Sfogliamondo: il rischio di una terza guerra mondiale e il destino di Twitter

Sfogliamondo: il rischio di una terza guerra mondiale e il destino di Twitter
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I quotidiani internazionali danno risalto anche alla decisione della Germania di fornire mezzi blindati a Kiev

ra le notizie sulla guerra in Ucraina, molti quotidiani internazionali privilegiano la decisione della Germania di fornire mezzi blindati a Kiev. Una scelta con cui Berlino esce dall’esitazione che è stata guardata molto criticamente dai partner. Su altri giornali hanno evidenza, invece, le dichiarazioni del ministro russo della Difesa, Lavrov, sul rischio di una terza guerra mondialeL’acquisto di Twitter da parte di Elon Musk resta uno dei temi del giorno sulle testate finanziarie, che segnalano tanto le conseguenze in Borsa dell’operazione quanto i dubbi dell’Ue.

Washington post

Nel vertice militare occidentale convocato nella base di Ramstein in Germania “gli Usa hanno compattato gli alleati sull’accelerazione delle forniture di armi all’Ucraina”, afferma il Washington Post nel titolo di apertura. Ai partecipanti alla riunione a porte chiuse, alti dirigenti della difesa di nazioni della Nato e non, “sono state mostrate mappe dettagliate delle truppe russe ora concentrate nell’Ucraina meridionale e orientale, dove l’esercito americano valuta che tenteranno di circondare e bombardare a lungo raggio posizioni di artiglieria e potenza aerea le posizioni controllate dall’esercito ucraino”, scrive il giornale, secondo cui si profila qualche difficoltà logistica perché non tutti gli armamenti da spedire a Kiev sono disponibili.

“Dall’inizio dell’invasione russa, gli Stati Uniti hanno inviato in Ucraina 1.400 Stinger, il sistema missilistico di difesa aerea portatile prodotto da Raytheon, e i dipartimenti della Difesa e di Stato hanno setacciato gli arsenali delle nazioni che li hanno acquistati alla ricerca di altri”, dopo che l’amministratore delegato di Raytheon Gregory J. Hayes “ha affermato che l’armadio è praticamente vuoto”. Gli Stinger, spiega il Post, “entrati in servizio per la prima volta negli Usa nel 1981, non sono nella lista della spesa militari statunitensi da diversi anni, e la linea di produzione è quasi chiusa.

Molte delle parti necessarie per realizzarle non sono più disponibili e alcuni dei sistemi dovranno essere riprogettati, ha affermato Hayes”. Un funzionario della difesa degli Stati Uniti, riferisce il giornale, “ha parlato degli sforzi iniziati lo scorso autunno per valutare le capacità di difesa aerea dell’Ucraina e posizionare le sue forze per utilizzare al meglio armi e tattiche sofisticate contro una forza avversaria più ampia. Gli operatori ucraini di Stinger vengono continuamente formati in Germania”.

New York Times

Le “pressioni degli Usa sugli alleati per le armi all’Ucraina mentre la guerra si intensifica” sono l’apertura del New York Times, che mette in risalto anche la “decisiva svolta della Germania” sugli aiuti militari a Kiev mentre “si affievoliscono le speranze per la diplomazia”. Il giornale analizza il vertice di ieri a Ramstein dei ministri della Difesa di oltre 40 Paesi con il capo del Pentagono, Lloyd Austin.

In quella sede, Berlino ha comunicato che fornirà mezzi blindati all’Ucraina ed “è stato un importante cambiamento nella politica di  un Paese che aveva vacillato per paura di provocare la Russia” e “l’annuncio della Germania, la più grande economia europea e uno dei più importanti partner commerciali occidentali della Russia, è stato uno dei tanti segnali di ieri nel senso di un’ulteriore escalation della guerra e sfiducia nella diplomazia”, scrive il Nyt, secondo cui la decisione tedesca è anche “una forte affermazione del duro messaggio dell’amministrazione Biden, che ha affermato di voler vedere la Russia non solo sconfitta in Ucraina ma seriamente indebolita dal conflitto iniziato due mesi fa dal presidente Putin”.

Inoltre, secondo il Nyt, l’esito del summit di Ramstein smentisce ancora una volta la valutazione russa che la guerra avrebbe diviso i suoi avversari occidentali, mentre invece li ha uniti ancora di più”.

