Il matrimonio liberismo-democrazia, (competizione-cooperazione) secondo voi è compatibile?
Da decenni, due nemici minacciano il futuro dell’umanità: la guerra atomica e gli sconvolgimenti climatici.
Ma il mondo scientifico, come se vivesse su un altro pianeta, continua indisturbato a produrre “cose” sempre più perfette: automobili, robot, uomini volanti, navi, aerei, grattacieli, ponti e ora anche intelligenza artificiale.
Ed è come se curasse il tumore al cervello col pediluvio; posto che l’umanità non ha problemi di mezzi scarsi o difettosi, ma di autisti che sappiano arrivare a destinazione senza danni per sé, per gli altri e per l’ambiente.
Mancano i pedagogisti produttori di cervelli affidabili, di popoli capaci di usare utilmente il groviglio crescente della tecnologica senza renderla socio-eco-assassina, anche in tempo di pace.
Ci raccontano che l’uomo è perfettibile, sarà pure così. Ma abbiamo ancora il vizio di sanare i guasti economici a cannonate e di curare la buona salute dell’ambiente a colpi di avvelenamenti e devastazioni.
Presi singolarmente, i mezzi che la scienza mette in mano agli uomini sono una benedizione, e usati per “cooperare al bene comune” potrebbero fare miracoli più grandi di quelli di Dio, che si fermò alla moltiplicazione dei pani e dei pesci. O quasi.
Presi singolarmente, i mezzi che la scienza mette in mano agli uomini sono una benedizione, e usati per “cooperare al bene comune” potrebbero fare miracoli più grandi di quelli di Dio, che si fermò alla moltiplicazione dei pani e dei pesci. O quasi.
Ma noi “umani” (solo di nome) i miracoli li facciamo alla rovescia; perché salvo rarissime eccezioni, opera di pochi geni e di pochi eroi, i mezzi scientifici, giuridici ed economici li usiamo per competere, per rendere vincente chi li maneggia nelle stanze dei bottoni, e perdente e fallito chi si rifiuta di sfruttare i lavoratori e rubare i clienti per non soccombere alla rapina finanziaria e tributaria.
Gli eroi che si spendono per la collettività “cooperando” con quelli più deboli e più sfortunati di loro sono una autentica rarità. La maggior parte di chi ha potere culturale, politico o economico si lancia da cannibale o da vampiro nella giungla della competizione selvaggia per migliorare il proprio conto in banca e la propria carriera sfruttando o distruggendo uomini e cose.
Gli eroi che si spendono per la collettività “cooperando” con quelli più deboli e più sfortunati di loro sono una autentica rarità. La maggior parte di chi ha potere culturale, politico o economico si lancia da cannibale o da vampiro nella giungla della competizione selvaggia per migliorare il proprio conto in banca e la propria carriera sfruttando o distruggendo uomini e cose.
Nessuno è capace di operare per il bene comune, tenendo in buona salute insieme popolo, Stato e territorio. E se nelle istituzioni capita per sbaglio qualche onesto, capace e responsabile, si affrettano a renderlo inoffensivo.
Alla morte del comunismo, persino i comunisti hanno festeggiato il matrimonio d’amore fra liberismo e democrazia, fra diavolo e acquasanta, fra carnefice e vittima.
Ma ora siamo così malridotti che lo avrà capito anche lo scemo del villaggio che è stato un matrimonio felice per i Paperoni, ma funesto per i popoli privi di sovranità monetaria al guinzaglio del mondo finanziario e delle multinazionali “mordi e fuggi” ed “esentasse”, imboscate nei paradisi fiscali.
Il libero mercato è concepito per schiavizzare la maggioranza e ingrassare la minoranza. L’esatto opposto di ciò che dovrebbe garantire la democrazia al popolo “sovrano”.
La democrazia sposata al “socialismo cooperativo” è fallita per scarso rendimento. Ma ora, sposata al liberismo finto competitivo e vero “rapace” (che produce ma non perequa) può solo arrischiare il futuro dell’umanità.
Con gli Stati che esplodono di debito pubblico, tutti al guinzaglio di multinazionali e banchieri, nessun governo, di nessun colore politico, avrà mai la forza economica per tentare una inversione di finalità: dalla COMPETIZIONE schiavizza popoli, alla COOPERAZIONE salva popoli, prima che sia tardi per tutti.
Franco Luceri