo di uno dei monumenti storici e più importanti della città.

Palazzo della Ragione è conosciuto dai padovani come “Il Salone”

Interno di Palazzo della Ragione a Padova

Dove si trova

È una struttura imponente in centro a Padova, tra Piazza delle Erbe e Piazza dei Frutti. Antica sede dei tribunali cittadini e del mercato coperto di Padova, la sua costruzione iniziò nel 1218-1219 e venne sopraelevato nel 1306 da Giovanni degli Eremitani che gli diede la caratteristica copertura a forma di carena di nave rovesciata. Quest’ultimo, infatti, fece alzare la grande volta in legno a due calotte ed aggiungere il porticato e le logge coprendo le scale. Il tetto fu rifatto a capriate in legno di larice, senza colonne centrali e ricoperto da piastre di piombo

Il piano superiore è occupato dalla più grande sala pensile del mondo, detto, appunto, “Salone” ed il soffitto ligneo ricorda proprio la carena di una nave. Il piano inferiore (“sotto il Salone”) ospita, invece, lo storico mercato coperto della città.

Attraverso degli scavi, effettuati nel tempo, si è scoperto che il luogo dove sorge l’attuale Palazzo era, sicuramente, abitato in età precedenti: infatti, sono stati ritrovati reperti dell’età romana. Le testine romaniche scolpite poste sugli stipiti degli archi di accesso al mercato sotto il Salone, ne sono una riprova.

Salone e Giustizia

Palazzo della Ragione aveva lo scopo di ospitare i tribunali e gli uffici finanziari, ruolo che ebbe sia in età comunale che, in maniera ridotta, anche durante la signoria Carrarese e tutta la dominazione Veneziana, fino al 1797. Fu, però anche sede commerciale: unica funzione questa che mantenne nel tempo.

Al grande salone si accedeva attraverso quattro scalinate che prendevano il nome dai mercati che si svolgevano ai loro piedi: la Scala degli uccelli (Scala degli osei), al Volto della Corda; la Scala dei ferri lavorati, in Piazza delle Erbe; la Scala del vino, sempre in Piazza delle Erbe; la Scala della frutta nell’omonima piazza.

In epoca comunale esisteva un passaggio sospeso che dalla piccola loggia portava al dirimpettaio Palazzo delle Debite, sede delle carceri pretorili destinate ad accogliere i debitori insolventi. L’antico edificio venne demolito a fine ‘800 e sostituito dall’attuale palazzo, che porta lo stesso nome, progettato da Camillo Boito. È, invece, tuttora esistente il collegamento ad est col palazzo comunale, denominato Volto della Corda.

Il 17 agosto 1756 un furioso turbine sconvolse il grande edificio distruggendone il tetto e scoperchiandolo. Bartolomeo Ferracina, orologiaio e ingegnere della Serenissima, noto per la costruzione dell’orologio di Piazza San Marco a Venezia e autore della ricostruzione del ponte palladiano di Bassano del Grappa, provvide alla sua riedificazione. Quando, nel 1797, furono trasferiti i Tribunali, il Salone fu aperto per grandi riunioni popolari, ricorrenze e feste.

 

L’interno

Circa 80 metri di lunghezza per 27 metri di larghezza, è coperto da una struttura lignea di forma ogivale (cioè a sesto acuto) alta quasi 40 metri.

Particolare curioso: le misure dei due lati della sala rettangolare non sono uguali.

 

Gli affreschi

Affreschi all’interno di Palazzo della Ragione

La vasta sala è decorata da circa 500 affreschi.

Le prime decorazioni delle pareti sono attribuite a Giotto, alla cui bottega venne affidato il lavoro nei primi decenni del Trecento. Motivi astrologici, soggetti religiosi e figure allegoriche. Purtroppo, poco dopo un secolo subì un devastante incendio ed i capolavori giotteschi andarono distrutti.

L’edificio fu subito ricostruito e delle tre originali sale in cui era precedentemente diviso (la Cappella dedicata a S. Prosdocimo, primo vescovo di Padova, che si trovava sul lato orientale, la sala delle udienze dei giudici al centro e le prigioni sul lato occidentale) se ne fece una sola poggiante su archi e pilastri con volte a crociera, ad opera dell’architetto Bartolomeo Rizzo, esperto di costruzioni navali.

Per il nuovo ciclo astrologico furono chiamati il padovano Nicola Miretto e Stefano da Ferrara che cercarono di riprendere gli affreschi precedenti sulla base delle tracce rimaste.

Questi affreschi sono divisi in tre zone orizzontali e in dodici verticali, ripartiti in oltre trecento riquadri che raffigurano il sapere astrologico del tempo, cioè l’influsso degli astri e dei cieli sulle attività umane e sui caratteri: sembra che l’ideatore fosse stato il celebre medico, matematico, filosofo e astrologo padovano del tempo Pietro d’Abano, il cui cadavere fu bruciato perché condannato dopo morto per eresia.

Con una ricca iconografia che riunisce simbologie astrologiche e religiose, ma anche con numerosi richiami alla Serenissima rappresentata dal leone (nel 1420 Padova era già soggetta a Venezia), questo ciclo è tra i più vasti e complessi che si conoscano.

