L’inesplorato mondo delle società veicolo, che fanno affari acquistando crediti deteriorati

L’inesplorato mondo delle società veicolo, che fanno affari acquistando crediti deteriorati

di Luigi Benigno

Rai News ha esplorato l’oscuro mondo dell’ingente mercato dei crediti bancari di difficile esazione, cosiddetti “non performing loan” o “non performing exposures”.

Le banche per riequilibrare il rapporto tra i crediti erogati ed il fondo di riserva imposto dalla Bce si liberano dei crediti incagliati o di quelli che lo diventeranno, denominati questi ultimi Unlikely to pay. Di contro, ad eccezione delle società veicolo costituite dalle banche, i cessionari di tali crediti sono società con un capitale sociale di 10.000 euro, non soggette ad alcun controllo da parte delle autorità di vigilanza, Banca d’Italia e CONSOB, in quanto non sono intermediari bancari e finanziari né sono società quotate. I crediti deteriorati vengono venduti ad un prezzo che oscilla tra il 20% e il 40% del valore nominale e, dopo essere usciti dal bilancio delle banche, costituiscono un grande affare per i cessionari. Questi ultimi non hanno interesse alla definizione delle posizioni ottenendo un incremento del credito nominale attraverso la maturazione degli interessi moratori convenzionali. L’acquisto dei crediti viene normalmente effettuato mediante l’emissione di titoli denominati Asset Backed Security, ABS, che vengono collocati sul mercato degli obbligazionisti, spesso fondi esteri con sede nei paradisi fiscali. Chi ci sia dietro le società veicolo spesso non è dato sapere in quanto i fondi proprietari sono protetti dalla opacità di cui godono gli investitori nei paesi offshore. Li si annidano spesso fondi di provenienza quantomeno dubbia, il cui interesse potrebbe non essere realizzare un plusvalore dalla sottoscrizione delle ABS ma forse dalla possibilità di inserire in un circuito apparentemente legale fondi di provenienza illecita.

Ciò dovrebbe interessare le autorità internazionali che sono deputate a contrastare il riciclaggio di fondi di provenienza illecita; ma vi è un aspetto immediato e con ripercussioni molto incisive nei confronti dei debitori, spesso mutuatari che non sono riusciti a pagare le rate del mutuo ipotecario. In questo caso l’abitazione del mutuatario costituirà la garanzia (il sottostante) delle ABS. Quindi, questo è uno dei motivi per cui i cessionari fanno orecchie da mercante alle proposte di definizione transattiva della posizione poiché quell’immobile costituisce la garanzia dei titoli in mano ad investitori che, con la sottoscrizione, ne hanno finanziato l’acquisto.

La maggior parte delle ABS è sottoscritta quale tranche junior, non garantita, dalle banche cedenti e ciò spesso costituisce il plusvalore effettivo per i cessionari, potendo la banca cedente registrare una perdita non derivante dalla mancata esazione del credito originario ma dalla sottoscrizione di titoli obbligazionari.

Gli interessi e il rimborso delle obbligazioni garantite “senior” saranno di volta in volta pagati mediante i fondi derivanti dalla conclusione dall’esecuzione immobiliare o da cessioni multiple del credito.

Queste operazioni trasformano il sottostante in titoli che circolano con estrema facilità nei mercati mondiali consentendo al detentore successivo di realizzare immediati guadagni acquistando sotto la pari e rivendendo le obbligazioni al valore nominale con l’approssimarsi della scadenza .

L’unico soggetto che rischia è il debitore originario il cui immobile circola insieme alle obbligazioni e sul quale genera un valore ulteriore anche la banca cedente poiché spesso assume il ruolo di servicer (gestore del credito) maturando commissioni per l’attività svolta per conto della SPV, che in parte compensano la perdita da cessione.

Un immenso e complesso mercato internazionale che sfugge ai controlli nazionali e internazionali sebbene l’elenco delle SPV operanti in Italia siano contenute in un elenco detenuto da Banca d’Italia, sulle quali però non svolge alcun controllo.

È auspicabile che il legislatore intervenga celermente consentendo ai debitori che hanno concesso in garanzia la propria abitazione di conoscere il prezzo di acquisto della cartolarizzazione del proprio debito potendo acquistare il credito per un importo equivalente a quello che viene corrisposto dalla SPV. Ciò anche per proteggere e salvaguardare il patrimonio immobiliare dei risparmiatori italiani.

Il dossier di Rai News 24

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Redazione

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