Erzsébet Báthory, la più feroce serial killer della storia

Erzsébet Báthory, la più feroce serial killer della storia

Infanzia e giovinezza

Al calar della notte, la potente signora del superbo castello di Čachtice è perseguitata da incubi orrendi…” (János Garay)

Nata a Nyírbátor nell’attuare Ungheria nel 1560, ma cresciuta in Transilvania, Erzsébet è circondata fin dalla giovane età da parenti e famigliari affetti da gravi malattie mentali a causa della consanguineità presente all’interno dell’albero genealogico.
Molti membri della famiglia Báthory mostravano segni di schizofrenia e altri disturbi psichiatrici; lo stesso padre di Erzsebét aveva sposato una sua cugina.
Fin da piccolissima la sua psiche sembrava vacillare, sempre in bilico dalla calma a una collera feroce ed esplosiva.
Secondo alcune leggende, a segnare in modo indelebile la vita di Erzsé
bet furono le numerose condanne eseguite nella corte da parte dei membri più crudeli della sua famiglia, coinvolti – sempre secondo speculazioni – in pratiche di magia nera e satanismo.
Secondo una leggenda, all’età di soli sei anni, Erzsébet assistette alla condanna di un uomo a palazzo. L’uomo venne inserito nel ventre di un cavallo e poi ricucito al suo interno.
Pur non essendoci prove concrete, non c’è dubbio che la Contessa
Báthory sia stata una sanguinaria e folle assassina.
All’età di undici anni fu promessa sposa al nobile Ferenc Nadasdy e nel 1575 i due si unirono in matrimonio e si trasferirono nella residenza di lui, nel castello di Čachtice nell’attuale Slovacchia, che si trasformò negli anni successivi nel castello degli orrori, fatto di sangue e follia.

Il matrimonio, la noia e le torture

Il marito Ferenc, comandante delle truppe ungheresi, passava molto tempo lontano dalla residenza e da sua moglie, rimasta l’unica ad occuparsi degli affari. Nonostante la lontananza dei due coniugi, Erszébet ebbe cinque figli. Secondo la leggenda, all’età di diciotto anni la contessa partorì una figlia illegittima che venne successivamente affidata a un contadino della zona.
Durante i lunghi mesi d’assenza di Ferenc, la contessa Bathory scoprì la passione per la stregoneria e la magia nera.
Per non annoiarsi nella solitudine, Erszébet visitava spesso sua zia Karla, la quale si dilettava nell’organizzare feste ai margini della moralità. Erszébet partecipava spesso alle orge organizzate dalla zia, durante le quali la contessa ebbe occasione di conoscere l’esperta di magia nera, Dorothea Szentes e il servo Thorko.
Così scrisse in una lettera al marito:

«Ho appreso da Thorko una nuova deliziosa tecnica: prendi una gallina nera e la percuoti a morte con la verga bianca; ne conservi il sangue e ne spalmi un poco sul tuo nemico. Se non hai la possibilità di cospargerlo sul suo corpo, fai in modo di procurarti uno dei suoi capi di vestiario e impregnalo con il sangue.»

Questi due personaggi, citati dalla Bathory, favorirono la tendenza della contessa verso il sadismo, il piacere del sangue e le torture inflitte a molte delle giovani donne che ebbero la sfortuna di fare la conoscenza della bella e carismatica Erszébet.

La contessa Bathory sperimentò la morte del marito Ferenc nel 1604 e, rimasta vedova, ereditò l’imponente patrimonio.
Forte e potente, nel 1611 Erszébet venne accusata della scomparsa e dell’uccisione di alcune giovani donne al suo servizio all’interno della fortezza.

Due anni prima, il re ungherese Mátyás II aveva ordinato a Gyórgy Thurzo, potente magnate, di occupare il castello di Cachtice.
Le voci sulle pratiche di magia nera, stregoneria e altri crimini violenti, iniziarono a circolare veloci, fino ad attirare l’attenzione del re.

Non c’è dubbio sul fatto che l’obiettivo del re ungherese, Mátyás II, fosse quello di appropriarsi dei possedimenti dei Bathory. Tuttavia, contro i tentativi di controllo del re d’Ungheria, la contessa non aveva esitato ad allearsi con il nipote Gabor I, principe di Transilvania. Le accuse sugli omicidi da parte del re non tardarono ad arrivare, come diretta risposta.

Le pratiche di stregoneria venivano già praticate da parte della Bathory, ancor prima della morte del marito Ferenc. È noto l’epistolario in cui i due coniugi raccontano svariati metodi di tortura che venivano assiduamente praticati sui loro servitori.

Si crede che la contessa abbia iniziato ad uccidere intorno agli anni 1585-1610 e le sue vittime più ricercate erano donne giovani e belle, le quali venivano ospitate nell’accademia, istituita nel castello per volere della stessa Erszébet. L’accademia avrebbe dovuto formare l’educazione di giovani fanciulle di famiglie agiate.

Le fanciulle venivano però torturate e seviziate, appese a testa in giù e, una volta che il sangue cominciava a scendere veniva immediatamente raccolto dalla contessa, convinta che così avrebbe potuto avere l’eterna giovinezza.


Il processo

Essendo una potente nobile, la Bathory riuscì ad evitare, anche se con difficoltà, la condanna a morte.
Il processo si tenne a Bytca, nell’attuale Slovacchia e gli atti si trovano attualmente conservati negli archivi nazionali d’Ungheria.

La Bathory rifiutò il giudizio, ma a descrivere le scene più atroci e sanguinarie furono i suoi collaboratori. Le giovani ragazze venivano spesso reclutate come serve per poi finire seviziate per il piacere della contessa che si cospargeva del sangue delle vittime.

Erszébet venne rinchiusa nel castello di Cachtice, che si trasformò così nella sua stessa prigione macchiata per sempre di crimini agghiaccianti.

Chiusa in una stanza del suo castello, senza finestre e spiragli di luce, la Bathory si lasciò morire quattro anni dopo la prigionia, rifiutando il cibo che i servitori le passavano attraverso l’unica fessura della prigione. Il 21 agosto del 1614, la contessa sanguinaria si lasciò andare e venne inumata, lasciando dietro di sé scie di sangue e terrore, intrise di una profonda follia.

 

Redazione

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