La violenza di genere
Violenza contro le donne e l’importanza di combattere lo stalking. Una sfida sociale in forte crescita che richiede particolare impegno per proteggere le vittime.
Dal Mondo – Stalking e violenza contro le donne sono un fenomeno in forte evoluzione, una sfida sociale molto significativa, che richiede attenzione e azione.
Lo stalking consiste in una serie di atteggiamenti tenuti da un individuo ossessionato, detto stalker, che affligge un’altra persona, perseguitandola, generando in lei stati di apprensione e compromettendo la sua vita abituale.
In Italia, 1 dona su 3 è vittima di violenza, un dato che mette in evidenzia la natura pervasiva di questo grave problema. Più nel dettaglio, il 14,1% delle donne, 2 milioni 950 mila, ha subito violenze fisiche o sessuali da partner o ex partner, in particolare il 5,5%, 910 mila, da partner attuale. Sono poco meno di 13 milioni e 200 mila, 52,5%, le donne tra i 18 e gli 84 anni che hanno riferito di essere state vittime almeno una volta, nel corso della propria vita, di episodi di violenza psicologica e/o fisica. Oltre 2 milioni e 800 mila le donne, 11,3%, che nel corso del 2024 ha ammesso di vivere attualmente situazioni di violenza psicologica, subendo atti di controllo da parte di persone vicine, denigrazione e umiliazioni. Circa 90.000, 0,4%, le donne attualmente vittime di violenza fisica.
Inoltre, nel 2024, rispetto al 2022, si è registrato un aumento degli accessi in Pronto Soccorso per violenza e ricoveri ordinari con indicazione di violenza. Nel 2022, sono stati 14.448 gli accessi in PS, con un aumento del 13% rispetto al 2021, dato che rappresenta 4,9 accessi per 10.000 donne, con un picco tra le giovani tra i 18 e i 34 anni. I ricoveri ordinari con indicazione di violenza nel 2022 sono stati 1.196.
Su 130 donne uccise in Italia nel solo 2024, 114 sono stati femminicidi e solo il 17,2% delle vittime ha denunciato la violenza subita.
Le condotte tipiche dello stalking configurano il reato di “atti persecutori“, introdotto dalla legge 23 aprile 2009, n. 38. La norma introduce nel codice penale italiano l’articolo 612-bis, “ Salvo che il fatto costituisca più grave reato, è punito con la reclusione da un anno a sei anni e sei mesi chiunque, con condotte reiterate, minaccia o molesta taluno in modo da cagionare un perdurante e grave stato di ansia o di paura ovvero da ingenerare un fondato timore per l’incolumità propria o di un prossimo congiunto o di persona al medesimo legata da relazione affettiva ovvero da costringere lo stesso ad alterare le proprie abitudini di vita. La pena è aumentata se il fatto è commesso dal coniuge, anche separato o divorziato, o da persona che è o è stata legata da relazione affettiva alla persona offesa ovvero se il fatto è commesso attraverso strumenti informatici o telematici. La pena è aumentata fino alla metà se il fatto è commesso a danno di un minore, di una donna in stato di gravidanza o di una persona con disabilità di cui all’articolo 3 della legge 5 febbraio 1992, n. 104, ovvero con armi o da persona travisata”.
Il reato di stalking è procedibile a querela, ma può essere esercitato d’ufficio in determinati casi, come quando la vittima è un minore o una persona disabile, in caso di reato connesso ad altro reato procedibile d’ufficio, o se lo stalker è già stato ammonito dal questore.
Definito come sorveglianza o molestia indesiderata e ripetuta, che può degenerare in violenza fisica, produce un forte impatto sulla vittima, determinando una pluralità di effetti, molti dei quali devastanti con ripercussioni sul benessere fisico, psicologico e sociale della stessa. Nasce come complicazione di una qualsiasi relazione interpersonale spesso da soggetti con personalità “narcisista maligna”, i quali hanno sviluppato un delirio persecutorio nei confronti della persona che non riescono a controllare, in altri casi invece, da persone con “problemi di interazione sociale” i quali, attraverso lo stalking, cercano di stabilire una relazione sentimentale imponendo la propria presenza nella vita dell’altro anche su rifiuto, e in altri ancora, individui affetti da disturbi mentali convinti di avere a tutti gli effetti una relazione con l’altra persona.
