Quale vita, quale gioia senza l’aurea Afrodite

Quale vita, quale gioia senza l’aurea Afrodite

Per il poeta Mimnermo di Colofone (650 a.C.) la vita ci offre pochi piaceri, magari intensi, ma sempre di breve durata; per il resto la vita è sofferenza. Questa è la condizione umana in tutti i luoghi e in tutti i tempi.

Τίς δὲ βίος, τί δὲ τερπνὸν ἄτερ χρυσέης Ἀφροδίτης;

Τεθναίην, ὅτε μοι μηκέτι ταῦτα μέλοι,

κρυπταδίη φιλότης καὶ μείλιχα δῶρα καὶ εὐνή,

οἷ᾿ ἥβης ἄνθεα γίνεται ἁρπαλέα

ἀνδράσιν ἠδὲ γυναιξίν

 

Quale vita quale gioia senza l’aurea Afrodite

che io possa morire quando non avrò più desiderio di queste cose:

un amore segreto, e i dolci doni e il letto.

Questi sono i fiori meravigliosi della giovinezza

per gli uomini e per le donne

                                                        Mimnermo fr. 1D (650 a. C.)  

Il tema si ritrova praticamente in tutte le opere di letteratura sia in poesia che in prosa e anche in tutte le opere di filosofia. La vita ci offre pochi piaceri, magari intensi, ma sempre di breve durata; per il resto la vita è sofferenza. Questa è la condizione umana in tutti i luoghi e in tutti i tempi.

Dalla presa di coscienza di questa condizione nascono tante correnti di pensiero (filosofico, letterario, religioso) che tentano di dare “un senso” al fatto che nella vita dell’uomo la sofferenza prevale di gran lunga sulla gioia.

La mia discutibile opinione sul punto è la seguente. Per quanto possano presentarsi come diverse tra loro, tutte le correnti di pensiero (già pensate e pensabili) sostengono soltanto due tesi che rispettivamente affermano:

  • il senso si trova all’interno di “questa” vita in questo mondo (tesi dell’immanenza) ;
  • il senso si trova “al di fuori”, al di là, di questo mondo (tesi della trascendenza).

Qui per ora il nostro discorso si ferma osservando che il poeta Mimnermo è per la tesi dell’immanenza. E questo pensare lo fa soffrire perché deve constatare che la giovinezza coi suoi dolci doni, passa in un attimo, per gli uomini e per le donne (ἀνδράσιν ἠδὲ γυναιξίν).

(Appunti 1960 – traduzione quasi letterale)

 

Giorgio Pizzol

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