Procida. L’isola che incantò Neruda
Procida è l’isola più piccola del Golfo di Napoli e, a differenza delle altre sue vicine Ischia e Capri, è riuscita a conservare la sua intima connessione con il mare; era ed è terra di pescatori, e rappresenta un luogo in cui ci si può raccogliere, dove poter riacquistare la vera dimensione del tempo e dello spazio, sentire il profumo delle onde, toccare i colori del creato divino ed umano, e farsi attraversare dai segni della storia. Tutto questo le è valsa la corona di capitale della cultura nel 2022, nonché di palcoscenico per registi e scrittori.
Data la sua estensione – poco meno di 4km quadrati – potete programmare una visita di due, tre giorni, noleggiando una bike o rigorosamente zaino in spalla, per non perdervi nemmeno uno dei mille scorci nascosti tra stradine letteralmente a misura d’uomo.
I colori vi avvolgeranno con i loro toni mutevoli… puntellati della luce riflessa nel mare che venera l’alba, elettrizzanti nelle piene ore del giorno fino ad adombrarsi con il rosso di un sole che si riposa.
Procida è ben collegata con la terra ferma e le altre isole maggiori, attraverso traghetti ed aliscafi. Appena “atterrerete” avrete l’occasione di entrare subito nel dipinto, in uno dei punti più caratteristici di questa terra, Marina Grande, il porto commerciale e l’angolo forse più dinamico, con l’andirivieni di turisti e di residenti, tra una pasterella e, che ve lo dico affà, un ottimo caffè. Sarete osservati dalle tipiche casette colorate, serrate come in uno schieramento di soldati; i colori, come per le più belle creature camaleontiche, erano anche un’arma segreta, utili per rendersi riconoscibili dai naviganti in mezzo al mare.
Se dovete raggiungere l’altro lato dell’isola non vi perdete un viaggio adrenalinico su uno degli autobus che sfrecciano serpeggianti tra stradine a tratti talmente strette che percorrerle è una sfida, un duello tra autisti su chi può premere prima l’acceleratore. Tranquilli è tutto calcolato (al millimetro).
Appena vi sarete sistemati, cominciate subito il vostro tour indossando scarpe comode e occhi spalancati. Guardate in su e dirigetevi verso Terra Murata, il piccolo complesso medioevale fortificato, posto sul punto più alto dell’isola. Qui svetta il Palazzo D’Avalos, originariamente residenza regale, dove il re trascorreva alcune giornate quando era in visita a Procida, soprattutto per le sue battute di caccia; fu convertito in carcere fino al 1988, quando divenne patrimonio dello Stato ed oggetto di riqualificazione architettonica e culturale; è’ stato scelto come set cinematografico da Danny Loy per il suo “Detenuto in attesa di giudizio”. A pochi passi vi imbatterete nell’Abbazia di San Michele Arcangelo, patrono dell’isola, costruita su un monastero benedettino, luogo in cui ci si rifugiava in caso di attacchi da parte dei pirati, oggi sede di spiritualità e cultura. Quando varcherete le sue porte potrete assaporare l’eleganza degli spazi decorati in oro e argento, occupati da statue ed opere d’arte, come il presepe permanente in legno e terracotta realizzato da artigiani napoletani dell’epoca.
Guardandovi intorno sarete ubriacati dalla bramosia di assaggiare ogni angolo di bellezza ed in questo vi verranno in aiuto i diversi belvedere che costeggiano i confini circolari isolani. Tra questi citiamo quello dedicato ad Elsa Morante, la scrittrice che, anch’essa stregata, ha ambientato qui il suo romanzo “L’isola di Arturo” e quello dei Cannoni, palcoscenico su cui sarete attori di uno degli spettacoli più belli mai visti, ovvero l’immagine iconica di Procida con il suo sguardo sulla Corricella, il borgo dei pescatori puntellato dalle casette vivaci che si specchiano in un mare color infinito, adornate dai tipici “vefi”, balconi coperti di origine araba. Qui potrete respirare la stessa atmosfera che Massimo Troisi ci ha regalato con “Il Postino”, visto che alcune scene sono state girate proprio su questo set naturale.
Continuando nella scoperta vi imbatterete in un piccolo quartiere fortezza: Casale Vascello, un insieme di abitazioni rinchiuse in una corte interna, realizzate nel ‘500 per difendersi da eventuali attacchi da parte del popolo saraceno. Le case sono tutt’ora abitate e perfettamente curate, conservando quello spirito riservato rispetto al via vai del centro storico.
Per riposare i piedi carichi di scoperta, potrete stendervi al sole su una delle meravigliose spiagge che quest’isola offre. Ce ne sono per tutti i gusti. A ridosso del porto e facili da raggiungere ci sono le Spiagge della Lingua e quella della Silurenza, sabbiose ed attrezzate con ombrelloni, lettini e ristoranti. Ma se volete portare con voi il ricordo di una spiaggia difficile da ritrovare altrove, dirigetevi verso la zona ovest dell’isola, dove serpeggia una lunga striscia di sabbia che racchiude baie dalle acque cristalline e fondali immacolati: sono le spiagge di Ciraccio, della Chiaiolella e la spiaggia del Pozzo Vecchio dove Troisi ha girato altre scene de Il Postino. Nella zona orientale troverete la spiaggia della Chiaia, da dove si intravede l’isola di Ischia, raggiungibile percorrendo 182 scalini!
Per chi non ne avesse abbastanza può fare il pieno con la vista che offre l’isolotto di Vivara, collegato all’isola con un ponticello costruito dalla Cassa del Mezzogiorno per sostenere l’acquedotto con il quale si fornisce acqua all’isola di Ischia. Ha un estensione di circa 35 ettari fitta di fauna stanziale e migratoria e di 800 biotopi floristici. Decretata Riserva Naturale protetta è visitabile solo in determinati periodi dell’anno e su prenotazione.