Appunti di viaggio: Il Circolo degli Italiani in Finlandia

Appunti di viaggio: Il Circolo degli Italiani in Finlandia


Di Sabrina Galasso

Spesso quando parlo della mia vita all´estero mi sento chiedere quali siano i principali ostacoli da superare una volta arrivati in un nuovo paese.

La prima cosa che mi viene in mente – forse perché quella piú avvertita come difficile – sono le relazioni sociali.

E, dall´espressione del mio interlocutore, mi accorgo che lasciare gli affetti e le proprie abitudini, siano esse professionali o di relazione, sia la cosa piú complicata che genera piú curiositá tra chi non ha mai lasciato la propria cittá e, a volte, nemmeno il proprio quartiere.


Inutile nascondere che impacchettare le proprie cose e lasciare che vengano portate via da abili trasportatori sia un momento segnato dalla malinconia, ma salutare gli affetti di una vita (siano essi famiglia o amici) ti segna nel profondo.


Per chi abbraccia questo tipo di vita itinerante, il saluto e la separazione divengono parte di noi; sono sentimenti che si riaffacciano con cadenza temporale specifica (il periodo di un contratto) o a volte arrivano senza preavviso.

Una cosa é certa, non si ama il distacco ma si cerca di conviverci.

Chi é un espatriato seriale (come mi definisco a volte) lascia scorrere le emozioni e trova strategie per ricominciare.

Questa é in fondo la strada da percorrere, accettare che ci sia un termine e vedere cosa si prospetta all´orizzonte.


Non é facile, non é sempre stato cosí.

La prima volta é dura, ti spezza e poi ti accorgi di aver creato una sorta di rituale; pensieri e comportamenti vengono in tuo aiuto quando si é pronti per chiudere un periodo e cominciare una nuova fase.

E ti scopri piú forte, piú coraggioso e allenato.


Chiudere é senza dubbio contraddistinto dalla tristezza, siamo consapevoli di ció che lasciamo e in un certo senso perdiamo, ma é anche un momento in cui si riflette su quello che si é riusciti a creare, un momento di consapevolezza dell´energia che ci ha sostenuto nel difficile compito di ricreare “un nuovo spazio”, delle forze che abbiamo messo in campo e che potrebbero esserci di aiuto domani.

Le lacrime quindi diventano espressione di amicizie interrotte, di relazioni che non possono piú esprimersi nel giornaliero, ma sono anche lacrime ricche perché abbiamo avuto la possibilitá di conoscere persone nuove, luoghi diversi, perché sono l´espressione di una opportunitá vissuta.

Questo ripeto alle mie figlie ogni volta che vanno a scuola per l´ultimo giorno, che organizzano un playdate con le amiche per salutarsi, che scattano decine di foto per ricordarsi: sentite di essere tristi, ma siete in grado di sperimentare questa sofferenza perché delle persone meravigliose sono entrate nella vostra vita.

É quindi un momento anche di gratitudine.


E poi avviene il passaggio, si cambia paese. Arrivare in un posto nuovo, in cui tutto é sconosciuto, in cui tu sei sconosciuta agli occhi di chi é giá lí da tempo, in cui non sai come muoverti, dove andare e come andarci, in cui nessuno ti aspetta forse é ancora piú difficile.

Questi sono i primi giorni della nuova vita e allora si sente la forte necessitá di conoscere gente, di entrare nel nuovo ambiente in cui siamo approdati, di combattere il senso di solitudine e di colmare un vuoto per ricominciare.


Siamo per natura portati a stare in contatto con l´altro e, nel mio caso, questo si materializza in due diverse modalitá: mantenere i rapporti con chi é lontano e crearne di nuovi.


Oggi vorrei dedicarmi al secondo, celebrando le associazioni degli italiani all´estero, perché accanto allo sforzo quotidiano di integrazione nella nuova realtá permane il desiderio di frequentare la comunitá italiana, nell´ottica di un sostegno all´arrivo attraverso il conforto che la lingua offre.

Inutile nascondere quanto sia rilassante comunicare attraverso lo stesso idioma, quanto sia confortante ascoltare suoni che evocano un contatto immediato con le nostre radici.

