Vivere altrove
Dai risultati dell’Anagrafe Italiani Residenti all’Estero (AIRE), alla fine dello scorso anno, i Connazionali “altrove” erano 5.114.470. In definitiva, l’8,5% della popolazione residente nel Bel Paese. Più della metà di questa fitta umanità oltre confine vive in Paesi UE (5,2%).
Il restante 3,3% è sparso in Stati geograficamente maggiormente lontani. La comunità italiana più numerosa, fuori d’Europa, resta in Argentina (820.000), poi si torna nel Vecchio Continente. 745.000 italiani vivono in Germania, 615.000 in Svizzera, 451.000 si trova in Francia. Questi sono i numeri più espressivi. Anche se le Comunità italiane all’estero, piccole o grandi, hanno tutte sviluppato una loro mansione.
Entrando in merito all’età, se si escludono gli italiani nati all’estero, il 18% ha un’età compresa tra i 50 e i 65 anni. Da qualche tempo, stanno aumentando anche le richieste di visto migratorio per l’Australia, dove già vivono 25.000 Connazionali impegnati nei diversi settori produttivi di quel lontano Paese.
Di tutta questa fitta umanità, circa il 65% ha regolari contatti, economici e sociali, con la Patria. Il 26% intenderebbe rientrare, definitivamente, nella Penisola terminato il ciclo lavorativo. Tra l’altro, sono aumentate le proprietà immobiliari, soprattutto nell’Italia meridionale, da parte di Connazionali residenti all’estero. Proprio a fronte di quest’altra Italia nel mondo, la nostra attenzione nei loro confronti continua ed è motivo di riflessione e confronto. Vivere “altrove” era, e rimane, un aspetto della nostra cultura nel mondo che seguiteremo a monitorare. Sia sotto gli aspetti economici, che culturali.
Giorgio Brignola