Osman Kavala è stato condannato all’ergastolo ostativo per i fatti di Gezi Park

Osman Kavala è stato condannato all’ergastolo ostativo per i fatti di Gezi Park
© DURSUN AYDEMIR / ANADOLU AGENCY VIA AFP - Osman Kavala

Il difensore dei diritti umani e filantropo, in carcere da 1.637 giorni è stato ritenuto colpevole di tentata eversione dell’ordine costituzionale e di aver tentato di rovesciare il governo turco

Con la condanna all’ergastolo ostativo si è concluso il primo grado del processo per le proteste di Gezi Park. Il difensore dei diritti umani e filantropo Osman Kavala, in carcere da 1.637 giorni è stato condannato all’ergastolo ostativo. Sono stati condannati a 18 anni di reclusione gli attivisti Mucella Yapici, Cigdem Mater, Ali Hakan Altınay, Mine Ozerden, Can Atalay e Yigit Ali Emekci. Per i sei attivisti in libertà scatta la detenzione.
Kavala, 64 anni, insieme agli altri imputati condannati, è stato ritenuto colpevole di tentata eversione dell’ordine costituzionale e di aver tentato di rovesciare il governo sostenendo gli scontri avvenuti per il parco Gezi nel 2013.

Gli avvocati degli imputati hanno definito la sentenza “politica”. I legali hanno denunciato “la violazione dei principi base della giustizia e del giusto processo” e hanno anticipato che presenteranno ricorso per un processo di secondo grado e presso la Corte Europea dei Diritti Umani.

Si conclude così la prima fase del processo a 53 imputati, oltre a Kavala, 12 attivisti e 40 tifosi della squadra del Besiktas, rinviati a giudizio per quel mese di scontri e il cui processo è stato riunito a quello al filantropo e gli attivisti.

Lo scorso 10 dicembre la stessa corte aveva respinto il ricorso presentato dagli avvocati di Kavala, che chiedevano la liberazione del filantropo in ottemperanza a una sentenza della Corte Europea dei diritti dell’uomo.

La corte con sede a Strasburgo il 2 dicembre aveva a sua volta avviato una procedura di infrazione a carico della Turchia, dopo che Ankara per un anno non ha rispettato l’ordine di scarcerazione emesso dalla stessa corte, che denunciava la violazione dei diritti e delle garanzie dell’imputato, in carcere da quasi 5 anni in regime di carcerazione preventiva.

Ankara ha ritenuto non vincolante la decisione della corte con sede a Strasburgo, che aveva accolto le richieste degli avvocati del filantropo e decretato l’illegittimità della misura detentiva.

Una detenzione che ha anche scatenato una crisi diplomatica, dopo che a fine ottobre gli ambasciatori di 10 diversi Paesi sono stati minacciati dal presidente turco, Recep Tayyip Erdogan di ricevere lo status di ‘persona non grata’, anticamera dell’espulsione, a causa proprio di un appello per la liberazione di Kavala.

A essere minacciati “di non essere ospitati in Turchia” i capi delle missioni diplomatiche di Stati Uniti, Francia, Germania, Olanda, Canada, Finlandia, Svezia, Norvegia, Danimarca e Nuova Zelanda. Gli ambasciatori avevano lanciato un appello congiunto per far valere la sopra citata sentenza della Corte europea dei diritti umani.

La frattura si è ricomposta solo dopo una dichiarazione con cui gli ambasciatori garantivano di non aver violato la Convenzione di Ginevra e di non aver interferito negli affari interni della Turchia. Il filantropo al termine della crisi aveva annunciato che non avrebbe più preso parte alle udienze, dichiarando di non avere più la speranza di ottenere un giusto processo.

Kavala è fondatore dell’organizzazione Anadolu Kultur, da sempre impegnato nella promozione di arte, cultura e nella lotta alla violazione dei diritti dell’uomo. E’ stato per anni un interlocutore delle istituzioni europee.

 

AGI

Redazione Radici

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