Il documento di economia e finanza approvato dal governo

Il documento di economia e finanza approvato dal governo
 Il Consiglio dei Ministri ha approvato ieri pomeriggio il Documento di economia e finanza (DEF) 2022. Un documento, ha detto ieri il Presidente del Consiglio Mario Draghi, che tiene conto del “peggioramento delle prospettive di crescita” causate dalla guerra in Ucraina e, di conseguenza, della “diminuzione della fiducia dei consumatori e degli investitori”, che ad inizio anno era “molto positiva”.

Insomma, le condizioni sono peggiorate, ma, ha precisato Draghi, “non solo da noi”. Certo, ha ammesso, in Italia “è avvenuto in maniera significativa”.
Di sicuro, ha affermato il Premier, c’è che “noi faremo tutto ciò che è necessario per aiutare famiglie, imprese, per preservare il potere d’acquisto dei salari, delle pensioni. Tutto quello che è necessario all’interno, naturalmente, di una cornice di decisioni europee, di equilibrio dei conti”.

“La disponibilità del governo c’è ed è totale”, ha ribadito, sottolineando l’importanza del “messaggio che il governo e in generale la maggioranza devono dare in termini di fiducia”.

La fiducia “dipende dalla circostanza che stiamo vivendo e dipende anche dalla capacità di esprimere un indirizzo di politica, di economia sui molti fronti che vede il Paese impegnato oggi. Questa – ha rimarcato Draghi – è una strada che ci deve portare ad affermare una governabilità che si esprime con decisione ma soprattutto con unità.

L’unità di intenti è ciò che vogliono vedere oggi cittadini. Se devono scegliere tra la riaffermazione delle identità dei vari partiti o una unità di intenti nell’esecuzione del governo sono certo che scelgono la seconda piuttosto che la prima”.

“Torno a ripetere che siamo molto consapevoli del disagio sociale, soprattutto per chi teme l’impatto dell’inflazione sui propri redditi e, come detto, siamo pronti a intervenire” ha detto ancora Draghi, ricordando che “lo abbiamo già fatto nel recente passato”.

“Abbiamo stanziato quasi 16 miliardi di euro fuori dalla legge di bilancio. Nelle prossime settimane comprenderemo meglio le dimensioni dell’intervento necessario e come finanziarlo.

È importante coordinare i nostri interventi anche in una cornice europea. Siamo tutti al lavoro per costruire una risposta comune a uno shock che è comune, come lo Stato per la pandemia. Bisogna ripetere quella esperienza di straordinaria unità nazionale che – ha concluso – ha ispirato la nostra azione di governo durante il periodo della pandemia”.

IL DOCUMENTO DI ECONOMIA E FINANZA
Il Documento tiene conto del peggioramento del quadro economico determinato da diversi fattori, in particolare l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, l’aumento dei prezzi dell’energia, degli alimentari e delle materie prime, l’andamento dei tassi d’interesse e la minor crescita dei mercati di esportazione dell’Italia. Tali fattori sono oggi tutti meno favorevoli di quanto fossero in occasione della pubblicazione della Nota di aggiornamento al DEF (NADEF) nello scorso settembre.
In tale scenario, la previsione tendenziale di crescita del prodotto interno lordo (PIL) per il 2022 scende dal 4,7% programmatico della NADEF al 2,9%, quella per il 2023 dal 2,8% al 2,3%.
Il disavanzo tendenziale della pubblica amministrazione è indicato al 5,1% per quest’anno; scende successivamente fino al 2,7% del PIL nel 2025. Gli obiettivi per il disavanzo contenuti nella NADEF sono confermati: il 5,6% nel 2022, in discesa fino al 2,8% nel 2025. Vi è quindi un margine per misure espansive (0,5 punti percentuali di PIL per quest’anno, 0,2 punti nel 2023 e 0,1 punti nel 2024 e nel 2025).
Questo spazio di manovra sarà utilizzato dal Governo per un nuovo intervento con diverse finalità, in particolare per contenere il costo dei carburanti e dell’energia per famiglie e attività produttive, potenziare gli strumenti di garanzia per l’accesso al credito delle imprese, integrare le risorse per compensare l’aumento del costo delle opere pubbliche e ripristinare alcuni fondi utilizzati a parziale copertura del recente decreto-legge 1° marzo 2022, n. 17.
Per effetto di questi interventi, la crescita programmatica sarà lievemente più elevata di quella tendenziale, soprattutto nel 2022 e nel 2023 (3,1% e del 2,4%), con riflessi positivi sull’andamento dell’occupazione. Il rapporto debito/PIL nello scenario programmatico diminuirà quest’anno al 147,0%, dal 150,8% del 2021, per calare poi progressivamente fino al 141,4% nel 2025.

La decisione di confermare gli obiettivi programmatici di disavanzo testimonia l’attenzione verso la sostenibilità della finanza pubblica. Al contempo, per il Governo resta imprescindibile continuare a promuovere una crescita economica elevata e sostenibile. Laddove necessario, il Governo non esiterà a intervenire con la massima determinazione e rapidità a sostegno delle famiglie e delle imprese italiane.

Redazione Radici

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