L’anarchico non è fotogenico

L’anarchico non è fotogenico

 Paola Vannoni e Roberto Scappin, della compagnia teatrale riminese quotidiana.com, lavorano sul linguaggio, facendo del meccanismo dialogico, quello sinteticamente indicato come Q/A, una cifra stilistica.
L’anarchico non è fotogenico” è il primo capitolo della trilogia “Tutto è bene quel che finisce”, in cui la compagnia intreccia e confronta il principio di “buona morte”, legato al concetto di fine o accelerazione di una fine certa, con le “eutanasie negate”, riferite non solo al campo medico-scientifico ma anche a quello della politica, della biopolitica e della cultura.


In scena due esseri in bilico ai limiti del paradosso – due cow-boy, poi improbabili danzatori – attraversano in un gioco verbale alle soglie dell’assurdo ciò che necessita di essere ripensato, dal rapporto con la morte a quello con la bellezza, dal senso del teatro alla sua relazione con lo spettatore, in una partitura dialettico-gestuale dall’efficacia penetrante, incisiva, politica.


Lo spettacolo, andato in scena anche alla Biennale di Venezia 2019, viene proposto ora in Australia nella rassegna online di teatro contemporaneo italiano Play-Back#7, curata da Elvira Frosini e Daniele Timpano e promossa dall’Istituto Italiano di Cultura di Melbourne sino al 31 agosto sul canale YouTube dell’Istituto.


La rassegna, che “riassume” con dieci opere il panorama della produzione teatrale italiana contemporanea (una al mese, da febbraio a novembre), ha proposto anche altri due lavori di compagnie dell’Emilia-Romagna: “Beast without Beauty” di C&C Company/Carlo Massari “e Totò e Vicè” della Compagnia Vetrano/Randisi – Diablogues.

Redazione

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