Il politico capace dovrebbe essere insieme pastore e contadino
Il 27 gennaio 2018, un carissimo amico ha scritto questo della “politica” italiana.
”’Occorre rendersi conto che negli anni del benessere fasullo (e della cultura demenziale aggiungerei io) si è consentita la crescita incontrollata di interi ceti di corruttori e di corrotti. Senza sbarazzarsi dei quali è pura illusione potere competere nel mondo d’oggi.”’
”’Occorre rendersi conto che negli anni del benessere fasullo (e della cultura demenziale aggiungerei io) si è consentita la crescita incontrollata di interi ceti di corruttori e di corrotti. Senza sbarazzarsi dei quali è pura illusione potere competere nel mondo d’oggi.”’
Infatti, la giustizia sociale è custodita ancora in congelatore; e il “benessere” resta monopolio di corrotti e corruttori; perché il lavoro di politico ha raggiunto un livello di complessità che manda in tilt il cervello, senza una bussola culturale che aiuti a scegliere la giusta direzione di marcia per i singoli popoli, compatibile con la pace mondiale e la buona salute del pianeta.
Quella di politico, universalmente ritenuta professione, sarebbe stato più giusto definirla mestiere. Perché il politico dovrebbe assicurare al “gregge sociale” un “pascolo culturale ed economico” che tenga in vita i singoli popoli senza mettere a rischio il resto delle specie viventi e lo stesso pianeta, ora straripante di veleni, rifiuti, armi, guerre, crimini contro l’umanità, bombe atomiche e debito pubblico straripante.
Insomma il politico dovrebbe essere un po’ pastore e un po’ contadino, in modo da liberare l’albero socio economico dei rami secchi: “interi ceti di corruttori e di corrotti” che rischiano di generare un effetto domino sull’intera comunità mondiale già ricchissima di competizione selvaggia, corruzione, mafia, massoneria e guerra di tutte le razze.
Nella comunità Mondiale c’è da salvare popoli e pianeta, per evitare reazioni assassine del condominio Terra a danno dell’Umanità, quando si impoverisce di pastori e contadini e si arricchisce di parassiti, ladri, truffatori, avvelenatori e guerrafondai.
Sbagliare il governo di un popolo è il male minore che possa fare la politica. Perché i popoli impoveriti non reagiscono con la stessa violenza assassina con cui reagisce la natura quando viene avvelenata e depredata dalla scienza e dalla tecnologia da ospedale psichiatrico, al servizio degli strozzini e dei lupi.
Questa è l’unica ragione che induce i popoli in difficoltà e disperati a vedere le tirannie criminali migliori delle democrazie a norma di legge. Perché i tiranni non promettono crescite di consumi con la dispensa vuota, o peggio piena di cambiali protestate.
Mentre i “geni acefali” delle democrazie fingono di salvare e persino arricchire i popoli; ma depredando altri popoli poveri mettono a rischio la pace, o nel migliore dei casi, devastando la natura, li espongono alle sue reazioni assassine a colpi di sconvolgimenti climatici, che nessuna scienza, nessuna politica e nessun esercito riuscirà mai a fermare.
Franco Luceri