Wall Street Journal

Molte notizie sulla prima pagina del Wall Street Journal, calibrata senza puntare su un titolo veramente forte. In fascia alta una fotografia fa da richiamo al servizio sui tamponi di massa ordinati a Pechino dopo l’aumento di casi che fa temere un lockdown. A fianco, su una colonna, le Borsa di New York in rosso, che si appresta ad archiviare aprile con una perdita mensile del 4%, depressa da inflazione, Covid, e profitti delle aziende sotto le attese. Ieri, sottolinea il Wsj, “il Nasdaq Composite ha registrato il più grande calo percentuale di un giorno da settembre 2020, mentre il Dow è sceso di oltre 800 punti, poiché gli investitori hanno smaltito i rapporti sugli utili e valutato le preoccupazioni sull’inflazione, la prospettiva di un rapido inasprimento delle politiche da parte della Federal Reserve e la diffusione del Covid in Cina”.

Ucraina al centro: “La Russia afferma che la Nato sta combattendo una guerra per procura con rischi crescenti”. Il giornale evidenzia le dichiarazioni del ministro russo degli Esteri, Lavrov, sul “rischio serio, concreto e da non sottovalutare” di una terza guerra mondiale. Spazio anche all’operazione Twitter di Elon Musk, il cui approccio di “giù le mani” per garantire piena libertà sui contenuti già suscita le perplessità dell’Ue, e il richiamo del commissario al mercato interno, Breton, sull’obbligo di rispettare le regole europee.

“Le autorità dell’Ue sono solo una delle numerose forze – inserzionisti, utenti, legislatori, attivisti – che possono complicare il tentativo di Musk di riportare la piattaforma ai suoi primi giorni, quando i suoi dirigenti la descrivevano pubblicamente come ‘la corrente della libertà di parola del partito della libertà di parola’”, osserva il quotidiano.

Financial Times

Uno “sforzo olimpico”: così il Financial Times definisce nel titolo di apertura l’impegno ad incrementare gli aiuti militari ed economici all’Ucraina assunto ieri dagli oltre 40 Paesi, della Nato e non, presenti ieri al vertice presieduto nella base di Ramstein dal segretario Usa alla Difesa, Lloyd Austin. L’attenzione del quotidiano resta però puntata sull’acquisizione di Twitter conclusa da Elon Musk, e specialmente sulle sue ricadute finanziarie, che sono evidenziate dal titolo di centro pagina: “Ammaccatura per Tesla dagli investitori convinti che Musk cederà le sue quote per pagare Twitter”.

L’industria di auto elettriche ieri ha perso oltre 100 miliardi del suo valore perché i mercati temono i contraccolpi di un’eventuale uscita o comunque di un ridimensionamento del fondatore. Quelle che impensieriscono le Borse, spiega Ft, sono solo ipotesi, perché Musk non ha ancora chiarito come si procurerà i 21 miliardi di dollari di liquidità necessari a perfezionare l’acquisto della piattaforma social al prezzo di 43,5 miliardi.

E sull’operazione si allunga già l’ombra di una censura dell’antitrust Ue, sottolinea il giornale, che ha parlato con il commissario europeo al mercato interno, Thierry Breton: “Tutti sono benvenuti. Siamo aperti, ma alle nostre condizioni. E sappiamo cosa dirgli: Elon, sei benvenuto ma queste sono le nostre regole. Qui non si applicano le tue regole”, ha affermato Breton. Spazio anche alle misure anti Covid in Cina, dove la campagna di vaccinazione rallenta perché il personale che dovrebbe somministrare i richiami è stato dirottato sui tamponi di massa.

The Times

“La Russia minaccia attacchi contro obiettivi occidentali”, titola in apertura il Times. Si tratta, scrive il giornale, della risposta di Mosca “all’appoggio britannico per attacchi sul suolo russo, che rischia di espandere il conflitto oltre le frontiere dell’Ucraina”. Un’escalation nata dalle parole del ministro delle forze armate, James Heappey, sulla “legittimità” che Londra riconosce all’uso da parte di Kiev degli armamenti forniti dal Regno Unito per colpire obiettivi nel territorio della Russia.

Il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, ha replicato “prospettando rappresaglie” non solo contro la catena di rifornimento di armi occidentali all’Ucraina che passa dai Paesi confinanti, ma anche contro “i diplomatici che stanno rientrando a Kiev e qualsiasi altro occidentale nel Paese”, nel senso che non si farà scrupoli a colpire gli obiettivi prefissati anche se dovesse essere informato della presenza di occidentali.

