Un tesoro fra il verde e i campi arati di Jendouba: Bulla Regia, un’antica città romana in Tunisia

Un tesoro fra il verde e i campi arati di Jendouba: Bulla Regia, un’antica città romana in Tunisia

di Maria Angioni

Quando siamo andati nel nord-ovest della Tunisia, per visitare l’antica città romana (ma con una base preromanica) di Bulla Regia, ci si è aperto davanti un mondo, oltre che un panorama, inaspettato.

La segnaletica lascia molto a desiderare da quelle parti, è stato necessario dapprima raggiungere la città di Beja, poi virare verso Jendouba, e quindi affidarsi alle indicazioni dei passanti, e infine affidarsi alla generosa scorta di un tassista che, con la sua vecchia auto del consueto colore giallo, ci ha accompagnato fino a un punto dal quale ci sarebbe stato agevole raggiungere le rovine. E così è stato.

Salvo che nessun cartello, fatta eccezione per quelli, ormai inutili, che abbiamo visto affissi solo all’ingresso dell’area archeologica, anticipava e spiegava e indicava tanto splendore; e addirittura il gruppo di case, una sorta di frazione di Jendouba, di cui Bulla Regia costituisce l’appendice, si chiama ormai Bella Rigia, con una alterazione del nome più antico, evidente, ma sufficiente a mettere in crisi chi come noi era ormai frastornato da tanti giri e tante stradine di mercato, rigorosamente senza l’aiuto di Google Maps perché entrambi i telefonini erano rimasti privi chi di campo, chi di ricarica.
Ma questo è stato anche il bello della gita, con la cesta di vimini piena di baguettes, formaggio, bibite, e prosciutto rigorosamente non di maiale.

Entrare a Bulla Regia, e passeggiare nei suoi percorsi, aiutati da una bravissima e disponibile guida (che ha preso per mano la nostra bimba e l’ha con amore dissuasa dal gettare il pietrisco sui piani sotterranei delle belle case decorate di mosaici, invece che cacciarci tutti via come era successo anni fa in Alto Adige) è un’emozione di alto livello.

Infatti non solo gran parte delle terme, delle ricche case romane, del Foro e del Teatro è ancora intatta, con splendidi mosaici, colonne greco-corinzie decorate a foglie d’acanto, gradinate e palcoscenico che tuttora vivono in diversi periodi dell’anno, e ospitano attori musicisti e pubblico, ma la visita alle stanze edificate sotto il livello della terra, per assicurare il fresco durante l’estate, ma sempre luminose grazie ai pozzi di luce ed ai chiostri, e poi la risalita fino ai campi, ai ciuffi di palme che fanno venire in mente le oasi del sud, trasporta tutti in un’altra dimensione, e fa dimenticare le pene quotidiane, il traffico, i luoghi ormai consueti.

Bulla Regia è stata una città romana, edificata però su un agglomerato di epoca più antica, ad ogni modo il complesso abitativo reso evidente dagli scavi risale all’età adrianea.
Alcuni dei mosaici che decorano e decoravano i pavimenti si trovano e si possono ammirare ancora all’interno delle varie domus, spicca fra tutti la c.d. “Casa di Venere”, così detta appunto per il mosaico di marmo che ne decora il pavimento centrale.

Altri mosaici, ma anche statue e monete d’oro, si potranno ammirare presso il Museo del Bardo, a Tunisi, non appena verrà riaperto al pubblico.
Le origini di Bulla Regia sono certo precedenti al suo periodo romano, risalgono infatti ad ancor prima dell’egemonia cartaginese come dimostrato da alcuni reperti greci risalenti al V° secolo A.C.
Non mancano comunque le tipiche vestigia puniche, attestanti il culto di Baal e Tanit, e le sepolture nei Tofet.
La città entrò a far parte del territorio sottoposto al potere di Roma sin dal 203 A.C., ai tempi di Scipione l’Africano, poi conobbe alterne vicende, e nel 46 A.C. entrò a far parte delle province africane, fino a quando l’Imperatore Adriano concesse ai suoi abitanti la cittadinanza romana.

