Turismo in Italia, estate con prezzi folli e crollo 30% delle prenotazioni

Turismo in Italia, estate con prezzi folli e crollo 30% delle prenotazioni

di Elena Canini

Il turismo in Italia per cui si prevedeva e sperava un’estate al top, sta deludendo le aspettative, con una crisi che rischia di degenerare, dovuta a prezzi e tariffe da capogiro nelle località vacanziere ed alla mancanza di una definizione che mira a riflettere il sistema sulla concorrenza.  Ad agosto i primi dati indicano un flop delle prenotazioni con un 30% tra i connazionali ed una crescita tra gli stranieri del 4%. Le regioni con i crolli del turismo più pesanti riguardano Puglia e Toscana, mentre va meglio dello scorso anno per Veneto e Piemonte.

Tutti gli anni nella stagione estiva aumentano le polemiche sui prezzi troppo alti: a Positano si pagano in media ben 500 euro per pernottare una notte, all’aeroporto Fontanarossa di Catania il costo di un arancino è di 6,20 euro o in Puglia una puccia (il pane tipico) costa 26 euro ed un caffè 4 euro. Per questo, sono intervenute le associazioni dei consumatori contro i prezzi alle stelle, ormai senza più alcun controllo.

CRISI PER POCA LIBERTA’ DI MERCATO

Le temperature in Italia superiori ai 40 gradi hanno penalizzato l’arrivo di turisti stranieri, anche se un’altra causa della crisi turistica italiana è dovuta a milioni di conterranei che rinunciano alle vacanze, oppure preferiscono le mete estere. Ciò è spiegato dal fatto che gli aumenti dei prezzi degli ultimi mesi hanno mandato in tilt un sistema economico già al limite, con il caro voli per raggiungere le grandi isole, la salita dei costi in spiaggia per sdraio e ombrellone e le lunghe attese per i taxi in aeroporto. In queste settimane i prezzi per volare da Milano a Catania, Cagliari e Palermo sono superiori rispetto a quelli per gli Stati Uniti.

Le tariffe degli stabilimenti balneari in Puglia ed in Albania evidenziano grandi differenze sui prezzi e vale lo stesso discorso tra Sicilia ed isola di Malta. Il confronto è corretto se si pone l’attenzione sul rischio di perdita di quote di mercato a favore delle suddette destinazioni turistiche, mentre il paragone non ha valenza se si considera il prodotto Italia nel suo complesso.

Confrontare i prezzi dell’Italia con altri Paesi come Albania, Croazia, Grecia, Egitto, Malta risulta non appropriato perché l’Italia si distingue per un’economia avanzata, a differenza dei Paesi confinanti. Tutti i costi sono più alti in Italia determinando il prezzo per i consumatori più basso in Albania rispetto alla Puglia.

Redazione

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