Durante gli anni di espatrio ho imparato lingue diverse, ho vissuto circondata da persone che parlavano tante lingue diverse, ma poter usare l´italiano significa entrare in contatto con chi siamo, con il nostro vissuto, con la nostra cultura.

É come una magia, si accorciano le distanze con i luoghi dove abbiamo lasciato famiglia ed amici, ci sentiamo catapultati in una dimensione a noi familiare, entriamo in sintonia con un mondo che abbiamo lasciato ma non dimenticato.


Le associazioni degli italiani all´estero (ad oggi migliaia) sono un luogo di incontro, di aggregazione, di condivisione e di sostegno.

Ma diventano anche un immaginario ponte tra il paese che ci ospita e il paese che abbiamo lasciato.

Non c´é antagonismo, ma collaborazione e cura di quei fattori che rendono l´inserimento in un nuovo gruppo sociale un passaggio meno difficile e doloroso.

Attraverso l´esperienza di chi ha giá vissuto il trasferimento prendiamo coscienza del processo avviato e troviamo quelle risorse che ci aiuteranno nel viaggio, riceviamo una serie di informazioni che ci torneranno utili. Se dovessi pensare ad una immagine, l´associazione la vedrei come un sistema di ancoraggio che si costituisce di tanti tasselli tra loro uniti e con tanti ganci alle estremitá;

ti accoglie, ti informa e ti lascia andare con la consapevolezza che il gancio é sempre pronto e ti puoi agganciare quando vuoi.


Arrivata ad Helsinki ho trovato il Circolo degli Italiani, un gruppo guidato da tanti volontari che attraverso il loro impegno e la loro energia creano numerose occasioni di incontro e di supporto.

La lingua italiana diventa l´elemento che unisce, ma le attivitá (numerose e di diverso profilo) sono gli strumenti che avvicinano e coinvolgono.

Presente in Finlandia da tanti anni, é oggi un riferimento per tutti coloro che desiderano restare in contatto con la propria identitá culturale, come esprime la Presidente Eleonora N.

“mi sono avvicinata al Circolo per la necessitá di essere parte della comunitá italiana, per dare a mio figlio una identitá italiana e per cercare sostegno. Ho avuto il piacere di conoscere tante donne e insieme abbiamo fatto crescere il gruppo (che oggi conta 160 soci) che ho guidato per 6 anni”.


Ma il Circolo é anche attenzione ai bisogni dei propri associati e il Campo Estivo ne é la prova tangibile.

Lo scorso anno ha preso vita per offrire attivitá di intrattenimento per bimbi dopo la fine della scuola.

Rigorosamente in italiano, per allenare i piú piccoli alla conoscenza ed uso della lingua italiana, offre tante attivitá di svago che sono progettate e condotte da volontarie.

E quest´anno il Circolo ha fatto anche di piú, ha sostenuto un progetto che vede ragazzi tra i 15 e i 17 anni impegnarsi in lavori estivi e quindi il Campo 2021 ha accolto due giovani che assisteranno le volontarie italiane.


Ma cosa spinge ad un cosí grande impegno?

Passione, desiderio di supportare, voglia di creare un tessuto umano in cui riconoscersi, un forte senso di condivisione; queste sono le caratteristiche che ho ritrovato in Sabina, promotrice ed organizzatrice del Campo Estivo e del Little Italy Festival.

Tanto lavoro, tanta energia ma anche tanta voglia di far conoscere il nostro paese.

Una rassegna del cibo ma anche musica e attivitá per famiglie; un momento per celebrare la cultura italiana presentando immagini, suoni e i sapori del nostro paese.


Questo é l´agire degli italiani all´estero, “mantenere ed esprimere i valori positivi del nostro paese “ – citando le parole di Barbara R. – “operare per trasmettere ai nostri figli le tradizioni che sono proprie dell´Italia”.


In una giornata di celebrazioni come quella del 2 giugno, dalla Finlandia il nostro contributo.

Sabrina Galasso corrispondente Progetto Radici Helsinki Finlandia

Redazione

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