Tahreer e la libertà

Tahreer e la libertà

Baghdad: Darbuna, antica casa baghdadita trasformata in ristorante (foto Zahraa Firas)

di Alessandra Gentili

Ho conosciuto Tahreer in una bella giornata di sole, durante il Lockdown. Ero in Scozia ed abitavo a Kirkcaldy, lei era una delle poche italiane presenti sul posto. Cosi ci siamo accordate per prendere un caffe’ con i nostri mariti. La prima cosa che ha detto è stata “qui il caffe non è buono!” abbiamo riso, ed ho pensato che saremmo diventate amiche.

Tahreer è italiana, di origine irachena. È nata a Bagdad, si è sposata ed ha avuto la sua prima figlia. Mentre era in cinta del secondo figlio, il marito è dovuto fuggire a causa della guerra, e si sono persi di vista per i successivi sei anni.  Nel 2006, dopo varie vicissitudini, sono riusciti ad entrare in contatto. Nel frattempo Firas, suo marito, si era stabilito in Italia. Cosi lei lo ha raggiunto insieme ai due figli, Zahraa che aveva un anno quando il padre è dovuto fuggire, e Amir, che Firas non aveva ancora conosciuto. Mentre parla, con il suo accento pugliese, osservo quanto è bella, raggiante, sorridente, e coinvolgente nei suoi racconti. Osservo il velo che indossa, e cerco in lei dove inizia e finisce la donna irachena, tanto quanto quella italiana. Ma non posso fare altro che capire che i confini li creiamo noi con i nostri stereotipi. In lei questi confini sono integrati, quindi forse non è neanche possibile chiamarli cosi, ed è molto bello osservarla.

Ci frequentiamo ormai da tre anni, e cosi la incontro nella sua casa per una intervista. Come sempre mi offre il caffè, accompagnato da qualche delizia da lei cucinata.

“Tahreer, raccontami perché’ avete lasciato l’Italia”

“Con la crisi sono iniziati problemi per trovare lavoro, inoltre desideravamo che i nostri figli imparassero bene la lingua inglese. Abbiamo degli amici qui in Scozia, ed abbiamo deciso di trasferirci.”

“Raccontami come è stato l’impatto con questa terra”

“All’inizio un po’ difficile. Capisco l’inglese ma non lo parlo molto, inoltre qui hanno un accento molto diverso, capirli non è semplice. Fortunatamente ho amici italiani e iracheni, quindi non mi manca la possibilità di socializzare anzi, ho una vita sociale piuttosto intensa. Inoltre quando siamo arrivati era appena scattato il lockdown, quindi non è stato facile trovare subito una sistemazione ed un lavoro. Tuttavia ora stiamo bene. Firas ha trovato lavoro, Amir ha lavorato per un po’ ma ora è tornato a studiare, e Manar studia ed è felice a scuola.”

“Cosa ti piace della Scozia?”

“L’aspetto sociale è ottimo. Le pratiche amministrative che ho dovuto fare sono state tutte estremamente semplici, tutte online. La scuola è molto ben organizzata e, da quel che vedo, offre molte possibilità di scelta, creando opportunità anche per chi ha difficoltà a trovare la propria strada o non studia più da anni. Inoltre ultimamente in Italia ero molto stressata per via del lavoro. Invece ora qui sono serena e so che, in caso di necessità, lo stato predispone un aiuto economico per poter superare il momento”

“Qui hai avuto un’altra bimba, Masara. Come è stato il percorso in questa gravidanza in Scozia, come ti sei trovata con medici e ospedale?”

“Posso dire che la mia esperienza è stata molto positiva, ed e’ stato un parto facile. Mi sono trovata bene sia durante la gravidanza, sia nella fase del parto. Ho apprezzato la gentilezza del personale, e l’assistenza che mi è stata data dopo il parto.  Il servizio prevede che un’ostetrica venga a casa per un anno per il controllo del neonato. Infatti è venuta a casa mia tre volte la prima settimana, poi una volta al mese.”

“Davvero interessante questo modo di gestire le nascite. Parlando di questa terra, cosa mi puoi dire degli splendidi paesaggi scozzesi?”

“Mi piace molto la natura. Il paesaggio scozzese è affascinante, soprattutto i piccoli villaggi sulla costa, o i paesini interni. C’è sempre molta tranquillità ed è una sensazione che questi posti riescono a trasmettere molto bene.”

“Si, capisco ciò che dici perché’ è esattamente la stessa sensazione che ho avuto la prima volta che ho visto questi posti, e che ho ancora oggi quando vi faccio ritorno. Cosa ti manca rispettivamente dell’Italia e dell’Iraq?”

“Mi mancano i miei amici italiani, e il cibo. Dell’Iraq mi mancano i familiari e il cibo”

“Quindi il cibo è una costante. Ecco perché prepari sempre tutti quei manicaretti! C’è una cucina che preferisci in modo particolare?”

“Faccio del mio meglio per riproporre la cucina italiana e irachena in casa. In realtà, però, mi piace la cucina di tutto il mondo.”

“Mi dici cosa vuol dire il tuo nome?”

“Il mio nome vuol dire Libertà. Sono nata nel momento in cui è terminata la guerra Iraq -Iran, mio padre era da poco tornato dal fronte, ed avevano liberato le terre Irachene che erano state precedentemente occupate dall’Iran. Cosi decise di chiamarmi Libertà.”

Sorridiamo.

“Tahreer, se ti dico Scozia, cosa ti viene in mente?”

“I fiori”

Le sorrido e la ringrazio, e penso che i fiori sono stati anche per me una piacevole scoperta in questo paese. Nonostante le temperature tendenzialmente fredde, ci sono fiori dappertutto. Ed eccoli.

Ninfe nel parco del Royal Botanic Garden di Edimburgo

Ninfe nel parco del Royal Botanic Garden di Edimburgo

Redazione

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