Il caso Salis

Il caso Salis

di Raffaele Gaggioli

I processi giudiziari diventano sempre più complicati quando vengono coinvolti nella veste di accusati i cittadini di Paesi stranieri. In molti casi le autorità dei loro Paesi rifiutano di collaborare con i giudici poiché temono che il processo non sarà equo.

Nel corso degli anni l’Italia si è ritrovata coinvolta in queste particolari situazioni giuridiche. Nel 2007 Roma aveva tentato inutilmente di far rientrare in Italia la cittadina americana Amanda Knox, accusata dell’omicidio di Meredith Kercher, mentre tra il 2012 e il 2022 si era opposta al processo da parte delle autorità indiane contro due soldati italiani.

Tuttavia il Governo italiano non si era mai ritrovato in contrasto con un altro Stato appartenente all’Unione Europea grazie alle leggi e ai trattati stabiliti da Bruxelles. Tutto questo è cambiato con l’arresto di Ilaria Salis da parte delle autorità ungheresi l’11 febbraio 2023.

La 39venne monzese è stata arrestata con l’accusa di aver assalito due neonazisti durante la manifestazione “La Giornata dell’Onore”, la celebrazione di un battaglione che nel 1945 si era opposto all’assedio sovietico di Budapest.

Gli avvocati difensori di Salis contestano l’accusa, sottolineando che non ci sono prove della partecipazione della loro cliente all’aggressione. Gli assalitori erano tutti mascherati e l’unico indizio contro Salis è l’aver condiviso un taxi con due attivisti tedeschi, sospettati a loro volta di aver aggredito i neo-nazisti.

Anche la pena richiesta dall’accusa ha fatto scalpore: Salis rischia fino a 24 anni di carcere poiché i magistrati ungheresi ritengono che l’aggressione poteva facilmente causare la morte dei due neo-nazisti.

Oltre all’irregolarità dell’accusa e del processo, i famigliari di Salis criticano anche il trattamento a cui la cittadina italiana è stata sottoposta. La monzese è stata condotta in catene durante la sua prima apparizione in aula e i suoi avvocati hanno denunciato più volte le cattive condizioni igieniche e l’isolamento a cui è sottoposta sin dalla sua incarcerazione.

Un timore diffuso è che il governo ungherese stia cercando di sfruttare il processo alla Salis per un suo tornaconto politico. Infatti questo processo si sta svolgendo in un momento politico particolarmente delicato per Orban.

La fine del governo populista in Polonia ha diminuito l’influenza ungherese nell’Unione Europea e all’interno del paese vi è un notevole scontento popolare per le crescenti difficoltà economiche.

L’arresto di un’attivista straniera è quindi molto utile per le ambizioni di Orban. Da un lato il governo ungherese sembra suggerire che l’estrema destra ungherese può agire senza alcuna paura.

Dall’altro lato Budapest può rassicurare anche i cittadini più moderati che verranno difesi da qualsiasi attivista straniero potenzialmente pericoloso. Questo spiegherebbe in particolare la severità con cui la Salis è trattata e il rifiuto ungherese di farla processare in Italia.

Il mondo politico italiano sembra diviso sul da farsi e spesso le posizioni dei diversi parlamentari sono influenzate dalle loro rivalità ed all’interno del governo o dell’Europarlamento.

La Prima Ministra Meloni e il resto di Forza Italia sono rimasti per lo più neutrali, sostenendo che non possono intervenire direttamente nella vicenda. Gli avvocati della Salis, come consigliato dal Ministro della Giustizia Carlo Nordio, hanno richiesto ai giudici ungheresi la scarcerazione e la concessione degli arresti domiciliari dentro la città di Budapest, ma la richiesta è stata rigettata dalle autorità giudiziaria per il timore che l’accusata possa fuggire in Italia.

Al contrario i partner di governo della Meloni nella Lega si sono schierati al fianco di Orban, accusando la Salis di avere già dei precedenti penali in Italia (in realtà l’attivista italiana è stata assolta in tutti e quattro i processi in cui si è ritrovata coinvolta).

Le differenti posizioni tra la Meloni e Salvini sono dovute anche alle loro differenti alleanze nell’Europarlamento. Mentre Forza Italia sta cercando di allearsi con forze politiche di destra più moderate, Salvini cerca l’appoggio di forze populiste più estreme tra cui il partito Fidesz di Orban.

Le forze politiche opposte al governo si sono invece schierate con la Salis. Elly Schlein e Giuseppe Conte, rispettivamente leader del Partito Democratico e del Movimento Cinque Stelle, si sono già recati in Ungheria per protestare contro il trattamento riservato alla cittadina italiana.

Il Partito Democratico sarebbe inoltre pronto a candidare la Salis alle prossime Elezioni Europee, nonostante la donna non sia iscritta al partito o il fatto che la prigionia non le permetterà di recarsi nell’Europarlamento in caso di vittoria.

Forse il segnale più forte della sfiducia delle istituzioni italiane nei confronti delle loro controparti ungheresi proviene dal nostro sistema giudiziario. La magistratura italiana ha rifiutato di consegnare Gabriele Marchesi, coimputato di Ilaria Salis, alle autorità ungheresi, citando appunto le irregolarità del processo in cui la cittadina italiana è attualmente coinvolta.

L’ingresso della politica nelle aule del tribunale di Budapest rischia di complicare ulteriormente il processo, senza alcuna reale possibilità di prognosi circa il suo esito.

 

Raffaele Gaggioli

Redazione Radici

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