Il difficile rapporto Cina-Usa

Il difficile rapporto Cina-Usa

di Raffaele Gaggioli

Sin dalla prima visita diplomatica di Richard Nixon in Cina, il rapporto diplomatico tra Washington e Pechino è sempre stato piuttosto complicato.

Grazie alle iniziative diplomatiche americane, la Cina ha potuto avviare le riforme economiche che le hanno permesso di diventare una delle principali potenze mondiali. La Cina è inoltre uno dei principali partner commerciali degli Stati Uniti, al punto che molte aziende americane hanno iniziato a trasferire i loro centri di produzione nei territori cinesi.

Nonostante gli importanti rapporti economici, il rapporto diplomatico tra Washington e Pechino tuttavia non è mai stato particolarmente positivo o pacifico. Le due potenze hanno interessi politici diametralmente opposti, in quanto le ambizioni territoriali di Pechino in Asia si scontrano con gli interessi strategici di Washington nella stessa area.

La situazione è diventata ancora più complicata dopo che Xi Jinping è diventato Presidente della Repubblica Popolare Cinese nel 2013. Xi Jinping ha infatti incrementato i poteri del suo ufficio, abrogando il limite dei due mandati presidenziali e di fatto divenendo dittatore a vita del paese asiatico.

Questo non è stato abbastanza per soddisfare le ambizioni del Presidente cinese. Negli ultimi anni, Pechino ha infatti adottato una politica estera estremamente aggressiva.

La propaganda cinese ha ricominciato a parlare dell’inevitabile riunificazione tra la Cina Continentale e l’isola stato di Taiwan, tuttora sotto la protezione di Washington.

La maggior parte delle recenti iniziative diplomatiche di Pechino sono state inoltre rivolte a sostenere molti nemici dichiarati di Washington o a diminuire l’influenza americana in molte nazioni. Oltre al consueto supporto cinese per la Corea del Nord, Pechino ha infatti incrementato i rapporti diplomatici ed economici sia con la Repubblica Islamica d’Iran, sia con la Russia.

Secondo molti esperti, l’aiuto cinese ha permesso sia a Teheran, sia a Mosca di evitare gli effetti delle sanzioni occidentali contro i loro governi, incoraggiando entrambe le nazioni ad adottare a loro volta un’aggressiva politica estera.

La reazione americana di fronte a questi sviluppi è stata contraddittoria.

Da un lato, Washington sta favorendo la creazione di una versione asiatica della NATO, incoraggiando paesi come il Giappone, la Corea del Sud e il Vietnam a formare un’alleanza politica e militare per contenere le ambizioni espansionistiche di Pechino. Inoltre, il Presidente Biden ha ancora una volta ribadito il supporto americano per l’indipendenza di Taiwan, inviando parte della flotta americana a difesa della piccola isola.

Dall’altro lato, Washington non può permettersi una rottura totale dei rapporti diplomatici con la Cina. Nel migliore dei casi, uno scontro aperto comporterebbe gravi danni all’economia americana, mentre nel peggiore potrebbe addirittura causare una guerra nucleare.

Per questo motivo, il Segretario di Stato Blinken si è recato in Cina per incontrare Xi Jinping. Il governo americano spera di poter persuadere Pechino a cessare i rifornimenti d’armi all’esercito russo ed a sfruttare i suoi rapporti diplomatici con l’Iran per trovare una soluzione che ponga fine alla guerra in Gaza.

Ovviamente, Pechino ha lo stesso problema. Nonostante gli sforzi diplomatici di Xi Jinping, gli Stati Uniti rimangono il principale partner commerciale della Cina e il ritiro delle aziende americane dalla potenza comunista comporterebbe il crollo dell’economia cinese.

Xi Jinping non ha inoltre interesse rispetto ad un’ulteriore escalation delle correnti crisi in Medio Oriente ed in Europa. Una guerra aperta tra Iran ed Israele molto probabilmente finirebbe con la distruzione della teocrazia islamica, privando Pechino di uno dei suoi maggiori rifornitori di petrolio.

Allo stesso tempo, l’interesse principale di Pechino nei confronti della guerra in Ucraina è impedire un’ulteriore espansione della NATO ed assicurare i continui rifornimenti di gas e petrolio da parte del Cremlino. Più la Russia continua a combattere in Ucraina, più la Cina può esigere prezzi più bassi per questi rifornimenti in cambio dell’invio di armi e altri aiuti militari.

Pechino quindi considera sia una vittoria, sia una sconfitta russa in Ucraina un ostacolo per le sue ambizioni in Asia e in Europa. Per questo motivo, la leadership cinese sembra stia mantenendo una posizione ambigua verso il conflitto in attesa di nuovi sviluppi.

Non si può quindi parlare di una nuova Guerra Fredda tra Pechino e Washington, dato che i due Paesi sono troppo interconnessi economicamente per sospendere in qualsiasi modo i rapporti diplomatici tra di loro. Allo stesso tempo, è innegabile che il rapporto tra Cina e Stati Uniti stia entrando in una nuova e decisamente più complicata fase.

Raffaele Gaggioli

Redazione

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