Senza responsabilità corporativa delle classi dirigenti, la democrazia è finta
Da sempre, la regressione totalitaria delle democrazie è la conseguenza del mal governo. Dell’incapacità di impedire, governando bene lo Stato, che un tiranno destro o mancino si riappropri del potere.
Ma peggio, se riesce a mandare a casa chi governava male; il politico trombato sbaglia a chiamarlo tiranno perché ancora non ha iniziato a governare; e chiama idiota se stesso, perché è il suo mal governo che ha riportato al potere il tiranno.
Salvo rare eccezioni, i governanti democratici vogliono solo a parole la fine dei totalitarismi. Di fatto, cultura e politica sono perfette per partorire tiranni, ingrassarli, curarli e conservarli in ottima salute per giustificare i fallimenti della classe dirigente finta democratica, irresponsabile e ladrona.
Da 24 secoli il tiranno arriva puntuale dopo ogni cattiva democrazia, se le istituzioni di uno stato democratico sono governate da una classe dirigente idiota o disonesta.
E posto che sono le classi dirigenti irresponsabili a rovinare le democrazie, delle due l’una: o nelle forme di autogoverno difetta la qualità della cultura; oppure intellettuali e politici tendono a diventare rispettabilissimi compagni di merende.
Perché il mal governo arricchisce la classe dirigente e impoverisce i contribuenti onesti che più lavorano e più ingrassano di tasse e disservizi.
Se lo Stato è sfasciato e ha necessità di risanamento, la classe dirigente è legittimata a truffare i contribuenti tartassandoli e gli utenti abbuffandoli di servizi da terzo mondo.
Ma se oltre alla responsabilità individuale, la classe dirigente fosse assoggettata a responsabilità corporativa; per non rischiare di dover risanare le l’istituzione e risarcire le vittime di tasca propria, correrebbe ai ripari passando dal governo finto al governo vero. Dalla Repubblica delle banane allo Stato di diritto.
Perciò, basterebbe caricare la classe dirigente di “responsabilità corporativa“, per i danni colposi o dolosi che produce; e ogni singolo professionista privato e pubblico, si precipiterebbe a curare due finalità che non sono in conflitto: il proprio interesse personale e il bene comune.
Un medico sarebbe responsabile della buona salute dei suoi pazienti, ma insieme ai colleghi di tutta l’Italia, del buon funzionamento del sottosistema sanitario. Così, tutte le istituzioni, diventerebbero in automatico interconnesse e complementari, e contribuirebbero a rendere il sistema Stato produttivo e perequativo, quindi governabile.
Giusto per capirci; per la superiorità culturale e professionale della classe dirigente italiana, lo Stato è come una Ferrari da competizione smontata.
Si ha l’impressione che cada a pezzi, ma è semplicemente disassemblato, perché è così che rende il massimo guadagno, carriera e ruberie agli “onestissimi” addetti ai lavori. E pazienza se gli italiani ONESTI finiscono schiavizzati e rovinati a vita.
Non illudetevi, è una impresa a dir poco disperata. Ma con la responsabilità corporativa di burocrati, professionisti e politici, il puzzle delle singole istituzioni, oggi incasinate ad arte, disconnesse e conflittuali, si ricomporrebbe in Stato di diritto capace di favorire la produttività economica, imporre tributi e riconvertirli in servizi pubblici nel rispetto dei diritti dell’uomo, del cittadino e del popolo sovrano.
Quel “fesso” di Pantalone, spremuto e gettato come un limone per tre quarti di secolo; condannato a lavorare e a morire doppiamente ricco: di rapine tributarie e disservizi assassini, forse potrebbe tornare a rialzare la testa da sovrano.
Franco Luceri