Homo in itinere

Homo in itinere

Si potrebbe forse definire così una peculiare caratteristica del genere homo, quella di spostarsi di volta in volta sul pianeta alla ricerca di condizioni di vita più favorevoli.

Una caratteristica peraltro condivisa con la fauna: da sempre gli animali, e non solo gli uccelli, si spostano per raggiungere luoghi dove il cibo è più abbondante o ci sono meno predatori o clima più favorevole ecc…

Qual è allora la differenza col genere homo? Semplice, il genere umano è l’essere più evoluto al mondo, ed essendo il più complesso e strutturato è anche quello che ha molti più bisogni delle altre specie. Bisogni che cerca di soddisfare in vari modi, e uno di questi è abbandonare il luogo d’origine e muoversi verso terre che promettono una vita migliore.

I nostri bisogni non sono solo di tipo pratico, quelli che riguardano la sopravvivenza e i beni materiali per es;  abbiamo anche bisogni sul piano psicologico, emotivo e affettivo. Rispetto al mondo animale, quando si deve spostarsi da un luogo all’altro per lavoro o altro abbiamo molte più aspettative diverse e articolate.

Il fenomeno delle migrazioni è dunque vecchio come il mondo, proprio per soddisfare le esigenze anche dell’umano.

Negli ultimi decenni si è verificato un aumento esponenziale dei flussi migratori che si sono diretti e si dirigono verso il cosiddetto primo mondo, quell’Occidente che è così attrattivo agli occhi dei paesi del terzo mondo, sottosviluppati o in via di sviluppo. Questo comporta una sfida enorme, perché l’impatto può essere dirompente: lo si vede nel Mediterraneo, in particolare nel paese più fragile ossia il nostro per la gran quantità di punti d’approdo, nonché per l’alta densità di popolazione (molte montagne e poche pianure, per es.).

Una sfida davvero epocale per la politica, che dovrà coniugare l’accoglienza con il rispetto dovuto al proprio paese che dovrà essere almeno pari al rispetto per l’immigrazione.

Sandra Fallaci©

foto di A.Gambinossi

Sandra Fallaci

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