Intervista inedita a Jacopo Lavezzoli
di Stefania P. Nosnan
Con una narrazione incisiva, dinamica e moderna l’autore Jacopo Lavezzoli accompagna il lettore in questo thriller mozzafiato
Jacopo Lavezzoli ci presenta il suo nuovo libro L’Antico Mortale. Ma prima ci parli di lei
come autore:
La scrittura, come il cinema o il teatro, permette di aprire finestre su mondi che altrimenti non esisterebbero. Come autore, utilizzo le mie esperienze di vita, i miei studi di legge e psicologia, i miei viaggi e le interazioni culturali che ho avuto, per offrire ai lettori storie che, a partire da una premessa fantasiosa e dogmatica, tengano fede al patto di sospensione dell’incredulità attraverso la costruzione di universi logici e razionali, animati dalle scelte di personaggi profondi e coerenti, mossi da desideri e istinti umani.
Dopo i due precedenti libri scritti in forma di diario, cambia tipo di narrazione. Come mai questa rivoluzione?
I primi due volumi hanno aperto molti misteri e domande senza risposta, il terzo volume si prefigge il compito di fornire risposte e rivelazioni. Data la vastità, sia spaziale che temporale, della vicenda, è stato necessario passare a un narratore onnisciente in terza persona, per fornire l’ampia visione necessaria a risolvere ogni trama in sospeso.
Un piccolo accenno ai precedenti romanzi che fanno parte della trilogia. Come mai la scelta di scriverli sotto forma di diario?
L’idea del diario mi è venuta leggendo le opere di Lovecraft, nelle sue storie accade spesso che un personaggio trovi un diario, o lo erediti, ma il contenuto di tale diario ci viene mostrato attraverso il filtro del punto di vista del narratore. Ho deciso di creare un’opera senza filtro, offrendo ai lettori la possibilità di esperire il brivido della scoperta e l’appassionante compito di discernere tra verità e follia di un narratore inaffidabile.
Pensa che il genere thriller dia maggiore libertà di espressione e scrittura?
Ritengo che il compito primario della narrazione (sia essa letteraria, cinematografica o teatrale), sia di offrire qualcosa di introvabile nel mondo reale. Ovviamente, le storie migliori ci permettono di provare emozioni e comprendere temi umani, ma nel farlo, dovrebbero trasportarci in luoghi di fantasia. A prescindere che si tratti di fantascienza, fantasy, thriller, horror o commedia; una storia dovrebbe darci qualcosa di più di ciò che possiamo vedere dalla finestra o ascoltare in un bar.
Per scrivere un thriller bisogna essere un assiduo lettore di questo genere. Quali sono i suoi scrittori preferiti o di riferimento?
Il mio autore di riferimento è Michael Crichton. Medico e scrittore, Crichton ha saputo vestire la scienza con trame avvincenti. I suoi romanzi thriller, d’azione e fantascienza; ci parlano di tecnologia, informatica, genetica, sociologia e molto altro, tenendoci incollati alle pagine con eventi mozzafiato. Nel mio modesto lavoro, cerco di fare altrettanto, inserendo nozioni scientifiche, e in particolare psicologiche, in trame ricche d’azione e mistero.
Programmi per i prossimi scritti?
Ho già iniziato a lavorare alla mia prossima trilogia. Si tratterà di un’opera di fantascienza che affronterà temi sociali: ambientata nel 2300, racconta le avventure di un gruppo di ribelli marziani e di una razza aliena, gettando luce sul concetto di società giusta, di eguaglianza e di leadership; mostrando un futuro ipotetico molto attuale.
Stefania P.Nosnan