Kandinsky e Veermer: l’in-visibile, l’im-materiale come morfogenesi di mondi
di Camilla G. Iannacci
Wassily Kandinsky sembra davanti a noi mentre dai tubetti spreme i colori ad olio e osserva “l’emergere di questi esseri singolari che si chiamano colori” dotati di “vita propria” e di un “equilibrio” instabile.
Per dare voce ai colori Kandinsky lascia da parte l’oggetto-forma e supera il soggetto a beneficio della dissoluzione delle forme che hanno in sè la magmatica esistenza delle nuance che creano mondi.
Nella sua arte e con i suoi stumenti genera universi che ospitano temi legati alla filosofia, alla fisica, alla topologia ed alla musica: i luoghi vocati all’atto creativo.
Indice dei Contenuti
Il cambio di paradigma: il superamento della mimesi
La ricerca di senso
Arte e topologia
Kandinsky e Veermer: l’in-visibile e l’immateriale
Arte, tecnologia e atto creativo
La ricerca di senso
Il cambio di paradigma: il superamento della mimesi
La ricerca di Kandinsky trova una compiuta elaborazione con la nascita della rivista “Il cavaliere azzurro” periodo in cui il soggetto e l’oggetto-forma sono pura archeologia ed è solo la voce e il ”sound” dei colori ad esprimersi con la loro fluidità che porta all’informe.
La teoria dei colori, le composizioni che vedono la musica protagonista, l’abbandono della figurazione costituiscono una svolta verso morfogenesi e metamorfosi delle forme: un cambio di paradigma nell’arte che supera il soggetto come protagonista dell’arte.
Il suo pensiero acquista, nelle dissonanze di Schönberg, nuova linfa per le sue opere che, fino dai titoli “Impressione” o “Composizione”, vedono nella musica il medium, per eccellenza, più prossimo al colore grazie alla sua immaterialità.
Nelle composizioni, che hanno come tema la musica, il superamento della figurazione e dell’arte come mimesis è compiuto dopo secoli di dominio assoluto.
Arte e topologia
In Kandinsky, purezza e nitidezza delle forme generano veri e propri universi, spazi indefiniti come nuove galassie che ospitano mondi sconosciuti.
Le forme geometriche, linee e cerchio, diventano la cifra del suo linguaggio.
Kandinsky vede nel cerchio “un legame con il cosmico” e nella sua forma caratteristiche di precisione e variabilità, stabilità e instabilità in “una tensione che porta in sé infinite tensioni”.
Le parole dell’artista sono nette ed esemplificative: “ogni opera d’arte nasce come nasce il cosmo: attraverso catastrofi che dal fragore caotico degli strumenti formano una sinfonia” e qui con la sua arte lambisce René Thom e la topologia come annota Giacinto Plescia
La nuova fisica, la relatività, la quantistica, la termodinamica e la topologia aprono il nostro sguardo all’infinitamente piccolo, a spazi-tempi e all’invisibile che non percepiamo nel nostro quotidiano.
Kandinsky e Veermer: l’in-visibile e l’immateriale
L’artista non si è espresso solo con la pittura, ma con una profonda riflessione sull’arte che trova compimento ne “La teoria dei colori” e nell’attraversare la superficie con le tante sfumature, Kandinsky va alla ricerca dell’in/visibile un viaggio verso la morfogenesi come fa Veermer, col suo riquadro giallo sul panorama di Deft.
Arte, tecnologia e atto creativo
Si apre un altro orizzonte visivo che ci suggerisce di abbandonare ogni forma di hybris ed anche ritrosia verso la tecnologia che si mostra fondamentale nell’esplorazione dei segreti della bellezza nell’arte basti pensare che la National Gallery di Washington ha proceduto, quasi come in una ricostruzione archetipica ed archeologica strato per strato, all’esame chimico di alcune tele di Veermer.
In questo modo ha ricostruito il sostrato della sua pittura a livello di singoli frames che hanno fatto emergere il processo creativo ed evidenziato lo sfondo preparatorio del dipinto ed i bozzetti: schizzi generativi dei capolavori.
Emerge una mano nervosa con pennellate in rapida successione che danno origine a differenti stesure, una incontenibile creatività fatta di ripensamenti vorticosi: il big bang della creazione artistica.
Vediamo il Veermer durante la nascita delle varie fasi del suo dare forma alle primordiali visioni del dipinto.
L’uso dei lapislazzuli per ottenere il blu oltremare, l’accuratezza di ogni minimo dettaglio, le sottili sfumature non sono sufficienti a spiegare chiarezza e nitidezza la purezza delle sue opere.
La sua pittura trasparente e limpida oltre ogni dire, mai la accomuna alla semplicità.
Il lineare nasconde il complesso: questa duplice instabilità sottostante, forse, racchiude il segreto dell’inespicabile bellezza in Veermer.
La National Gallery ci propone lo sguardo della chimica senza remore per restituirci ogni palpito dell’atto creativo e della ricerca e cattura ll Santo Graal di ogni artista e quindi di Veermer quanto di Kandisky: i giochi della luce e delle ombre.
La ricerca di senso
Non è estraneo all’arte la domanda di senso che l’uomo si pone da sempre e che trova nella filosofia
il luogo per eccellenza della ricerca di risposte pur sempre inesauribili.
Come dice Tonelli arte, scienza e filosofia non possono non continuare a parlarsi e non solo a livello epistemologico infatti basti pensare all’importanza della tecnologia nell’indagine della pittura e di conseguenza del processo creativo.