l’Argentina , la nazione nella quale la cultura italiana si è maggiormente radicata

l’Argentina , la nazione nella quale la cultura italiana si è maggiormente radicata

di Daniela Piesco

L’Argentina è, senza dubbio, nel panorama continentale americano, il posto in cui gli italiani ci sono andati e ci sono rimasti maggiormente.

Non solo per i numeri, seppur importanti, che descrivono il fenomeno: si stima che nel periodo compreso tra il 1870 e il 1925, siano arrivati nella terra argentea quasi 2.5 milioni di italiani, concentrati principalmente nelle zone litoranee di Buenos Aires, Santa Fe, sud di Cordoba e nella provincia di Entre Ríos.

Per effetto di questo fenomeno, oggi l’Argentina è la nazione, fuori dall’Italia, con la maggiore presenza italiana.

È anche una questione culturale e identitaria, perché l’Argentina è la nazione nella quale la cultura italiana si è maggiormente radicata.

Ad un punto tale , che l’italianità ha dapprima messo in discussione l’identità nazionale argentina, per poi entrare a tutti gli effetti a far parte della argentinidad, dell’identificazione di ciò che è argentino.

Come ogni migrazione, anche quella degli italiani diretti in Argentina è una storia di relazione.

In primis la relazione degli emigranti con le comunità di origine che veniva mantenuta con la corrispondenza, ma anche con il mantenimento delle ritualità, come le feste religiose, le celebrazioni familiari, i lutti .

Piuttosto la relazione con le comunità di arrivo, favorita nel caso dell’Argentina dalla “vicinanza” linguistica, dalla partecipazione alla vita economica e dall’assenza di particolari ostilità da parte della popolazione locale.

È anche la storia delle relazioni politiche, economiche e culturali tra gli Stati di arrivo e di partenza.

Dalla prospettiva argentina, l’arrivo degli italiani ha avuto un peso rilevante nell’economia e nella società argentina.

Anche se il caso dell’emigrazione italiana in Argentina è spesso descritto come una storia di successo, è un fatto che l’abbandono in massa delle campagne non fu certamente indolore.

Da una prospettiva italiana, il calcolo della ricchezza che gli emigrati apportarono all’Italia, con le loro rimesse, non deve far dimenticare come fu difficile e faticoso, per la stragrande maggioranza, risparmiare e accumulare a sufficienza.

Di peggio di come stavo non mi può capitare”

Per questo, la ragione che appare spiegare meglio il fenomeno migratorio nostrano è stata quella che Edmondo De Amicis raccolse dalla voce di un emigrante: “Di peggio di come stavo non mi può capitare. Tutt’al più mi toccherà di far la fame laggiù come la pativo a casa”.

Come ogni migrazione, anche quella degli italiani diretti in Argentina, ci insegna che l’identità nazionale ,l’idea collettiva di cosa sia la nazione, i miti e l’immaginario della nazione in cui ci si riconosce ,non è fissa e immutabile.

Se, come sostenne Benedict Anderson, le nazioni sono comunità immaginate, non è azzardato ritenere che tutte le componenti sociali ,non solo quelle autoctone ,possano contribuire a plasmare e a costruire l’immagine delle comunità di appartenenza.

Non c’è dubbio che la definizione di nazione rimandi all’idea di un passato comune e alla memoria di quel passato che si tramanda nelle generazioni.

Finché di questa nostra migrazione c’è memoria, sapremo che gli italiani in Argentina ci sono andati e ci sono rimasti e che, da allora, le nostre identità collettive sono cambiate per sempre.

È prioritario rinnovare il patrimonio della storica presenza e del ruolo dell’Italia in Argentina

È partito il concorso di idee organizzato da Ambasciata d’Italia in Argentina e Istituto per il trasferimento tecnologico dell’Università di Buenos Aires ( UBATEC )per premiare le proposte più innovative di studenti universitari e neolaureati argentini sullo sviluppo dell’economia circolare.

Inviando entro il 14 giugno un video di 3 minuti, tutti i giovani degli atenei argentini potranno presentare un progetto su disegno sostenibile, riciclo dei residui, energie rinnovabili.

Al vincitore sarà offerta l’opportunità, finanziata dall’Ambasciata, di andare in Italia per incontri con incubatori di progetti tecnologici e istituzioni che offrono sostegno a start-up innovative.

Viene valorizzato in tal modo il mondo dei giovani e le opportunità che emergono da un maggiore interscambio tra i due paesi, soprattutto in ambito universitario.

Daniela Piesco vice Direttore Radici

Www.progetto-radici.it

Redazione

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