Green pass, il sindacato da che parte sta?

Green pass, il sindacato da che parte sta?

Di Michele Mezza

Per la prima volta a Taranto i lavoratori della più grande acciaieria d’Europa, uno dei segmenti d’avanguardia del mondo del lavoro italiano, entreranno separatamente in fabbrica, organizzati dall’impresa. Infatti in base al green  pass- chi lo ha perché vaccinato, chi invece lo deve richiedere periodicamente grazie ai tamponi, si organizzeranno itinerari diversi per i più dei diecimila dipendenti, di cui almeno 1600 non intendono vaccinarsi. Una situazione che affida alla gerarchia aziendale la classificazione e organizzazione sul posto del lavoro dei dipendenti, che perdono dunque il controllo sulle proprie attività E’ una delle conseguenze del permanere della neutralità sindacale rispetto al green pass.

Dopo gli scontri dinanzi alla CGIL di sabato scorso ad opera dei manipoli fascisti che guidavano la manifestazione dei no vax, i vertici sindacali hanno ribadito la loro estraneità alla mobilitazione per il green pass , e di conseguenza la vaccinazione, che rimane a detta di tutti gli scienziati più accreditati l’unica modalità per contenere e spegnere il contagio. La segretaria generale della FIOM Francesca Re David, in una controversa dichiarazione a radio Cusano  ancora non smentita  si era detta addirittura stupita per l’aggressione da parte degli oltranzisti no vax visto che “anche noi siamo contro il green pass”.

A Trieste e Genova sono i camalli, i lavoratori specializzati del porto, che minacciano di paralizzare gli attracchi commerciali se non saranno garantiti tamponi gratis ai dipendenti che non vogliono vaccinarsi, circa il 40 % della categoria. Posizioni che gettano una luce certo imbarazzante sulla manifestazione indetta per sabato prossimo in piazza San Giovanni a Roma contro l’attività dei gruppi neofascisti che si sono ormai insediati alla testa della protesta contro vaccini e green pass. Inevitabilmente il segretario generale della CGIL Landini dovrà dare un senso al ruolo del sindacato nella contesa sulle forme per garantire la sicurezza sul posto di lavoro. Sabato scorso, dopo  lo sfondamento della sede del principale sindacato italiano, dove sorprendentemente mancava ogni presidio e misura di protezione interna da parte del servizio d’ordine della confederazione, da parte delle milizie sovversive nella capitale, Landini ha avuto parole di fuoco nei confronti dei gruppi sovversivi che si sono messi alla testa dei no vax, ma non ha minimamente toccato il nodo del green pass.  
Sabato prossimo, anche sulla scorta degli episodi che si stanno moltiplicando nelle aziende, e dell’apertura della fase dei controlli che scatterà proprio venerdì 15, non potrà certo esorcizzare il tema . Da quella piazza dovrà venire una parola chiara sull’intendimento del sindacato di schierare il movimento del lavoro nello scontro sull’immunizzazione collettiva. Si dovrà dire da che parte si collocheranno le confederazioni sindacali e soprattutto la CGIL, il sindacato con la matrice culturale più legata alla sinistra e dove però affiorano isole sempre più evidenti di coabitazione fra militanza sindacale e voto alle formazioni sovraniste, come viene da tempo riscontrato nelle grandi regioni industriali del nord.


Mentre il sindacato in questi mesi si è trovato a destreggiarsi sul crinale di una certa indifferenza rispetto alla forte politica pubblica per le vaccinazioni, gli Imprenditori e il governo si sono, a loro volta, trovati, a difendere la scelta di una strategia basata proprio sull’egualitarismo nella lotta contro il contagio. Una strategia che il Financial Times ha considerato l’arma vincente per comprendere l’exploit del PIL italiano schizzato a quasi il 6 %, proprio in virtù della possibilità di tenere aperte aziende e servizi grazie alla vaccinazione.

Ma al di là delle questioni più legate all’economia, c’è un nodo che vede pericolose contiguità dei sindacati con le forze più sovraniste, come Lega e Fratelli d’Italia, ossia il ruolo dello spazio pubblico nel contrasto al virus. La tendenza, lo spiegava proprio nei giorni scorsi Andrea Crisanti, è ormai quella di una endemizzazione di Covid 19, seppur a bassa intensità, per cui si profila una convivenza di lunga durata.
In questo scenario bisognerà riprogrammare vaccini e sistemi sanitari per rendere più sicuri anche ambienti limitati e comunque per unificare sull’immunizzazione l’intero pianeta, dove ancora permangono grandi varchi alla pandemia per il ritardo delle aree più povere del mondo .  Un’azione che inevitabilmente modificherà assetti ed equilibri dei sistemi sanitari, e che rischia da una parte di promuovere affidamenti ed appalti a gruppi privati che già si candidano a sostituire il servizio pubblico, dall’altro a rendere inevitabile la costruzione di reti territoriali dove assistenza e prevenzione si basano sulla relazione diretta con ogni cittadino. La vaccinazione è l’antefatto di questa nuova fase per cui il sindacato dovrà dire da che parte si colloca, senza se e senza ma. 9Colonne

Redazione

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