Due parole sui sondaggi a pochi giorni dal voto
Da giorni non si pubblicano più sondaggi, anche se tale condizione non ha placato la sete di numeri degli elettori, i quali si riversano sui social e su internet per cercare conferme o smentite delle proprie impressioni elettorali.
Anche se la situazione sembrerebbe essersi stabilizzata da settimane, l’unica domanda che, sondaggi alla mano, ci si pone è se esistano delle condizioni affinché il centrodestra non abbia la maggioranza in Parlamento.
Stando a quanto riportato dai sondaggisti prima della chiusura, la risposta sarebbe più che chiara, dato che il vantaggio del centrodestra sul centrosinistra si aggirerebbe attorno a 17-20 punti.
Occorre comprendere, però, che i sondaggi sono fotografie, non previsioni. Riflettono la situazione di un momento specifico e cambiano sempre più velocemente, soprattutto sotto elezioni.
Questi sono giorni particolari, dato che una buona fetta di elettori – circa il 20% – deciderà chi votare tra il 24 e il 25 settembre. Si tratta di numeri molto grandi.
Ipotizzando che questi decidano di votare per una lista in particolare, localizzata in una zona specifica, i rapporti di forza potrebbero quasi ribaltarsi. Immaginate che su 4-5 milioni di indecisi, 2 scelgano di votare per questa lista.
Mettendo in conto che oltre loro, ci siano anche elettori – non sono molti, ma esistono – che alla fine decidano di cambiare il proprio voto, le cose si farebbero ancora più interessanti.
Al centrodestra, comunque, basterebbe ottenere il 43-44% per navigare tranquillamente, ma molto dipende anche dal risultato degli avversari.
Se il centrodestra ottenesse il 44%, il centrosinistra il 27-28% e i grillini si fermassero al 16%, allora la situazione sarebbe più che tranquilla per Meloni & Co. La maggioranza sarebbe ampia e resiliente.
Ma se i rapporti di forza cominciassero a mutare… Ad esempio con il centrodestra al 42%, csx al 26% e M5S al 20%… O peggio, con il cdx al 40% e csx e grillini al 24-25% (scenario inverosimili), la maggioranza del centrodestra potrebbe cominciare a scricchiolare.
Si tratta di scenari molto remoti, ma la forte polarizzazione rende il tutto imprevedibile. Soprattutto al Senato – complice la circoscrizione estero e la presenza dei senatori a vita, che rendono la formazione di maggioranze molti ostica (è sempre stato così).
In sostanza, esiste uno scenario in cui il centrodestra non ottenga la maggioranza? Sì, ma è molto molto difficile. Non si prevedono grandi spostamenti di voti negli ultimi giorni e le condizioni affinché i due scenari sopra delineati si verifichino sono complesse.
Ultime due battute prima di chiudere. Come capire se queste condizioni possano verificarsi sul serio? Il giorno del voto bisognerebbe concentrarsi su 4 elementi: 1. sugli exit poll – se il centrodestra è sul 42%, la maggioranza è salva – 2. sulle grandi città, soprattutto al Senato – se il csx vince il collegio centrale di Roma, Milano, Torino, Bologna e Firenze; 3. Le ex zone rosse, se il csx riuscisse a vincere in 5 dei 9 collegi a disposizione in Toscana e in Emilia; 4. seguire la Calabria, se i grillini riuscissero a vincere almeno 3 collegi alla Camera e due al Senato, significherebbe che, con ogni probabilità, potrebbero superare il 30% nel Meridione.
Queste condizioni, però, secondo gli esperti, dovrebbero verificarsi tutte assieme.
Le probabilità che ciò avvenga sono bassissime.
Redazione Radici