Il processo Alessia Pifferi. Quanto giova al processo la spettacolarizzazione del caso?

Il processo Alessia Pifferi. Quanto giova al processo la spettacolarizzazione del caso?

di Francesco Magisano

Alessia Pifferi è colpevole di qualcosa di orribile. È la madre che abbandonò sua figlia, la piccola Diana di 18 mesi, da sola in casa per una settimana e con un biberon per alimentarsi.
Era estate e il caldo, la sete, la fame, hanno ucciso di stenti quel piccolo Angelo. L’ immagine di Alessia Pifferi ci provoca quindi repulsione. È naturale.
Ma la giustizia non può provare repulsione. Deve essere oggettiva.
La difesa, curata dall’avvocato Pontenani che vedete in foto assieme ad Alessia,
punta sulle difficoltà psichiche dell’imputata. È uno strano processo.
Non capita spesso di vedere indagati gli avvocati della difesa, così come non capita spesso di vedere indagati gli psicologi di un carcere, nel nostro caso il milanese San Vittore.
Accade nel processo Pifferi. Ci saranno delle ragioni, ma è strano e raro. Rarissimo. Alessia Pifferi è sicuramente colpevole. Ma era ed è in grado di comprendere ciò che ha compiuto?
Questo dovrebbe essere accertato oggettivamente. E non affidato all’inavvertita tifoseria dell’opinione pubblica. Credo che per casi così delicati, come questo che ha tolto la vita alla piccola Diana, bisognerebbe evitare di farne materia dei più diversi Talk Shows. Il nostro è uno strano Paese. È il Paese che dichiara umana pietà in morte di terroristi che negli anni 70 massacrarono decine e decine di persone, che fa gli auguri di compleanno per “gli anni vissuti sempre dalla parte giusta” a chi sta in carcere perché è stato condannato come mandante dell’omicidio di un servitore dello Stato, che candida alle elezioni Europee chi ha diverse condanne passate in giudicato e decine di denunce. Uno strano Paese. Che non mostra nessuna pietà nei confronti di Alessia Pifferi. La si vuole per forza dipingere come una donna che ha deliberatamente deciso di uccidere sua figlia in piena coscienza e con premeditazione. Mentre la dinamica di tutto quanto è accaduto, dal parto in avanti, mostra una donna in evidente stato di difficoltà. Stabilire quali, non tocca a noi. Non è il nostro mestiere.
Quello che sicuramente possiamo dire è che Alessia Pifferi oggi si trova in una situazione in cui vivere può essere una punizione peggiore della morte.
Non arroghiamoci il diritto di indagare e capire la profondità dell’animo umano.

Francesco Magisano

Redazione

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