Due parole sui sondaggi a pochi giorni dal voto

Due parole sui sondaggi a pochi giorni dal voto

di Donatello D’Andrea

Da giorni non si pubblicano più sondaggi, anche se tale condizione non ha placato la sete di numeri degli elettori, i quali si riversano sui social e su internet per cercare conferme o smentite delle proprie impressioni elettorali.

Anche se la situazione sembrerebbe essersi stabilizzata da settimane, l’unica domanda che, sondaggi alla mano, ci si pone è se esistano delle condizioni affinché il centrodestra non abbia la maggioranza in Parlamento.

Stando a quanto riportato dai sondaggisti prima della chiusura, la risposta sarebbe più che chiara, dato che il vantaggio del centrodestra sul centrosinistra si aggirerebbe attorno a 17-20 punti.

Occorre comprendere, però, che i sondaggi sono fotografie, non previsioni. Riflettono la situazione di un momento specifico e cambiano sempre più velocemente, soprattutto sotto elezioni.

Questi sono giorni particolari, dato che una buona fetta di elettori – circa il 20% – deciderà chi votare tra il 24 e il 25 settembre. Si tratta di numeri molto grandi.

Ipotizzando che questi decidano di votare per una lista in particolare, localizzata in una zona specifica, i rapporti di forza potrebbero quasi ribaltarsi. Immaginate che su 4-5 milioni di indecisi, 2 scelgano di votare per questa lista.

Mettendo in conto che oltre loro, ci siano anche elettori – non sono molti, ma esistono – che alla fine decidano di cambiare il proprio voto, le cose si farebbero ancora più interessanti.

Al centrodestra, comunque, basterebbe ottenere il 43-44% per navigare tranquillamente, ma molto dipende anche dal risultato degli avversari.

Se il centrodestra ottenesse il 44%, il centrosinistra il 27-28% e i grillini si fermassero al 16%, allora la situazione sarebbe più che tranquilla per Meloni & Co. La maggioranza sarebbe ampia e resiliente.

Ma se i rapporti di forza cominciassero a mutare… Ad esempio con il centrodestra al 42%, csx al 26% e M5S al 20%… O peggio, con il cdx al 40% e csx e grillini al 24-25% (scenario inverosimili), la maggioranza del centrodestra potrebbe cominciare a scricchiolare.

Si tratta di scenari molto remoti, ma la forte polarizzazione rende il tutto imprevedibile. Soprattutto al Senato – complice la circoscrizione estero e la presenza dei senatori a vita, che rendono la formazione di maggioranze molti ostica (è sempre stato così).

In sostanza, esiste uno scenario in cui il centrodestra non ottenga la maggioranza? Sì, ma è molto molto difficile. Non si prevedono grandi spostamenti di voti negli ultimi giorni e le condizioni affinché i due scenari sopra delineati si verifichino sono complesse.

Ultime due battute prima di chiudere. Come capire se queste condizioni possano verificarsi sul serio? Il giorno del voto bisognerebbe concentrarsi su 4 elementi: 1. sugli exit poll – se il centrodestra è sul 42%, la maggioranza è salva – 2. sulle grandi città, soprattutto al Senato – se il csx vince il collegio centrale di Roma, Milano, Torino, Bologna e Firenze; 3. Le ex zone rosse, se il csx riuscisse a vincere in 5 dei 9 collegi a disposizione in Toscana e in Emilia; 4. seguire la Calabria, se i grillini riuscissero a vincere almeno 3 collegi alla Camera e due al Senato, significherebbe che, con ogni probabilità, potrebbero superare il 30% nel Meridione.

Queste condizioni, però, secondo gli esperti, dovrebbero verificarsi tutte assieme.

Le probabilità che ciò avvenga sono bassissime.

Redazione Radici

Donatello D'Andrea

Classe 1997, lucano doc (non di Lucca), ha conseguito la laurea in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali e frequenta la magistrale in Sistemi di Governo alla Sapienza di Roma. Appassionato di storia, politica e attualità, scrive articoli e cura rubriche per alcune testate italiane e internazionali.

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