Israele o Palestina? – Il ricordo di un regalo di compleanno…

Israele o Palestina? – Il ricordo di un regalo di compleanno…
Il Tesoro

2017 – Compivo 50 anni! Non sono abituata a fare grandi feste (non più…): sono una donna solitaria ed amo regalarmi viaggi. A maggio di quell’anno, dunque, sono partita per la Giordania. Il Medio-Oriente mi ha sempre affascinata, così come l’Africa.

Ho visitato Amman, i Castelli del deserto, alcuni musei etnici, l’antica città di Jarasa, conquistata dal generale Pompeo nel 63 a.c. ed annessa alla Lega della Decapoli, l’alleanza delle 10 grandi città romane e che ancora oggi è una delle città di epoca romana meglio conservate al mondo, Petra e il Monte Nebo, il luogo in cui Mosè vide la terra di Canaan e dove si dice sia seppellito. Ho trascorso gli ultimi giorni prima nel deserto Wadi Rum, dove ho conosciuto una amica di una delle sorelle di Abd Allāh II ibn al-Ḥusayn, l’attuale monarca del Regno Hascemita di Giordania e dove ho insegnato al beduino che mi accompagnava con il cammello “Caravan petrol” di Carosone; poi, sul Mar Morto, passando per la città di Acaba. Lungo la strada, dietro le montagne, la Palestina. In Giordania si chiama così. Mohamed, il mio autista, mi ha fatto notare le postazioni di vedetta dei soldati israeliani a tutela del confine e sempre in allerta per eventuali attentati.

Ho pensato molto a quel viaggio dopo gli eventi funesti di questi giorni. E non ho mai scordato le parole di Mohamed (sì, anche in quella occasione ho portato con me i miei preziosissimi taccuini che ho riempito ascoltando le guide ed anche la gente del posto).

Mi guardo bene dall’esprimere un giudizio e, soprattutto, dal condannare gli uni piuttosto che gli altri. La violenza, quella sì, invece, va sempre condannata!

Vi lascio ai miei appunti presi allora:

Mohamed è stato il mio autista e mio compagno di viaggio. Molto gentile, assolutamente rispettoso e talmente protettivo nei miei confronti.
Mohamed è nato il 2 ottobre 1964. A Gerusalemme. Mohamed è Giordano dalla nascita, dunque. Nel 1967, quando la Palestina fu invasa e conquistata dal “Popolo di Israele”, lui si trovava in Arabia Saudita con tutta la famiglia, dove vivevano dopo il trasferimento del padre per lavoro. Mohamed è potuto rientrare “a casa sua”, o, meglio, nel suo territorio, da ragazzino per andare a trovare la nonna e la zia che ancora vivevano là. Questo, grazie al visto richiesto dalle donne al governo israeliano. Non ha più nulla. La famiglia del padre, ricchissima, aveva grandi appezzamenti di terreno. Il governo di Israele ha offerto loro 600 milioni di dollari, questo il valore. Loro hanno rifiutato. “Sarebbe tradimento”, ha detto Mohamed. “Non possiamo prendere soldi dal governo di Israele e lasciare la nostra terra a loro. E’ nostra!”. Adesso quella terra è coltivata da altri che ci hanno costruito sopra. “Io non ce l’ho con gli Ebrei”, dice Mohamed, “ma non capisco come si possa vivere in un paese non tuo, rubando agli altri. Io non posso più tornarci.

E sono nato là”. Mohamed ha studiato, è colto ed istruito. Da ragazzo è venuto in Italia e, a Perugia, ha imparato l’italiano, che ancora parla. “Io sono stato in Italia ai tempi di Craxi, Andreotti, Cossiga”. Canticchia “O’ Scarrafone”. Napoli gli è rimasta nel cuore. Ha vissuto prevalentemente a Roma, dove, per mantenersi agli studi presso la “Scuola di economia turistica” (post universitaria), ha fatto anche il cameriere. “Ho lavorato in un ristorante a tenuta familiare dove io facevo tutto. Adesso non capisco i giovani: si stancano subito!”. Dopo l’Italia è stato in America. Quindi, parla anche americano. Poi, ha lavorato in Arabia Saudita per una grossa compagnia americana per la quale apriva e metteva in opera i ristoranti. Lì ha conosciuto la moglie. Maestra prima, direttrice poi, perché era molto brava. Anche lei nata a Gerusalemme. “Mogli e buoi dei paesi tuoi”, dice ridendo in perfetto italiano. Adesso vivono ad Amman ed hanno tre figli.


