Gli Slavi come protagonisti della Storia

Gli Slavi come protagonisti della Storia

L’espansione nei Balcani nel VI secolo

Di Chiara Fiaschetti

GliSlavi entrano nella storia a partire dal secolo VI in relazione all’espansione nella penisola balcanica, territorio dell’Impero.
Dalla pianura pannonica attraversarono il Danubio insieme agli Avari, penetrando nel limes romano.

Occupando le aree abbandonate precedentemente dalle popolazioni germaniche, successivamente entrarono a contatto con il Regno dei Franchi. I Franchi, uniti dalla fede cristiana, si opposero agli Slavi che, insieme agli Avari minacciavano il confine della cristianità.

In questi secoli abbiamo le prime fonti sugli Slavi da parte di storici greci e latini:

“Tre anni dopo la morte dell’imperatore Giustino (578) e del governo del vittorioso Tiberio, uscì il popolo maledetto degli Slavi.
Essi attraversarono impetuosamente tutta l’Ellade, le regioni di Tessalonica e di tutta la Tracia. Espugnarono molte città e fortezze, devastarono e bruciarono.
(…)”

(Giovanni di Efeso, Storia Ecclesiastica, VI)

Così scrive Giovanni di Efeso, vescovo monofisita, mostrandoci uno scenario di morte e distruzione.

I contatti con la cultura greca e latina

Gli Slavi non furono gli unici a delineare questo tragico scenario: all’inizio del Medioevo seguirono le scorrerie degli Avari che favorirono l’apertura di nuovi spazi geografici all’interno dell’Europa centro-orientale.

Il popolo slavo si ritrovò, già dai primi secoli, sotto il dominio di un’aristocrazia guerriera non slava. Tuttavia, nonostante l’influsso culturale e il dominio da parte degli Avari, gli Slavi riuscirono paradossalmente a conservare e a preservare la tradizione autoctona e la loro organizzazione sociale.
L’Impegno da parte dell’Impero nel fronteggiare la minaccia persiana, favorì sicuramente l’arrivo di questi “nuovi” popoli che dai primi secoli furono in grado di adattarsi alla cultura mediterranea.

Il ricorso alla tecnologia della civiltà mediterranea non si diffuse in tutto il mondo slavo. Le tribù slave lontane dal mondo “romano” e quindi, dalla cultura latina e greca non sperimentarono questi processi. L’estraneità da parte degli Slavi (ma non dell’intero mondo slavo) con la civiltà mediterranea è confermato da alcune fonti che testimoniano, ancora nei secoli XI e XII l’attaccamento a una cultura tipicamente tribale e agli antichi riti pagani.

Le conseguenze

Gli Slavi si mossero oltre i Balcani, raggiungendo il Peloponneso e l’Asia Minore.

Nel corso dei secoli, queste popolazioni vennero completamente grecizzate. Attualmente, la popolazione di origine slava è scarsa e questo a causa dello scoppio delle guerre balcaniche nei primi anni del XX secolo.

Nei secoli VI e VII l’unità dell’Impero si fa sempre più tenue. Nella parte occidentale si consolida sempre di più la cultura latina, mentre nella sua parte orientale l’Impero conferma la sua grecizzazione.
Nella penisola balcanica queste due culture si incontravano ma, sempre nei Balcani nasceva un confine. Le comunicazioni tra le due parti dell’Impero erano sempre più scarse e difficoltose. Questi ostacoli potevano essere superati, anche se in modo molto limitato, dai collegamenti marittimi ugualmente ostacolati dalla presenza araba, nonché dalla pirateria slava.

Gli Slavi, l’importanza storica

Si tende a sottovalutare l’importanza e la conseguenza dell’avanzata e dell’occupazione slava all’interno dell’Europa centro-orientale in relazione alla progressiva separazione dell’Impero.

La penetrazione slava favorì la costituzione di quello che sarà l’Impero Romano d’Oriente, caratterizzato non più dalle province romane, bensì dai “temi” a partire dal VII secolo.

Redazione Radici

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