Secondo il CPA, Centro Presunti Autori-Unità Analisi Psico Comportamentale dell’Osservatorio Nazionale sullo Stalking, più del 50% degli stalker ha vissuto, almeno una volta nella vita, l’abbandono, la separazione o il lutto di una persona cara che non è riuscito a razionalizzare, eventi traumatici che possono aver portato ad una percezione distorta della realtà con conseguente difficoltà nel gestire le emozioni, sfociando in ultimo, in comportamenti ossessivi e persecutori nei confronti della vittima. Il CPA sottolinea che gli stalker spesso presentano una bassa autostima, una scarsa empatia e una tendenza all’idealizzazione dell’oggetto d’amore, tratti di personalità che possono portare ad una dipendenza emotiva.
Sebbene il profilo psico-comportamentale possa essere utile per comprendere le dinamiche dello stalking, ogni persona è unica e irripetibile. Pertanto, è fondamentale evitare generalizzazioni e considerare ogni caso in modo individuale, tenendo conto delle specifiche circostanze e delle caratteristiche personali dell’autore e della vittima.
Sheridan, psicologa ed esperta in diritto e criminologia e Julian Boon, entrambi ricercatori britannici, hanno proposto la classificazione SILVI dei comportamenti di stalking nel 2003, distinguendo cinque tipologie di stalker in base alle loro motivazioni e comportamenti: ex compagno mosso da odio per la vittima; adolescente o giovane adulto con fantasie sulla persona amata; individuo con disturbo di personalità che vuole una relazione sessuale; oggetto delirante convinto di una relazione consensuale; molestatore sadico che vede la vittima come una preda. Questa classificazione è stata adottata dalla Polizia di Stato Italiana nel progetto omonimo per facilitare la comprensione delle motivazioni degli stalker e individuare le strategie di intervento più efficaci.
La vittima di stalking, vede trasformarsi non solo la propria personalità, ma anche la quotidianità, poiché, ossessionato dal molestatore, finisce col sentirsi impotente, incapace di difendersi e reagire, modificando pesantemente lo stile di vita e le proprie abitudini.
Dal punto di vista fisico, indifferentemente dall’aggressione subita, le vittime non solo hanno ripercussioni sull’alimentazione e sul sonno alimentando il consumo di alcol e fumo, ma anche e soprattutto sulla sfera psicosomatica manifestando eccessivi stati di ansia e paure.
Ancora più critico e pericoloso è invece, l’esito psicologico. A fronte di stati d’animo quali la rabbia, l’angoscia, la vergogna per le molestie ricevute, la vittima, oramai in grave stato depressivo, progetta il suicidio.
Sul piano delle relazioni interpersonali, laddove la vittima vive di costernazione delle persone che la circondando, si trova a dover cambiare le proprie abitudini evitando di frequentare determinati luoghi per ridurre le possibili interazioni sociali. Tali modifiche però, apportano un danno alla persona la quale vede annientata la propria vita. Spesso cambiano utenza telefonica, occupazione, abitazione o addirittura città.
Tutto ciò ovviamente si ripercuote anche sulla sfera economica, particolarmente se tale situazione viene affrontata singolarmente alla quale si aggiungono le spese per la propria incolumità come l’acquisto di sistemi di allarme e videosorveglianza, le spese per riparare i danni subiti dallo stalker o ancora, per i costi di assistenza legale e medico-specialistica.
Nella difesa non esiste una strategia valida e risolutiva per tutti, infatti, a seconda del caso, dei soggetti coinvolti, delle condotte moleste, alla durata e complessità degli episodi, si viene spesso, contestualmente o alternativamente, indirizzati a percorsi di protezione, che oltre a fermare lo stalker, servono proprio a salvaguardare l’incolumità della vittima.
Per porre fine cercando di non rafforzare l’ossessione del persecutore e sopravvivere alle molestie, sono state individuate quattro regole fondamentali. La vittima di stalker deve interrompere ogni rapporto con il molestatore spiegando in modo deciso di non essere interessata alle sue attenzioni. Fondamentale è documentare gli atti persecutori, informare la cerchia di amici, familiari e colleghi e chiedere aiuto alle istituzioni.
Come detto, deve modificare le proprie abitudini, evitando in primo luogo qualsiasi incontro, particolarmente quelli definiti “chiarificatori”, spesso preludio di esiti drammatici, non rispondere a nessun tentativo di contatto, quali telefonate, messaggi, e-mail, cambiare tragitto casa-scuola e/o casa-lavoro e ridurre la vita sociale. Se si decide di richiedere l’intervento delle autorità, è necessario raccogliere tutti gli elementi di prova a disposizione, quali messaggi, lettere, regali, immagini e video di appostamenti, approcci, contatti e violenze sia fisiche, che verbali.
Lo stalking e la violenza contro le donne sono fenomeni inaccettabili che devono essere fermati. Smettiamo di ignorare il problema e agiamo insieme per combatterlo.