“Io non capisco come possano dire che è loro. Hanno due passaporti, una della nazione di origine, l’altro israeliano. Non sono Israeliani. Quella è la Palestina. E’ casa mia!”. Mi dice che i soldati israeliani sono cattivi. Uccidono anche i bambini, perché pensano che possano tirare sassi. “Sai perché questo? Perché loro hanno sbagliato ed hanno sempre paura!”. Ho raccontato questo ad una signora di Reggio Emilia che ho incontrato sull’aereo di ritorno. Non solo me lo ha confermato, ma ha aggiunto che le suore, sue amiche che lei va spesso a trovare in Israele (lei lo chiama così, naturalmente, come tutti) le hanno raccontato di sofferenze terribili di persone che loro curano perché non hanno medicine. Se, ad esempio, una persona ha un tumore, se è israeliana ha sovvenzioni, altrimenti, nel caso sia palestinese, vive nella sofferenza. Mi ha spiegato che lo fanno apposta per farle parlare e per carpire informazioni. Questo, a suo dire.
Ho chiesto a Mohamed cosa pensasse dell’ISIS, di Bin Laden, di Arafat, e dei Talebani. Condanna l’ISIS. “Perché”, dice, “Nel Corano non c’è scritto da nessuna parte che Allah dice che sia giusto uccidere”. La signora emiliana mi ha spiegato che in Giordania c’è tanta ignoranza, pertanto, giusto Mohamed poteva pensarla così, perché ha studiato e girato il mondo.

Sui Talebani non siamo, naturalmente, d’accordo. “Non è giusto che abbiano distrutto tanti simboli, ma hanno fatto bene a cacciare gli Americani”. “Però”, ho pensato io “hanno fatto tanto male anche alla popolazione locale”.
“Arafat era un traditore pagato dai servizi segreti di Israele. Hanno scoperto che il nonno era ebreo”. Beh, questo lo sapevamo anche noi….
“Quello che è successo alle torri gemelle l’hanno voluto gli Americani, per bombardare i nostri paesi che sono ricchi di petrolio. Come possono due aerei buttare giù due palazzi così alti?! Hanno messo delle bombe sotto loro!” Questo, naturalmente, è sempre il suo pensiero. Però mi terrorizza!


“Prima eravamo tutto un popolo ed il re di tutti gli Arabi era Abdullah e stava alla Mecca. Poi, gli Inglesi ed i Francesi ci hanno divisi, perché uniti eravamo più forti!”.
Accenna anche alla guerra contro gli Ottomani. “Gli Inglesi sono venuti ad aiutarci, ma hanno fatto finta! Poi ci hanno tirato il coltello dietro la schiena!” “Ma Lawrence d’Arabia era con voi” “No!!!! Lui anche era traditore. I film fanno vedere che era buono, ma lui era pagato dai servizi segreti inglesi e ci ha traditi anche lui!”
Mohamed ha nostalgia di casa sua, anche se ad Amman vive bene. “Hanno fatto la pace la Giordania ed il governo di Israele, ma loro non vogliono rispettare i patti: dovrebbero darci il 20% del loro territorio e non ce lo danno. E poi come si può avere rispetto di un popolo che uccide tutti buttando bombe su vari paesi, tra cui il Libano!”

Mi ha anche raccontato che, quando era in America, aveva visto che la moneta da 1 dollaro, riportava una scritta latina: “Novus ordor seclorum”. Gli avevano spiegato che il significato era “Nuovo ordine nei secoli”. Inoltre, quella moneta riporta la piramide d’Egitto e l’occhio che vigila su tutto. “Perché la piramide d’Egitto? Lo sai Monica? Perché quella è l’origine del popolo ebraico. In America la banca federale è tenuta da una famiglia di Ebrei. Questo non succede in nessun altro paese del mondo! Sono state cambiate le monete da 20 dollari, da 10. Quella mai! E’ così da quando si sono costituiti gli States!”

Io, dal canto mio, gli ho raccontato la storia di un anziano professore di inglese (il mio), che era molto colto e conosceva ben venticinque lingue, tra cui l’arabo. Questo professore era ebreo e, da bambino, era stato deportato in uno dei campi di concentramento nazisti. Non odiava nessuno, anzi aveva rispetto di tutto e di tutti. “Lo so, c’è anche gente buona, io non odio la religione. Ma come hanno potuto togliermi la terra e casa mia?”

Non ho risposte per Mohamed.

Le considerazioni che faccio oggi restano le stesse di allora: chi ha ragione? chi ha torto? Ma, soprattutto, perché muore tanta gente innocente? E da cristiana-cattolica: può una religione portare un popolo o alcuni rappresentanti di esso a sentirsi superiori e ad arrogarsi il diritto il sterminare ed uccidere chi ha una fede diversa (la storia ci insegna che nessun credo ne è stato esime)?
Nemmeno a queste domande trovo risposta

Monica Montedoro

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