Luisa Casati, l’opera d’arte vivente

Luisa Casati, l’opera d’arte vivente

Di Chiara Fiaschetti

La musa di D’Annunzio

Nata nel 1881 da Alberto Amman, un ricco produttore di cotone monzese, e da Lucia Bressi, nasce e cresce a Milano circondata da sfarzo e raffinatezza.
Isolata in una
gabbia dorata, Luisa si appassionerà alle arti figurative e dedicherà alla pittura gran parte del suo tempo. Annoiata e schiacciata dalla monotonia comincerà a dedicarsi alla lettura attraverso la quale si appassionerà della vita di alcune delle donne più influenti del XIX secolo, come Elisabetta d’Austria, Sarah Bernhardt e Cristina di Beljoioso, verso la quale la contessa provava sconfinata stima e ammirazione.
Il padre, grazie ai suoi affari, favorì
l’aumento del reddito dell’Italia e così Re Umberto I gli conferisce il titolo di conte.
Tuttavia, Luisa e sua sorella maggiore Francesca, rimasero presto orfane ma anche ricche ereditiere.
Nel 1900 Luisa sposa Camillo Casati Stampa di Soncino, marchese milanese, e l’anno successivo la contessa partorisce la sua unica figlia, Cristina, in onore di Cristina di Beljoioso, scrittrice e giornalista italiana, nonché protagonista del Risorgimento italiano che Luisa tanto ammirava.

Il ruolo di moglie comincia a starle stretto e, la contessa, sarà sempre più incline alla vita mondana e alle frivolezze. Amante del bello, dello sfarzo e dell’amore libero, farà la conoscenza di Gabriele D’Annunzio. Non fu una storia d’amore quella tra la Casati e l’eccentrico scrittore, bensì un gioco erotico e giocosa infatuazione.
L’abbigliamento stravagante e sontuoso, adornato da pesanti gioielli con cui la contessa amava
andare in scena dovette attirare l’attenzione di D’Annunzio.

 

L’autobiografia della designer Elsa Schiaparelli dedica una descrizione alla personalità della contessa:

Alta e scheletrica, con un pesante trucco agli occhi, rappresentava lo splendore di un passato in cui poche donne belle e ricche seguivano uno stile di vita tanto individualistico da risultare quasi banale, che ostentavano anche in pubblico. La Marchesa si era presentata in compagnia di una pantera che portava con un guinzaglio di diamanti. Dell’animale ormai non restava che un vellutato vestito nero coperto di cipria bianchissima. Mandai la commessa a portarle un piccolo dono della boutique. La ragazza trovò la Marchesa al letto, tutta truccata da vamp come un tempo, con una coperta di piume di struzzo nere, che consumava una colazione a base di pesce fritto e Pernod liscio.”

La maschera con cui Luisa Casati amava mostrarsi, fatta di velluto e piume di struzzo, è ispirata alle donne più influenti del secolo XIX, Cristina di Beljoioso dalla quale la contessa erediterà il trucco pesante e l’amore per l’occulto e il mistero, e Sara Bernardt.
Anche ciò che la circondava esprimeva la sua personalità, eccentrica e stravagante. Lo stile della dimora si alternava con il costante contrasto del bianco e nel nero, uno sfondo riempito da gabbie d’oro appese al soffitto che ospitavano allegri uccellini.

Successivamente, l’amante e scrittore, la persuade nell’acquistare una casa a Venezia, così la contessa sceglie la straordinaria residenza : il palazzo Venier dei Leoni. Al palazzo ospiterà insoliti animali, tigri, gattopardi e un boa che spesso adornerà i suoi abiti durante i suoi viaggi e le passeggiate. Anche il ghepardo si aggiungerà agli abiti stravaganti della Casati, spesso “abbellito” con pesanti collane sgargianti mentre accompagnava al guinzaglio la contessa nuda e con indosso una sola pelliccia animalier.
A Venezia la contessa non passò inosservata. La sua presenza è registrata da Mariano Fortuny che nel 1909 confezionò per lei un abito in seta rosso e senza corsetto. Abito della rivoluzione.
Per le grandi feste l’eccentricità della Casati si faceva ancora più evidente:
celebre è il modello a fontana e l’abito “dea del sole”.

 

Abito di M.Fortuny

 

La povertà e la morte

La contessa, a causa dei suoi vizi eccentrici, accumulò un debito di circa 25 milioni di dollari. Fu costretta a vendere la sua casa, acquistata a Parigi nel 1923, il Palais du Reve e a mettere all’asta tutto ciò che conteneva. All’asta prese parte la celebre Coco Chanel.
In povertà, si trasferirà successivamente in Inghilterra dove passerà gli ultimi anni della sua vita fino alla morte nel 1957, dovuta a un’emorragia celebrale.
La Casati fu sepolta a Londra nel Brompton Cemetry con il suo mantello nero di velluto, le ciglia finte e il trucco pesante.
Il suo epitaffio, scelto dalla nipote, recita:
«L’età non può appassirla, né l’abitudine rendere insipida la sua varietà infinita»
Si tratta delle parole scelte da Shakespeare per descrivere la regina Cleopatra.

La contessa Casati incarna il bello, il glamour e una stravaganza grandiosa e raffinata. Mai dimenticata, soprattutto dal mondo della moda che l’ha celebrata. La collezione di John Galliano per Dior del 1998 incarna l’arte grandiosa della contessa, così come la collezione di Karl Lagerfeld per Chanel del 2010.

Redazione Radici

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