Bulla Regia decadde lentamente in seguito, e fu col tempo sepolta da un progressivo manto di polvere e terra, che da una parte la nascosero agli occhi dei contadini e dei viandanti, dall’altra ne protessero gran parte dall’usura (si pensi agli splendidi mosaici) ed alle ruberie.
I primi scavi archeologici iniziarono nel 1906, e tuttora, come ci ha spiegato la nostra guida, e come è comunque facilmente percepibile dal gran numero di inusuali collinette che circondano le strade lastricate, gran parte della estesa città antica giace ancora sotto strati di terreno fertile.

La guida ci ha anche detto ciò che è facilmente comprensibile, circa i costi di nuovi scavi, ed anche i costi che comporterebbe la manutenzione e conservazione di nuove ampie aree di rovine, qualora esse venissero portate alla luce. Al che io ho pensato fra me e me, che in effetti forse è molto meglio, a volte, fermare il lavoro di emersione e scavo, quando non ci siano i mezzi economici per poi proteggere i tesori venuti alla luce.
Anche perché, a Bulla Regia, quello che è stato già messo a disposizione dei visitatori e degli studiosi mi sembra che sia già molto, e di gran rilievo, e d’altra parte anche l’immaginazione, il sogno, che solo ciò che ancora non è emerso può suscitare, hanno la loro importanza, e fanno rimanere impressa nella memoria e nel cuore la nostra passeggiata a bocca aperta, le discese per le scale che portano ai piani interrati, la piccola danza della bimba sul palcoscenico del teatro, davanti a noi seduti per gioco sui gradini di pietra e marmo, ad applaudire.

La città antica copre una grande estensione, e tutto attorno il paesaggio è ad aprile verdissimo, i campi sono coltivati, diversi oliveti si stagliano all’orizzonte, e mucche e pecore cicciotte ci hanno salutato dalla vicina fattoria.
In periodo di ramadan i visitatori sono pochi, noi abbiamo incrociato solo due o tre gruppetti di ragazzi e ragazze, tutti tunisini, ci siamo salutati gentilmente, poi ognuno a seguire il suo personale itinerario.
Una volta finito il tour archeologico, assieme alla guida siamo tornati all’ampio e comodo giardino all’ingresso, con un piccolo parco giochi per bambini, un bar – straordinariamente aperto in tempo di ramadan – e una boutique con vari ricordi della città romana, e un po’ di artigianato locale. Purtroppo la bimba l’ha spuntata ed è riuscita a farsi regalare un piccolo tamburo, la guida ci ha messo del suo e ci ha donato una calamita con un simpatico canguro col cappello, che appena tornati a casa abbiamo subito attaccato al frigorifero.

Abbiamo poi proseguito per la terra dei Crumiri, fino a raggiungere Tabarka lungo una strada tutta curve, ma suggestiva in mezzo al grano, con greggi di pecore e mandrie di mucche dappertutto, e contadini e contadine alla guida dei carretti tirati dall’asinello.

Quando all’improvviso ci siamo trovati a scendere verso la costa, superati i boschi di querce e conifere, un tratto di mare azzurro e calmo ci si è aperto di fronte, in mezzo agli scogli e sotto le colline rocciose, e abbiamo capito di essere finalmente arrivati alla città da cui partirono i Genovesi tanti anni fa, cacciati dal Bey, alla volta dell’Isola di Carloforte.
Bulla Regia non è certamente l’unico sito archeologico che merita una visita, nella parte a nord ovest della Tunisia, ma alla città di Dougga (l’antica Thugga) dedicheremo senz’altro un’altra occasione: ora ci aspetta la cena tunisina del ramadan, siamo ospiti e non possiamo far tardi.

Redazione

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