Intervista alla scrittrice Ariela Tasca

Intervista alla scrittrice Ariela Tasca

di Emanuela Marra

Chi è Ariela

Piacere! Sono Ariela Tasca, sono nata a Biella, ho trascorso la prima infanzia in un piccolo paese: Piatto, che porto nel cuore e dove spero di tornarci a vivere, un giorno. Al paesino della mia infanzia ho dedicato tre libri, e dedicherò un romanzo che devo ancora ultimare. Ora vivo a Valdilana, sempre in provincia di Biella, ma non è qui che voglio passare la mia vita. Sono sposata con Marco da sette anni, una storia strana, la nostra! L’ho detestato per molti anni e alla fine l’ho sposato! Non capita solo nei romanzi, ma anche nella vita; a me è successo. Ovviamente non lo detesto più! Viviamo in una casa a ridosso del bosco, i miei vicini più prossimi sono cinghiali, caprioli, tassi e volpi. Le mie volpi! Ogni anno allevo le cucciolate offrendo loro cibo. Li chiamo, loro riconoscono la mia voce e corrono da me. Ed è bellissimo quando mi si fanno attorno, senza paura perché si fidano. Sono minuti belli quelli che passo con loro, anche se vivo con l’ansia che vengano investiti, spesso mi metto a fare viabilità per strada, facendo rallentare gli automobilisti e segnalando la presenza delle mie piccole volpi. Ho inoltre altri animali miei. Tre gatte, sei gallinelle, due conigliette e tre cani. Gallinelle e conigliette convivono assieme nello stesso ampio recinto.
Lavoro in un’azienda tessile da oltre metà della mia vita, è lì che ho conosciuto mio marito. Il lavoro mi dà da vivere e la scrittura mi dà soddisfazioni.

   Come e quando ti sei avvicinata alla scrittura e perché scrivi.

Scrivo per due ragioni. La prima è per comprarmi un sogno per sogno intendo, una casa a Piatto, al paese della mia infanzia. La seconda ragione per la quale scrivo è per avere un riscatto, in un certo qual modo, per riscatto intendo che, ciò che non posso realizzare nella vita, o essere, attraverso i personaggi dei miei romanzi, io lo vivo, in maniera seppur passiva, ma me lo faccio bastare, perché, comunque, scrivendo e facendo fare ai miei personaggi ciò che vorrei per me, provo emozioni belle. Ho sempre scritto, fin da bambina, a quei tempi scrivevo favole per mia cugina che poi le avrei letto alla sera, quando nelle vacanze dormiva da me. Li ho ancora conservati quei fogli.

   Di quale genere fanno parte i tuoi romanzi? Ti è venuto spontaneo iniziare con quel genere?

Il genere dei miei romanzi? Non saprei definirlo… C’è un po’ di rosa, ma neanche troppo, e un po’ di noir, ma poco poco.

    Parla brevemente del tuo ultimo romanzo.

Il mio ultimo romanzo l’ho scritto per una questione che mi sta a cuore, anche per sensibilizzare a riguardo. C’è dietro tutta una storia attuale e a tratti divertente ma è incentrato su un argomento particolare e poco discusso: riesumazioni cimiteriali con destinazione fossa comune.
Mi mette tristezza. I resti dei riesumati, una volta finiti nella fossa dei dimenticati, passano la seconda morte. La prima è quella fisica, la seconda è quella del ricordo. Non esiste più una tomba con nome, date e fotografie a testimoniare del loro passaggio su questa terra. Finiscono nell’oblio che tutto cancella. Triste, vero? E allora ci ho pensato io a salvare le memorie, il mio personaggio, in un primo momento ambiguo e schivo, Tony il custode, custode appunto del cimitero di Biella, personaggio di fantasia, ad ogni riesumazione, racconta alla protagonista Diamante Aneris, fioraia del vicino chiosco di fiori, spaccati di vita dei riesumati. È un mistero il fatto che il vecchio custode conosca dettagli di quelle vite ormai nell’oltre da molti anni. Eppure lui sa tutto, anche dei riesumati morti cento anni prima. Diamante, impressionata dalle storie che il vecchio custode le racconta, dona un fiore del suo negozio posandolo sopra i resti dei riesumati, con un fiore, le ossa scenderanno nella fossa, accompagnati da un gesto delicato. Ciascun riesumato al quale Diamante ha donato un fiore, tornerà a ringraziarla in un sogno.

Hai qualche buffa abitudine mentre scrivi? Qualcosa che ti caratterizzi e che fai abitualmente durante la stesura?

Si, mi preparo una teiera con tè e limone, e la bevo mentre scrivo. Quando i personaggi mi fanno arrabbiare, esco sul balcone a fumare una sigaretta. Poi torno alla tastiera e li sistemo a dovere.

Quando inizi un libro hai già la storia delineata in mente? Preferisci una bibbia? Scrivi di getto?

Quando sto per dare vita a un libro, mi sento come ci si sente quando si è innamorati, le classiche farfalle nello stomaco. Adoro quei momenti di quando sto per creare, sono agitatissima e di buon umore, lo chiamo: il mio stato di grazia. Mi racconto un po’ la storia e poi scrivo di getto. Non penso mai troppo, né nello scrivere, né nella vita. Sono pensiero/azione. Imposto la protagonista, la metto dove voglio che stia e poi la storia, le vicissitudini, corrono da sé.

   Con i tuoi libri tendi a voler lanciare al lettore anche qualche messaggio particolare?

No, non tendo a lanciare messaggi particolari. Diversi lettori però mi dicono che li colgono, sarà, ma non lo faccio di proposito. Nei miei scritti c’è molto di me, chi mi conosce personalmente se ne accorge subito.

