Lo sport entra nella costituzione

Lo sport entra nella costituzione

di Silvia Passerini

In data 23 marzo 2022 è stata trasmessa dal Senato la Proposta di legge costituzionale riguardante la “Modifica dell’articolo 33 della Costituzione, in materia di attività sportiva”.

Il testo riunisce sei differenti, ma convergenti, disegni di legge costituzionale e aggiunge un ulteriore comma all’articolo 33 della Costituzione. Il testo approvato recita: “La Repubblica riconosce il valore educativo, sociale e di promozione del benessere psicofisico dell’attività sportiva in tutte le sue forme”.

L’affidare alla Repubblica il compito di riconoscere il valore educativo, sociale e di promozione del benessere psicofisico dell’attività sportiva richiama alla responsabilità tutti gli enti costitutivi della stessa Repubblica (Stato, Regioni, Città metropolitane, Province, Comuni) e l’utilizzo del verbo “riconoscere” indica che la Repubblica è chiamata a incentivare e tutelare un’attività già esistente.

Questo comma aggiuntivo, nell’articolo 33, si riferisce in particolare a tre ambiti tra loro complementari: il valore educativo, con riferimento allo sviluppo e alla formazione della persona, il valore sociale, come elemento di aggregazione e inclusione anche per i soggetti in condizioni di svantaggio o marginalità, e il valore del benessere, legato anche al mantenimento della salute psicofisica integrale della persona. Inoltre, indicare che la Repubblica riconosce l’attività sportiva in tutte le sue forme implica il coinvolgimento dell’attività sportiva professionistica, dilettantistica, amatoriale, organizzata o non organizzata.

Nel testo del 1948 della Costituzione non si trova alcun riferimento all’attività sportiva, a causa, probabilmente, del grande valore ideologico e propagandistico attribuito dal fascismo e delle precarie condizioni economiche e sociali di quegli anni.

Gli unici riferimenti alla potestà legislativa sullo sport si possono trovare nello Statuto speciale del Trentino-Alto Adige “attività sportive e ricreative con i relativi impianti ed attrezzature” e in quello del Friuli – Venezia Giulia sulle “istituzioni sportive”.

È solo nel 2001, con la riforma del Titolo V, che lo sport trova spazio nella Costituzione; l’art. 117, comma 3, infatti, menziona “l’ordinamento sportivo” fra le materie di competenza concorrente, affidando al legislatore la potestà di disciplinare ogni profilo, anche tecnico, del fenomeno sportivo.

La soluzione oggi accolta è la risposta italiana a un più ampio ordinamento autonomo internazionale dipendente da una struttura organizzativa extrastatale riconosciuta dall’ordinamento della Repubblica, facente capo al Comitato Olimpico Internazionale.

Nel dossier del 22 aprile 2022 relativo alla modifica dell’art. 33 della Costituzione si legge:

“L’attuale assetto dell’ordinamento sportivo italiano è disciplinato, nella sua fisionomia essenziale, dal D.LGS. 242/1999. Il Comitato olimpico nazionale italiano (CONI) svolge il ruolo di Comitato olimpico sul territorio nazionale. Esso è dotato di personalità giuridica di diritto pubblico, rappresenta la Confederazione delle federazioni sportive nazionali (FSN) e delle discipline sportive associate (DSA) e si conforma ai principi dell’ordinamento sportivo internazionale, in armonia con le deliberazioni e gli indirizzi emanati dal Comitato olimpico internazionale (CIO). L’ente cura l’organizzazione e il potenziamento dello sport nazionale, in particolare la preparazione degli atleti e l’approntamento dei mezzi idonei per le Olimpiadi e per tutte le altre manifestazioni sportive nazionali o internazionali. Cura, inoltre, l’adozione di misure di prevenzione e repressione dell’uso di sostanze che alterano le naturali prestazioni fisiche degli atleti nelle attività sportive, nonché la promozione della massima diffusione della pratica sportiva, assume e promuove le opportune iniziative contro ogni forma di discriminazione e di violenza nello sport.”

Nonostante già nel 1976 la sentenza costituzionale n. 57 fa riferimento allo sport come “attività umana cui si riconosce un interesse pubblico tale da richiederne la protezione e l’incoraggiamento da parte dello Stato”, solo recentemente la valenza dello sport nel campo educativo, sociale e di promozione del benessere psicofisico ha trovato ampio riconoscimento.

