Roma torna capitale della musica: 160 eventi e un indotto da 700 milioni di euro

Roma torna capitale della musica: 160 eventi e un indotto da 700 milioni di euro
 Quasi 160 eventi di musica dal vivo in location mozzafiato, dall’Auditorium Parco della Musica alle Terme di Caracalla, dal Circo Massimo allo stadio Olimpico e all’Ippodromo di Capannelle. Dopo due anni di stop, Roma è di nuovo capitale della musica, oltre che del cinema, e torna a riempirsi con un fitto calendario di eventi per tutti i gusti.

I CONCERTI PIÙ ATTESI DELL’ESTATE A ROMA

Vasco Rossi (11 giugno), Blanco (27 e 28 luglio), Claudio Baglioni (3 e 18 giugno), Antonello Venditti Francesco De Gregori (18 giugno) Ultimo (17 luglio), Marco Mengoni (22 giugno), Måneskin (9 luglio) Renato Zero (23, 24, 25, 30 settembre più la nuova data dell’1 ottobre): sono solo alcuni dei nomi che riempiranno l’estate romana e che attireranno a Roma, spiega Vincenzo Spera, presidente di Assomusica, “quasi 2 milioni di spettatori nel corso del 2022. Stando ai dati di quest’anno la Capitale sta avanzando anche su Milano sul fronte spettatori” e “il 77% arriva da fuori provincia, il che significa un’enorme ricaduta sul territorio”.

L’IMPATTO DI VASCO SU TRENTO

Non è solo uno svago la musica, quindi, ma un vero e proprio motore pulsante per il Paese, con effetti non di poco conto. Ne è esempio lampante quanto sta accadendo a Trento con il concerto evento di Vasco Rossi, live che il 20 maggio sarà seguito da circa 120mila fan provenienti da tutta Italia. “È una roba che è iniziata già da qualche giorno – sottolinea il presidente di Assomusica – non si trova dove andare a dormire già dai mesi di marzo e aprile. C’è un grosso impatto sul turismo. In questo caso, la ricaduta è di sette milioni di euro”.

L’INDOTTO DI ROMA CAPITALE DELLA MUSICA

Se torniamo a Roma, “parliamo di qualcosa che si aggira intorno tra i 700 milioni e il miliardo di euro di ricadute“. E sull’argomento Spera aggiunge: “È evidente che non va tutto sulla città: ci sono una serie di voci di spesa di chi va a un concerto, dai treni agli hotel. La cosa che sfugge è, però, che il nostro è un settore particolare che crea ricadute non solo nella costruzione del prodotto, e quindi nella filiera che crea il prodotto spettacolo, ma dopo anche nel momento in cui è stato venduto questo prodotto. Si crea un’altra catena che è ancora più importante e che crea più economia del concerto stesso”.

LO SPETTRO DELLA BUROCRAZIA

Per questo è fondamentale una regolamentazione precisa del settore spettacolo, ancora ingarbugliato da cavilli burocratici che, secondo Spera, dovrebbero ormai essere storia: “Si sta verificando un fenomeno, qui e là in Italia, che porta nuove difficoltà autorizzative e amministrative che a volte sembravano essere superate e alcune gabelle che gli enti stanno mettendo e questo non fa bene. Se si castiga un settore che è stato fermo per due anni significa che qualcosa non funziona“.

Quello che ci si augura è ora che “ci sia più sinergia, complicità e capacità di essere presenti in luoghi dove non si è stati presenti fino ad oggi. Caratteristiche che in Italia non ci sono se non come dei moscerini difficili da trovare”, conclude il presidente di Assomusica. Insomma, il tempo della retorica è finito.

www.dire.it

Redazione Radici

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