Made in Italy, Elena: sfido il Covid e porto la cucina piemontese a Strasburgo

Made in Italy, Elena: sfido il Covid e porto la cucina piemontese a Strasburgo

Sulla riva di Quai des Bateliers, lungo una delle più suggestive passeggiate di Strasburgo, si affaccia un angolo di Piemonte trapiantato in Alsazia: è  il ristorante “Grande Torino” un progetto imprenditoriale, ancor prima che gastronomico, che  nasce grazie all’estro e alla creatività di Elena Arato. “Alla base di Grande Torino c’è la valorizzazione della regione Piemonte, dei suoi prodotti gastronomici e della tradizione culinaria a trecentosessanta gradi. Sono nata a Moncalieri, ho vissuto la mia infanzia a Trofarello, oggi i miei genitori abitano a Sante, mia sorella vive a Torino. Il Piemonte è la mia regione, la terra delle mie radici, e portare a Strasburgo un po’ della cultura culinaria del mio luogo natio mi permette di diffondere cultura, condividere, sentirmi a casa” spiega a 9colonne Elena.


Un percorso di imprenditoria femminile

Arrivata a Strasburgo nel 2005, Elena ha da subito mostrato intraprendenza e capacità imprenditoriale: “All’inizio davo lezioni di italiano, poi ho iniziato a lavorare in un’agenzia immobiliare, fino ad aprirne una tutta mia nel 2012. Ho lavorato su grandi progetti in esclusiva, ho curato la riqualificazione di locali prestigiosi”, e intanto metteva in cantiere nuovi programmi. L’idea del ristorante nasce nel 2020: insieme a  lei, in questa avventura, il compagno Lucas, alsaziano, proveniente dal campo della ristorazione. “Amando profondamente la mia terra, le sue tradizioni, la mia famiglia, ho cercato di creare qualcosa che valorizzasse tutto quello che mi rappresenta e il Piemonte, una regione poco conosciuta all’estero e che ha molti prodotti di eccellenza. Il piano prevedeva di partire in viaggio alla ricerca dei prodotti andando direttamente sul territorio, conoscere i produttori. Era l’inizio del 2020: poi è arrivato il covid”. Le restrizioni, il lockdown, la chiusura dei confini hanno inevitabilmente causato un cambiamento di programma, con una necessaria ripianificazione: “È stato tutto molto difficile, abbiamo iniziato a prendere contatti da Strasburgo senza poter conoscere da vicino i potenziali produttori: su questo ci ha aiutato la mia famiglia che, compatibilmente con l’emergenza sanitaria, prima di noi ha iniziato a conoscere i prodotti e poi, appena è stato possibile, anche io e Lucas siamo andati ad assaggiare una parte dei prodotti che abbiamo inserito in menù e tra gli scaffali del nostro locale”. Punto di forza del “Grande Torino” sono i vini, alla cui scelta Elena ha lavorato con particolare cura: “Abbiamo cercato di scegliere e comprare i vini direttamente dai produttori, bypassando gli importatori, per proporre un bouquet di vini ampio, avere un contatto diretto e fare economia di prossimità con i tanti produttori che, non solo sostengono un discorso di qualità, ma sono indubbiamente stati messi a dura prova dalla pandemia”.

Il tavolo unico: condividere come a casa

Concept store di “Grande Torino” è il grande tavolo di legno che padroneggia nel locale sullo sfondo delle fontane verdi di Torino ritratte nella foto a tutta parete dell’artista Bisha. “L’idea nasce per accogliere le persone a casa nostra, offrendo un posto accogliente e conviviale dove mangiare bene. Ma anche un luogo in cui, stando seduti allo stesso tavolo con estranei, è possibile conoscere persone nuove: è successo anche a me di incontrare al ristorante persone che poi sono diventate cari amici. Abbiamo sedici posti sulla terrazza esterna e quattordici nella sala interna dove fare colazione al mattino, pranzare, cenare, ma anche un buon aperitivo all’italiana”. E nel menù di Elena e Lucas c’è spazio anche alla contaminazione interregionale, con alcuni must imperdibili per gli italiani e i francesi che vivono in Alsazia. “Per noi ‘Grande Torino’ è proprio questo, partire dalla grandezza di Torino, dalla ricchezza della sua storia, per abbracciare un percorso di bellezza e piaceri che si estenda in altri territori: a prodotti storici piemontesi come la birra, la cola e la cedrata Baladin, la birra Menabrea, l’acqua Lurisia, si affiancano il pesce, e in particolar modo i gamberi della Liguria, la mozzarella dalla provincia di Salerno, il caffè Illy da Trieste. Siamo contenti di aver creato una realtà come questa, che è stata accolta con attestati di stima sin da subito da quanti hanno iniziato a conoscerci quando potevamo fare solo piatti d’asporto, durante la fase critica della pandemia. Portiamo avanti con orgoglio la promozione del made in Italy e  della cultura piemontese a Strasburgo, e chissà che un giorno non si possa fare anche al contrario: portare un po’ di Alsazia in Piemonte”

Redazione Radici

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