  Trovi che la scrittura ti abbia cambiato?

Non mi ha cambiata, però ha migliorato qualche aspetto della mia vita. Ha portato nella mia vita molte opportunità e tante persone. Amo stare con i miei lettori, con alcuni di loro si sono creati legami d’amicizia, incontrandoci se non viviamo troppo distanti, oppure sentendoci tramite WhatsApp con lunghi locali. Sono tanto cari, é veramente tanto l’affetto che mi danno e lo sprone a scrivere quando io ho le batterie un po’ scariche. Non è sempre facile riuscire a fare tutto e farlo bene… Otto ore al lavoro, cura della casa, animali da accudire e a volte il tempo per lo scrivere non c’è…

   Spiegami la sensazione che hai provato quando hai pubblicato il tuo primo libro e spendi qualche parola su di esso.

Il mio primo romanzo! Montresor! È stato un periodo bellissimo! Nel giro di sei mesi sono andata due volte a Parigi, avevo la buona e valida scusa che dovevo essere là, presente, per ambientarci il romanzo. Io adoro Parigi!
E a Montmartre è nato il mio Montresor. Alcune canzoni francesi mi hanno ispirata per creare la storia.
Montresor è una storia attuale, ambientata nel 2019. La protagonista Divina Arnò, vive a Biella, gestisce una libreria. Poi parte per Parigi perché la sua adorata prozia parigina Sophie è mancata. L’eredità di zia Sophie passerà tutta alla sua Montresor, soprannome con la quale ha sempre chiamato la nipote, inteso come: mon tresor, mio tesoro. Il notaio consegnerà a Montresor il diario che l’anziana, bella ed elegante prozia, scriveva negli ultimi tempi. Tra quelle pagine scritte in bella grafia, Montresor rivivrà il suo passato, i giorni felici dell’infanzia che trascorreva a Montmartre nell’antico, sontuoso palazzo di za Sophie. Scoprirà, attraverso questo diario, un lontano amore della zia, un amore di gioventù, con un bohemien. E scoprirà un segreto di famiglia a lungo taciuto. E qui entra in scena un personaggio storico realmente esistito e che amo: Alphonsine Plessis, meglio conosciuta come la signora delle camelie.

 Cosa consiglieresti a chi si avvicina alla scrittura?

Consiglio comunque di provarci, se non altro, almeno per farsi un’esperienza.
È comunque un ottimo modo per esternare, io lo sfrutto moltissimo.
Vogliamo mettere il fatto di far fare tutto quello che si vuole agli altri? E per altri, intendo i personaggi. Scherzo! Insomma… Un po’ lo penso!

Quali sono le tue opere?

Ho pubblicato cinque libri in tre anni. Cinque grandi soddisfazioni. La prima tra tutte è l’affetto dei miei lettori, le loro parole, per me, equivalgono a una carezza al cuore.
Sono partita appunto con Montresor.
Poi in pochi mesi di distanza ho pubblicato due libri su Piatto, libri di memorie, pagine di interviste alle persone più anziane del paese che raccontano della loro infanzia, dei loro nonni, le tradizioni, i giochi, la guerra. Ho visto molti occhi luccicare mentre mi raccontavano i loro trascorsi giorni, io stessa ero molto commossa. La signora più anziana che ho intervistato ha novantasei anni, per raccontarmi i ricordi della sua prima infanzia, ha fatto un salto a ritroso nel tempo di circa novant’anni. Dei loro antenati che ormai saranno polvere, rimane scritta la loro memoria tra quelle pagine, una parte di loro vivrà nel ricordo.
Oltre alle interviste ho messo tante fotografie del tempo passato, alcune immagini sono proprio splendide, fine ‘800, primissimi ‘900, donne con abiti lunghi e acconciature raccolte, bambine vestite come bambole, scorci del paese di com’ era cent’anni fa.
È stato bellissimo ed emozionante per me entrare nelle case dei piattesi, ascoltarli narrare il loro passato e vedere quei vecchi album di famiglia. Un periodo magico. Quasi ogni giorno ero là, al mio paese, e già questo mi riempiva di gioia oltre che a salvare ricordi. Penso anche alle generazioni future, un domani troveranno nei miei libri un minimo di radici storiche a livello personale.
Per lo scorso Natale ho pubblicato: Giorni felici d’un bel tempo che fu. Sono mie memorie d’infanzia, un’infanzia bellissima, trascorsa a Piatto, nell’antica casa bianca dove vivevo, la casa della mia nonna materna. Memorie scritte oltre vent’anni fa e rimaste nel cassetto. Le scrissi non per pubblicarle ma perché temevo che il trascorrere degli anni obliasse molti ricordi e io non voglio dimenticare nulla di quel periodo meraviglioso. Poi alcune lettrici seppero di queste memorie e mi pregarono di pubblicarle. In un primo momento dissi di no. Poi lo feci. Alla fine, perché non accontentarle se lo desiderano? Alle pagine della mia infanzia ne aggiunsi altre per dare più consistenza al volume, allegando altri miei scritti dedicati a persone che sono nell’oltre e che ho amato. Per donare a loro un frammento di eternità.

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GIORNI FELICI D’UN BEL TEMPO CHE FU
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 Hai qualche progetto futuro che potrei seguire e che vorresti annunciare a chi legge?

Ho due progetti futuri: terminare un romanzo già incominciato e ambientato a Piatto, con protagoniste quattro vecchiette che realmente ho conosciuto nel passato e un libro dedicato a donne francesi del secolo scorso.

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Redazione

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