La proposta di legge costituzionale ci dice: “La legge di bilancio 2022, (L. 234/2021), ha introdotto l’insegnamento dell’educazione motoria nella scuola primaria, nelle classi quarte e quinte, da parte di docenti forniti di idoneo titolo di studio: ciò al dichiarato fine di promuovere nei giovani l’assunzione di comportamenti e stili di vita funzionali alla crescita armoniosa, alla salute, al benessere psicofisico e al pieno sviluppo della persona, riconoscendo l’educazione motoria quale espressione di un diritto personale e strumento di apprendimento cognitivo.

Il D.L. 185/2015, sul fronte dell’inclusione, ha istituto il fondo “Sport e Periferie”, finalizzato al potenziamento dell’attività sportiva agonistica nazionale e dello sviluppo della relativa cultura in aree svantaggiate e zone periferiche urbane, con l’obiettivo di rimuovere gli squilibri economico-sociali e incrementare la sicurezza urbana (art. 15).”

Il 3 novembre 2021 il Tavolo di lavoro per le politiche sanitarie rivolte alla promozione dell’attività fisica e la tutela della salute nelle attività sportive, istituito con Decreto del Ministro della salute 25 luglio 2019, ha redatto “Linee di indirizzo sull’attività fisica. Revisione delle raccomandazioni per le differenti fasce d’età e situazioni fisiologiche e nuove raccomandazioni per specifiche patologie”.

Inoltre il PNRR ha stanziato per il settore 1 miliardo di euro, per il potenziamento delle infrastrutture per lo sport a scuola e per il recupero delle aree urbane puntando sugli impianti sportivi e la realizzazione di parchi urbani attrezzati.

Anche a livello internazionale ed europeo l’attività sportiva ha avuto una grande spinta.

Nel 1978 l’UNESCO ha adottato la Carta internazionale per l’educazione fisica, l’attività fisica e lo sport, secondo cui “la pratica dell’educazione fisica è un diritto fondamentale per tutti”. In seguito questo documento è stato aggiornato mettendo in risalto che “l’educazione fisica, l’attività fisica e lo sport possono portare una varietà di benefici individuali e sociali, come la salute, lo sviluppo sociale e economico, la partecipazione attiva dei giovani, la riconciliazione e la pace”.

Il 6 aprile è la data scelta dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite, con Risoluzione 67/296 del 23 agosto 2013, per festeggiare ogni anno la Giornata internazionale dello sport per lo sviluppo e la pace, che ricorda l’importanza dello sport come strumento di integrazione sociale, diffondendo i valori di pace, fraternità, solidarietà, non violenza, tolleranza e giustizia.

Anche l’Organizzazione mondiale della sanità pubblica e aggiorna periodicamente apposite linee guida relative all’importanza dell’attività sportiva sul benessere psicofisico.

In ambito europeo è importante menzionare la Dichiarazione n. 29 allegata al Trattato di Amsterdam nel 1997, in cui si “sottolinea la rilevanza sociale dello sport, in particolare il ruolo che esso assume nel forgiare l’identità e nel ravvicinare le persone”. Questa dichiarazione è stata poi ulteriormente sviluppata nel successivo Consiglio europeo di Nizza del 2000.

Nella proposta di legge si evidenzia la presenza nella Costituzione di nove Stati membri dell’Unione europea di disposizioni relative alla promozione dello sport. Tali disposizioni sono annoverate negli ordinamenti di Bulgaria, Croazia, Grecia, Lituania, Polonia, Portogallo, Romania, Spagna, Ungheria.

Per il Portogallo le persone hanno “diritto allo sport”, per Bulgaria, Croazia, Lituania, Polonia, Romania, Spagna, Ungheria lo sport è più spesso un’attività di promozione da parte dei pubblici poteri, per la Grecia incentivare l’attività sportiva è proprio una vera missione fondamentale dello Stato. E ancora lo sport è concepito come cultura fisica in Croazia ed educativa in Grecia, oppure inserito in un articolo riguardante la tutela della salute e dell’ambiente in Lituania e Ungheria.

Redazione

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