La fascia superiore inizia con il segno dell’Ariete nella parete sud e che si conclude con quello dei Pesci sul lato orientale: è divisa in 12 parti, corrispondenti ai 12 mesi dell’anno.

Ogni parte è formata da tre file di nove riquadri dove sono riprodotti gli elementi caratteristici del mese: il segno zodiacale, i simboli astrologici dei sette pianeti, i dodici apostoli associati ai dodici mesi, i lavori propri di quel mese con il loro pianeta dominante.

Il ciclo costituisce un grande orologio solare perché il sole, al suo sorgere, batte sul segno zodiacale corrispondente alla posizione astronomica in cui si trova il sole.

La fascia inferiore raffigura soggetti religiosi e figure di animali sotto le quali i giudici e i notai sedevano per risolvere le varie cause.

Chi veniva citato in processo riceveva una carta con sopra il simbolo del giudice che l’avrebbe giudicato: all’epoca il popolo contava un’alta percentuale di analfabeti, pertanto, per individuare il proprio giudice bastava ricordare la figura dell’animale.

Nel pavimento del salone, nella direzione della larghezza, c’è una striscia bianca e nera: è il segno del dodicesimo meridiano che passa per Padova. Su di esso battono i raggi del sole che entrano dalla bocca della faccia dorata che sta sulla parete verso piazza delle Erbe.

 

Affreschi

Altre decorazioni

Col tempo furono aggiunti affreschi votivi ed alcuni monumenti,

tra i quali una lapide tombale romana, all’epoca attribuita al poeta padovano Tito Livio, e il medaglione dell’esploratore padovano Giambattista Belzoni.

 

La Pietra del Vituperio

Pietra del vituperio

Nell’angolo nordorientale è collocata la famosa Pietra del Vituperio, detta anche del fallimento, un blocco di porfido nero su una base quadrata a tre gradini. Era destinata ai debitori insolventi ed ai falliti.

Il condannato veniva obbligato a spogliarsi, rimanendo con la sola camicia e in mutande (da cui il proverbio “restar in braghe de tela”), e alla presenza di almeno cento persone doveva sedersi per tre volte sulla pietra ripetendo “cedo bonis” (rinuncio ai beni) e poi lasciare la città per rifarsi una vita.

Se però fosse rientrato senza il consenso dei creditori, sarebbe stato nuovamente costretto a sedere sulla Pietra del Vituperio e in più gli sarebbero stati gettati addosso tre secchi d’acqua.

 

Il cavallo

Cavallo ligneo

All’interno della sala vi è anche un cavallo ligneo che fu donato al Comune nel 1837 dalla famiglia Capodilista la quale lo fece realizzare, secoli prima, per una giostra o un torneo.

Nel 1466, infatti, fu organizzata una spettacolare parata, tra le piazze dei Signori e del Capitanio, a tema mitologico a cui partecipò anche il grande cavallo ligneo. La struttura fu fatta eseguire da Annibale Capodilista. Oggi è l’unica rimasta, tra tutte le grandi macchine utilizzate per quella occasione. Erroneamente attribuita a Donatello, fu, in seguito, portata nel palazzo Capodilista a san Daniele.

Priva della testa e della coda, la scultura rimase nel palazzo fino a quando i discendenti Giorgio e Giordano Emo Capodilista lo donarono al Comune di Padova che lo fece trasportare in Salone; il suo restauro fu commissionato allo scultore Antonio Rinaldi che ne intagliò i pezzi mancanti; la mole tornò al suo splendore originario come lo ammiriamo ancora oggi, diventando uno dei segni distintivi del Salone. Le sue misure sono 5,75 metri di altezza, circonferenza di 6,20 metri e presenta una botola sul dorso che ne permette l’accesso all’interno.

Nella sala si possono ammirare anche numerosi gli orologi, le meridiane e gli strumenti di misurazione del tempo.

Il pendolo di Foucault

All’interno del Palazzo della Ragione è possibile vedere la realizzazione del famoso pendolo, allestito su progetto scientifico del prof. Giacomo Torzo del Dipartimento di fisica dell’Università di Padova; il pendolo rientra nelle iniziative di divulgazione scientifica promosse dall’Amministrazione comunale.

 

Sotto il Salone

Sotto il Salone c’ è il mercato coperto più antico d’Europa. Vanta ben otto secoli di storia ed è un luogo unico al mondo.

Curiosità

  • Il passaggio coperto tra Piazza delle Erbe e Piazza dei Frutti è detto Volto della Corda. Il nome deriva dai tratti di corda che lì venivano somministrati nel Medioevo ai commercianti che imbrogliavano sulle misure. La pena consisteva nel sollevare il reo per i polsi legati dietro la schiena fino a 3–4 m e poi lasciarlo ricadere.
  • Di fronte alla facciata ovest del Salone sorge il Palazzo delle Debite che era collegato al Salone stesso da un passaggio sopraelevato tramite il quale venivano tradotti dal Salone al palazzo stesso i debitori condannati, poiché il Palazzo delle Debite era appunto la prigione dei debitori insolventi.
  • In corrispondenza di uno dei quattro angoli del palazzo, nel muro esterno sono scolpite alcune unità di misura che venivano usate dai mercanti per evitare discussioni sulle quantità di merci scambiate.

Venite a visitare Padova e scoprirete molto altro!

Monica Montedoro

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