Come sono andate le elezioni in Francia

Come sono andate le elezioni in Francia
© Mathieu Thomasset / Hans Lucas / Hans Lucas via AFP - Elezioni Francia

A quasi due mesi dalla rielezione di Emmanuel Macron, la maggioranza uscente sotto il simbolo ‘Ensemble!’ ha ottenuto il 25,75% dei voti, ovvero 21.442 voti in più rispetto ai Nupes (LFI, PCF, PS ed EELV) raccolti dietro a Jean-Luc Melenchon (25,66%), su 23,3 milioni di elettori

 La coalizione presidenziale di Emmanuel Macron Ensemble avanti per un soffio al 25,75% (secondo i risultati aggregati del primo turno a fine spoglio di tutte le circoscrizioni), seguita da quella di Jean-Luc Melenchon, Nupes, al 25,66%. Terza formazione quella di Marine Le Pen, Rassemblement National, con il 18,68%. Quarta la formazione dei Republicains con il 13,62%. Reconquete di Eric Zemmour ottiene un punteggio di 4,24 %.
L’appuntamento elettorale di domenica è stato praticamente disertato dai francesi che hanno votato meno di uno su due. Il tasso di partecipazione è stato del 47,51%, Quello di astensione del 52,49%.

Su una analisi dei partiti, il primo resta quello di Macron, Republique en Marche, con il 43,06% dei voti, chiudendo in testa in 306 circoscrizioni. Secondo partito sono i Republicains con il 22,23% e 112 circoscrizioni. Rassemblement National ottiene l’8,75 %, in maggioranza in 8 circoscrizioni. Modem al quinto posto con il 6,06%. Quindi i socialisti con il 5,68%. Sesti gli Insoumis di Melenchon con il 4,86%.

Le mappe del voto hanno confermato la distribuzione dell’elettorato vista alle presidenziali dello scorso aprile. La maggioranza presidenziale, presente al secondo turno in 417 circoscrizioni su 577 – un centinaio in meno rispetto al 2017 – ha conquistato soprattutto il favore della Francia occidentale.

La sinistra riunita nella Nuova unione popolare ecologica e sociale, qualificata in 380 dipartimenti – oltre 230 in più in rapporto a cinque anni fa – si è affermata nelle aree urbane estese del Paese e nelle grandi città, arrivando in testa o in ogni caso al secondo turno nella maggior parte delle circoscrizioni di Parigi, Marsiglia, Lione, Tolosa, Nantes, Bordeaux, Montpellier, Strasburgo e Lilla. Territori dove il Rassemblement national di Marine Le Pen è invece praticamente inesistente.

Il partito leader dell’estrema destra ha invece consolidato la sua presenza nel nord-est e nelle zone rurali, staccando il pass per il voto del 19 giugno in 208 dipartimenti, più del doppio rispetto al 2017. La destra dei Republicains e dell’Unione dei democratici e degli indipendenti ha visto invece evaporare i suoi feudi, qualificandosi solo in 91 circoscrizioni sparse all’interno dell’Esagono.

Eletti sono 5 deputati su 577

Al primo turno delle elezioni politiche francesi sono stati eletti 5 deputati sui 577 totali. Gli altri saranno eletti nel secondo turno che si terrà domenica prossima. Quattro di questi cinque eletti al primo turno sono dell’alleanza di sinistra Nupes, guidata da Jean-Luc Melenchon.

Si tratta di Alexis Corbiere, rieletto con il 62,94% dei voti nella settima circoscrizione di Seine-Saint-Denis; Daniele Obono, rieletta a Parigi con il 57,07% delle preferenze; Sophia Chikirou, ex direttrice della comunicazione di Melenchon, eletta con il 53,74% sempre a Parigi; Sarah Legrain, eletta nella capitale con il 56,51% dei voti. Il quinto è Yannick Favennec-Becot, rieletto con Horizons (partito della coalizione di Macron) a Mayenne con il 57,13%.

Per essere eletti al primo turno non è sufficiente ottenere il 50% dei voti +1: occorre anche ottenere almeno il 25% dei voti degli aventi diritto nella circoscrizione. Marine Le Pen, per esempio, ha raggiunto quasi il 54% dei voti nella sua circoscrizione di Henin-Beaumont, ma dato che l’astensione è stata molto alta, non è riuscita ad avere il 25% dei voti di tutti gli aventi diritto, fermandosi al 22,53%.

A quasi due mesi dalla rielezione di Emmanuel Macron, la maggioranza uscente sotto il simbolo ‘Ensemble!’ ha ottenuto il 25,75% dei voti, ovvero 21.442 voti in più rispetto ai Nupes (LFI, PCF, PS ed EELV) raccolti dietro a Jean-Luc Melenchon (25,66%), su 23,3 milioni di elettori.

Entrambe le parti hanno una settimana di tempo per scongiurare l’astensione dei francesi, che ha raggiunto un nuovo record al 52,49%, superando quello del 2017 (51,3%). Macron mantiene il vantaggio nelle proiezioni dei 577 seggi dei deputati, con un range da 255 a 295 seggi, davanti ai Nupes (da 150 a 210), secondo gli istituti di sondaggi. Ensemble! auspica di mantenere la maggioranza assoluta, fissata a 289 deputati, che gli permetterebbe di evitare di dover confrontarsi con altri gruppi per far adottare i testi dell’esecutivo, a cominciare dalla riforma delle pensioni che entrerà in vigore tra un anno. “Siamo l’unica forza politica in grado di ottenere una maggioranza forte e chiara”, ha affermato il primo ministro Elisabeth Borne. In caso di sconfitta di uno dei quindici ministri che andranno al ballottaggio, le dimissioni saranno inevitabili secondo una norma non scritta ma già applicata nel 2017 da Macron.

“La verità è che il partito presidenziale è stato battuto”, ha detto Melenchon, che ha invitato il “popolo” a “insorgere domenica prossima” nelle cabine elettorali. Elisabeth Borne ha twittato in serata: “Di fronte all’estrema destra, sosterremo sempre candidati che rispettano i valori repubblicani. La nostra linea è non dare mai voce all’estrema destra”.

Come previsto, i candidati del Rassemblement National (18,68%) non sono riusciti a sfruttare lo slancio di Marine Le Pen che aveva raccolto oltre il 40% dei voti al secondo turno delle presidenziali. Confinati a otto eletti nel 2017, il contingente di deputati RN dovrebbe essere però questa volta molto più ampio, e contare ancora nelle sue file la signora Le Pen, molto avanti nel suo collegio di Pas-de-Calais (53,96% ma non eletta per mancanza di elettori sufficienti).

In caso di duello tra Ensemble! e i Nupes, la signora Le Pen ha esortato i suoi sostenitori a “non scegliere”. Al contrario, sulla scia della pesante caduta della sua candidata alla presidenza Valerie Pecresse, i Repubblicani (10,42%) dovrebbero perdere il posto di primo gruppo di opposizione all’Assemblea nazionale.

I repubblicani conteranno i loro sopravvissuti tra i cento deputati uscenti, sperando di sfruttare al meglio le loro radici locali. Da parte sua, Eric Zemmour, che è stato uno dei leader delle elezioni presidenziali, ha fallito il suo approdo in politica. Il polemista di estrema destra e’ stato eliminato nel Var e non parteciperà al ballottaggio.

AGI

 

 

Redazione Radici

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