Le Monde

“Pensioni, prezzi clima” sono “le sfide di inizio mandato” per il rieletto Macron secondo il titolo di apertura di Le Monde. I primi due, sottolinea il giornale, sono temi centrali della campagna elettorale per le legislative di giugno, e questo accresce le insidie per il presidente, chiamato a dare risposte al carovita in un contesto inflazionistico, ad affrontare il nodo dell’età pensionabile di cui il leader della sinistra Melenchon ha fatto il suo cavallo di battaglia. Il quotidiano ospita anche un articolo di Laurent Berger, segretario della Cfdt, il secondo sindacato francese dopo la Cgt, che rivolge a Macron un appello a “convocare le parti sociali prima di prendere qualsiasi decisione” perché “non può affrontare da solo queste sfide”.

Le Figaro

Le grandi manovre in vista delle elezioni politiche di giugno sono il tema del giorno per Le Figaro, che si concentra su Les Republicains, alle prese con il problema della “sopravvivenza” dopo il disastroso 4,78% ottenuto dalla loro candidata, Valerie Pecresse, al primo turno delle presidenziali. Secondo il giornale, Macron sta corteggiando alcuni esponenti di spicco del partito, tra i quali il capogruppo all’Assemblea nazionale, Damien Abad, “che potrebbe lasciarsi sedurre”. Ma nei ranghi gollisti ci sono anche quelli che guardano all’estrema destra di Marine Le Pen. Di questo e altro parla, in una lunga intervista impaginata in apertura, il presidente dei Republicains, Christian Jacob, che rivendica che il suo partito “non è solubile né nel lepenismo né nel macronismo”.

Nell’editoriale, il quotidiano scrive che tra i dirigenti repubblicani “tanti si domandano perché tenere in vita un partito condannato a fare tappezzeria” e c’è “la forte tentazione di unirsi ai ranghi del presidente della Repubblica o di spostare i Republicains in direzione della destra nazionalista”. Sono “riflessioni a breve termine”, critica il giornale secondo cui occorre invece “interrogarsi a lungo termine sull’opportunità di simili calcoli”. L’invito è a organizzare la rinascita di un partito che “può contare sulla maggioranza in Senato e sul forte radicamento locale” e dovrebbe “trovarsi una faccia carismatica e un’identità forte per ritrovare la strada del successo”.

El Pais

La questione del gas domani la prima pagina di El Pais, che mette in apertura l’autorizzazione concessa dall’Ue a Spagna e Portogallo per imporre un tetto al prezzo in modo da poter abbattere fino alla metà le bollette per gli utenti, e di spalla la decisione di Putin di bloccare le forniture a Polonia e Ungheria. Madrid e Lisbona, per ottenere il risultato a Bruxelles, “hanno ridimensionato le loro aspirazioni”, sottolinea il giornale, e spiega che “il tetto al prezzo del gas non sarà di 30 euro al megawatt/ora proposto inizialmente, ma di 50, il che comporta un costo giornaliero dell’energia compreso tra 130 e 140 megawatt/ora secondo esperti indipendenti, meno della metà della media di 283 euro a marzo”.

In cambio dell’innalzamento del tetto, l’Ue ha messo sul piatto l’estensione della sua durata a 12 mesi, “più di quanto avessero chiesto Spagna e Portogallo”, sottolinea El Pais.

Resta in grande evidenza sulla prima pagina il caso delle attività di spionaggio condotte dai servizi segreti spagnoli ai danni di decine di dirigenti politici indipendentisti della Catalogna: una vicenda che “minaccia la maggioranza di Sanchez”, visto che tra i partner c’è l’Erc, il partito della sinistra catalana, in difficoltà dopo che la Generalitat ha congelato il tavolo di dialogo con Madrid. Ma anche in Podemos, scrive El Pais, crescono i malumori.

Frankfurter allgemeine zeitung

La decisione della Germania di fornire carri armati all’Ucraina è la notizia di apertura sulla Frankfurter Allgemeine Zeitung. Lo ha comunicato la ministra della Difesa Christine Lambrecht nel vertice di ieri a Ramstein con il segretario americano alla Difesa, Austin, e la Faz anticipa che i mezzi corazzati in questione potrebbero essere i “carri antiaereo del tipo Gepard, che è stato ritirato dalla Bundeswehr e 50 dei quali sono immagazzinati presso una compagnia di armamenti tedesca”. Berlino inoltre aumenterà a 2 miliardi di euro il sostegno alle forze armate ucraine e addestrare soldati ucraini in Germania in collaborazione con americani e olandesi su sistemi di artiglieria e obici semoventi.

