Un risultato tanto atteso quanto scontato

Un risultato tanto atteso quanto scontato

Un ponte con l’Albania a cura di Daniela Piesco

Il risultato delle elezioni del 25 aprile 2021, per qualsiasi osservatore attento  della vita sociale e politica dell’Albania, non è stato inaspettato. 


Esso ,difatti si è concretizzato  nella  conseguenza ,esito e frutto  di  una combinazione di diversi fattori relativi al modo in cui funzionano la democrazia e il sistema costituzionale e legale di quel paese.


Piuttosto si pensi  all’essenza della posizione di controllo su tutto , alla struttura dell’opposizione, alla cultura della leadership, al modo di prendere le decisioni del partito , lasciando intatte le distorsioni amministrative, culturali e provinciali realizzate dal piano dei socialisti, allo squilibrio dei numeri dei collegi elettorali tra le regioni, all’esclusione degli emigranti dai diritti elettorali : tutto ciò ha costruito  nel tempo  un risultato elettorale tanto atteso quanto scontato.


 Eppure le rappresentanze dei paesi alleati dell’Albania si sono impegnate a fondo per il ripristino degli standard costituzionali di vita politica e di democrazia, attraverso la garanzia di libere elezioni e riforme istituzionali.
 Il vice segretario di Stato Palmer in visita virtuale a Tirana ha sottolineato la necessità di  candidati credibili, elezioni trasparenti e standard per avere un  “governo di domani dopo la riforma della giustizia”.


 Tuttavia, per gli osservatori quotidiani della situazione albanese, appare chiaro che nulla è riuscito a fermare la strada opposta a queste aspettative che hanno preso la vita politica senza nessuna soluzione di continuità con il passato  .
l’Albania vive  una  sfera pubblica con  due facce: una falsa da presentare agli stranieri e un’altra realistica  che vive la popolazione albanese  attanagliata da un controllo sistematico e globale della libertà di voto, di parola e di volontà .


 A prima vista, invece appare che  gli internazionali stiano negoziando con l’élite del paese, sulla base del principio che la parte più brillante ed emancipata della società è organizzata nei partiti politici che controllano gli affari quotidiani dell’Albania.


  Si presume inoltre che le decisioni dei partiti e la selezione delle risorse umane siano dovute all’osservanza delle regole statutarie, che impongono una democrazia interna, criteri d’élite, rispetto delle comunità culturali e, di conseguenza, rappresentanza della volontà sovrana che dovrebbe essere quella del popolo.


 Niente di più falso .


 Il sistema politico ha adattato un controllo piramidale dei partiti politici , partendo dalla regia di base dietro le quinte, alla quale i candidati alle posizioni sono auto-offerti con garanzie ad ampio spettro, o selezionati secondo piani e personaggi  ovviamente facilmente controllabili.


 Chi non rispetta questo schema di inchino appoggiato dai “colossi”, viene escluso. 
E quasi sembra di essere  ritornati negli ultimi decenni dell’Impero Ottomano, quando i visir condividevano e donavano i feudi ai proprietari terrieri cooptati per i servizi.


 In realtà siamo al secolo 2021 in Albania.


 Il sistema elettorale creato e mantenuto con la forza per decenni,  non è  cambiato neppure dopo queste elezioni e appare lontana l’ipotesi di   un nuovo governo che non escluda la  partecipazione alla vita politica del Paese, dell’elite  intellettuale e professionale, i veri rappresentanti della comunità albanese.


 Nessuno dei professori universitari e accademici, la vera classe tecnica,o nessun esponente  della giovane generazione  istruita all’estero, avrà l’opportunità di essere messo al servizio del Paese in modo veramente influente e convincente, a causa del  complesso meccanismo elettorale descritto.


È notorio che  il controllo programmato della libertà elettorale non abbia avvicinato  la rappresentanza  che ne è uscita alla reale volontà popolare  negando le  possibilità pratiche  di un  cambiamento e magari di  una candidatura di qualche  intellettuale, al di fuori della programmazione di base del partito, del circolo dei servizi e dei loro familiari onnipotenti .
 La solita vecchia storia,oserei dire, vecchia di mondo , di persone connesse nello scambio di interessi, mediazione e garanzia di potere e denaro;connessioni vecchie e nuove, che tendono  a ricongiungersi come sempre nel più alto organo sovrano per  bruciare, inevitabilmente la  speranza per gli albanesi ,e in generale per tutti ,di giustizia e  pace.


Dinnanzi a una situazione siffatta non può non constatarsi che sia venuta meno la sovranità del popolo in nome del tacito sostegno alla corruzione, come modello per il progresso.


  ” E non dobbiamo dimenticare che quando una generazione o un nostro popolo perde la direzione”, cammina da solo dietro ai perdenti e ai loro padri, “non c’è Dio che li aiuti”, non c’è motore che lo muova dal dormiente letto e accettazione del male mediante la resa di sé.  E una società così costruita, non può esserci lunga vita su questi marci binari” (Un intellettuale albanese che preferisce restare anonimo ).

Daniela Piesco Vice Direttore Radici

Www.progetto-radici.it

Redazione@progetto-radici.it

Ph Alfred Mirashi Milot “la chiave di Cervinara “

Redazione

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