L’espansione slava tra VI e VII secolo

L’espansione slava tra VI e VII secolo

Un modello “migrazionista” ?

di Chiara Fiaschetti

L’avanzata da parte degli slavi è considerata da parte degli slavisti la fase ultima delle migrazioni che interessò i secoli VI e VII. Considerare gli slavi come “invasori” è in realtà errato se guardiamo alla tecnica dell’agricoltura itinerante.


Questa tecnica, infatti, prevedeva una temporanea coltivazione all’interno di terreni che mano a mano venivano disboscati e una volta esauriti gli spazi queste popolazioni erano costrette a spostarsi con l’obiettivo di colonizzare altri territori fertili.


Il carattere agricolo e, di conseguenza, l’assenza di un insediamento stabile, non esclude, tuttavia, lo spostamento degli slavi causato delle scorrerie da parte di altre popolazioni.

Nel 568 i Longobardi abbandonano la regione pannonica per dirigersi verso la penisola italiana e, poco dopo, la loro presenza fu sostituita da quella Slava e Avara. La Pannonia e la sua vicinanza con il Danubio, offrivano un facile accesso nell’Europa Occidentale, compreso quello nella penisola balcanica. Fu in questo punto strategico che gli Avari, popolazione di origine turcica e dal carattere conquistatore, istituirono il Khanato Avaro caratterizzato da una popolazione in maggioranza slava. Gli slavi subirono una durissima dominazione, anche se riuscirono a preservare il proprio stile di vita e, inoltre, spinti dalla necessità di colonizzare altre terre sempre a scopo produttivo, pian piano si allontanarono dalla dominazione avara.


Nel frattempo, nell’Impero Romano d’Oriente, l’Imperatore Giustiniano (482-565) si impegnò duramente nella costruzione di fortificazioni a carattere militare anche nell’area danubiana per la difesa dei territori imperiali, minacciati da popolazioni esterne.


Nel VII secolo, l’Impero d’Oriente dovette fronteggiare i persiani, che dopo la sconfitta del 626 tentarono una controffensiva con l’aiuto degli Avari.


In questa situazione di caos, gli Slavi iniziarono a spostarsi nella penisola balcanica e nell’Europa centrale, fino ad entrare in contatto con le popolazioni germaniche e il regno dei franchi.


Fu proprio in questi anni che gli slavi conquistarono un posto nella storia espandendosi principalmente verso est, attirando l’attenzione di storici greci e latini,come Giovanni di Efeso, il primo a segnalare la penetrazione degli Slavi nella penisola balcanica. Il monaco Giovanni ci racconta delle devastazioni e delle conquiste da parte degli slavi, descrivendo una situazione tragica e drammatica.


Negli anni successivi la presenza slava assunse rilievo nell’Europa centrale, dove entrarono a contatto con franchi e latini.


Fredegario, scrittore franco, nella sua Cronaca narra la storia di quella che è conosciuta come la più antica organizzazione indipendente slava costituitasi nel 631 in seguito alla ribellione degli slavi sottoposti al duro dominio da parte degli Avari, il regno di Samo.


Samo, forse un mercante franco, assunse la guida del regno che durò fino al 658.

La toponomastica conferma la lunga presenza slava, soprattutto in area germanica. Proprio in quella zona, gli slavi furono quasi totalmente “germanizzati”.


Tuttavia, l’espansione di questo popolo interessò soprattutto il Settentrione e l’Oriente in cui la popolazione slava fece il suo più importante sviluppo potendo sfruttare i campi sconfinati e le vaste foreste che il territorio offriva, entrando a contatto con le tribù finniche con le quali instaurarono relazioni commerciali.

Chiara Fiaschetti

Fonti: Marcello Garzaniti, “Gli Slavi, storia, culture e lingue dalle origini ai nostri giorni”; Carocci Editore, Roma 2019

Redazione Radici

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