In tal modo, sottolinea il quotidiano in un editoriale, il governo Scholz ha compiuto una “necessaria correzione di rotta”, perché “Putin ha distrutto il quadro di pace europeo del dopo Guerra Fredda su cui la politica estera tedesca aveva fatto affidamento per così tanto tempo”.

E dunque, “se sarebbe mai stato possibile conciliare le pretese imperialiste di Mosca con un ordine libero in Europa si occuperanno a lungo gli storici, ma ora è solo una questione teorica. Al momento si tratta di fermare l’espansione russa”, scrive la Faz. Tra le altre notizie in evidenza sulla prima pagina, la pronuncia della Corte di giustizia europea che ha dichiarato la legittimità del regolamento Ue sul diritto d’autore, respingendo il ricorso della Polonia contro la norma che prevede l’uso di filtri di caricamento da parte delle piattaforme web.

China Daily

Un lungo servizio sul divieto imposto progressivamente dall’India all’uso delle app cinesi, giunto ormai a proibirne oltre 200 a cominciare da TikTok, è in evidenza sul China Daily. La tesi del reportage è che tra i giovani indiani cresce il malcontento per il bando adottato da New Delhi. Il giornale racconta le storie di alcuni videomaker indiani che si erano guadagnati milioni di follower su TikTok e altre piattaforme made in China, e che si sono trovate prive della fonte di guadagno su cui contavano le loro famiglie.

Il motivo di tanta attenzione è ben comprensibile, se si considera, come peraltro sottolinea anche l’articolo del China Daily, “l’India è il secondo mercato di app più grande al mondo, con oltre 25 miliardi di download registrati lo scorso anno”. Secondo non identificati “esperti”, scrive il giornale, “indipendentemente dai motivi per vietare le app, la decisione è stata una cattiva notizia per gli utenti in India e per le industrie di entrambi i Paesi”.

Il quotidiano, come fanno anche altre testate di regime, dedica poi analisi rassicuranti sulle capacità dell’economia cinese di mantenere alti tassi di crescita nonostante i lockdown anti Covid a Shanghai, capitale finanziaria, e in altre metropoli. Il quotidiano riconosce che dati i focolai in tutto il Paese, e “in particolare nelle due regioni economicamente più avanzate, sarà difficile per la Cina raggiungere la crescita del Pil del 5,5% prevista quest’anno” ma assicura che “l’economia si riprenderà dopo che il virus sarà stato efficacemente contenuto e raggiungerà uno sviluppo solido” perché “grazie a oltre quattro decenni di riforme e aperture, la Cina è diventata la seconda economia mondiale e una potenza manifatturiera”.

Quotidiano del popolo

Mentre cresce il nervosismo dei mercati per i lockdown anti Covid che potrebbero rallentare la crescita della Cina, il People’s Daily, edizione in inglese dell’organo del Partito comunista cinese, scrive che “la fiducia e l’impegno a lungo termine delle principali banche globali nei confronti del mercato cinese non sono stati pregiudicati dal blocco temporaneo di Shanghai o dalle interruzioni a breve termine causate dall’epidemia di Covid nella città”.

Il quotidiano ha interpellato i dirigenti delle sedi cinesi di alcune grandi banche internazionali, e mette in rilievo le loro dichiarazioni di ottimismo: “Siamo fiduciosi nella capacità di Shanghai di controllare la pandemia e di rilanciare la sua vitalità commerciale ed economica. Le solide fondamenta economiche della città, l’ambiente commerciale amichevole, così come l’apertura e l’inclusività profondamente radicate nei geni della città, sono ancora di grande attrazione alle multinazionali. Pertanto, HSBC sarà ancora radicata a Shanghai e servirà lo sviluppo economico della Cina”, afferma, ad esempio, Mark Wang, presidente e ceo di HSBC Bank China.

Analoghe dichiarazioni vengono dai manager di Standard Chartered, Credit Suisse e Citi. Il giornale, inoltre, pubblica due servizi sul Covid negli Usa, per dire che i casi sono in aumento ed esprimere dubbi sulle capacità delle autorità sanitarie americane di prevenire una nuova ondata.

AGI

Redazione Radici

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