L’Egitto lungo il corso del Nilo: dal Cairo a Dendera

L’Egitto lungo il corso del Nilo: dal Cairo a Dendera

di Adele Quaranta

Il viaggio, effettuato dal 24 ottobre al 4 novembre 2022, lungo il corso del Nilo (nel tratto Il Cairo-Abu Simbel), alla scoperta delle località più famose del Paese e del suo patrimonio – storico, artistico, architettonico, ambientale, socio-economico –, si è rivelato appassionante e coinvolgente dal punto di vista scientifico, antropogeografico e monumentale.

L’Egitto, uno dei Paesi più popolati del continente africano e del Medio Oriente – con quasi 105 milioni di abitanti, occupa il 14° posto a livello mondiale ed una superficie di oltre 1 milione di kmq –, si estende nella sezione nord-orientale dell’Africa ed in quella sud-occidentale dell’Asia attraverso il “ponte” della penisola del Sinai. Confina con il mar Mediterraneo a N, la striscia di Gaza e Israele a N-E, il golfo di Aqaba ed il mar Rosso ad E, il Sudan a S e la Libia ad O. Il territorio è costituito per il 95% dal deserto del Sahara e, pertanto, risulta, nel complesso, scarsamente abitato.

Dall’esperienza culturale maturata e circoscritta, in larga parte, alle sponde del Grande Fiume – nasce in Sudan e versa le sue acque nel Mare Nostrum dopo aver percorso 6.671 km –, sono scaturiti, a causa della lunghezza dell’itinerario, due contributi autonomi, parzialmente diversi dal punto di vista territoriale-ambientale, in quanto più si procede verso sud, più aumentano le aree desertiche. Il primo inscritto nella sfera del medio corso del fiume (Il Cairo-Dendera) ed il secondo in quello basso (Karnak-Abu Simbel).

Fonte di vita per molti popoli, il Nilo non ha svolto un ruolo significativo solo nell’ambito dell’Antico Egitto, ma anche nei secoli successivi fino ad oggi, perché le sue acque, oltre a inondare e fertilizzare i terreni limitrofi con la deposizione del limo – sedimento di nutrienti minerali –, trasformano le aree desertiche in zone ideali ai fini produttivi, garantendo, da millenni, la sicurezza alimentare.

L’evoluzione dell’antica civiltà è derivata, in parte, dalla capacità di adattamento alle condizioni ambientali della fertile valle del corso d’acqua – dove ricadono anche tutti i siti storici  –, puntando sull’integrazione con i sistemi di irrigazione e tecniche agricole, rivolti a soddisfare, sin dal passato, le esigenze di una densa popolazione e di garantirne lo sviluppo socio-culturale.

Scribi d’élite, leader religiosi e amministratori sotto il controllo del faraone assicuravano, di fatto, la cooperazione e l’unità del popolo, cui consentivano lo sfruttamento delle miniere aurifere e fornivano le risorse da vendere, l’adozione di un sistema di scrittura indipendente, la gestione delle relazioni commerciali con i territori circostanti ed un’organizzazione militare rivolta a tutelare la sicurezza del Paese. Altresì, garantivano la costruzione di piramidi monumentali, templi, obelischi e barche a fasciame, modelli pratici ed efficaci di medicina, nuove opere letterarie, trattati di pace con i popoli confinanti, il riconoscimento di alcuni diritti alla donna, la quale poteva diventare faraone, possedere ed ereditare proprietà.

Le fasi di piena e secca del Nilo, a volte, non coincidevano con i cicli agricoli e potevano causare la perdita dei raccolti e la penuria di prodotti alimentari. Sicché, per sopperire a questo problema, fu realizzata, tra il 1958 e il 1970, la Diga di Assuan (voluta dal presidente Gamal Abdel Nasser), da cui è scaturito, all’interno dello sbarramento realizzato dall’uomo, il bacino lacuale, rivolto a fornire maggiori apporti idrici per usi irrigui (soprattutto, nei periodi di bassa portata), generare energia idroelettrica (circa 10 miliardi di kwh ogni anno), incrementare l’industria della pesca, migliorare la navigazione fluviale, etc. A tutt’oggi, consente, due raccolti all’anno, l’aumento della produzione, occupazione agricola e superficie coltivabile per far fronte ai bisogni conseguenti all’esplosione demografica, sebbene la periodica estrazione del limo dai fondali determini costi aggiuntivi.

La maggioranza dei residenti vive vicino alle rive del Grande Fiume, su una superficie di circa 10.000 kmq, dove sono presenti le uniche terre arabili. A fronte, infatti, di una popolazione che aumenta di 10.000.000 di abitanti ogni cinque anni, molti sono i progetti in via di realizzazione nei vasti territori desertici, tra cui, in particolare, l’insediamento di nuovi centri abitati grazie alla costruzione di fabbricati di dimensioni considerevoli per usi civili; l’irrigazione con bracci semoventi in luoghi privi di vegetazione e precipitazioni atmosferiche al fine di favorire la coltivazione di vegetali tradizionali e non, onde rendere le zone ospitali, consentire l’incremento di imprese innovative ed accrescere sia la terra coltivabile che il prodotto nazionale lordo.

A tale proposito, già avviato risulta il progetto “Nuovo Nilo”, che consentirà il deflusso delle acque del bacino lacuale – da utilizzare soprattutto per usi irrigui –, in un canale di 320 km di lunghezza (quello definitivo, tuttavia, dovrà raggiungere circa i 1.000 km), 30 metri di larghezza e 7 di profondità e sfocerà nel Mediterraneo a ovest di Alessandria.

Il viaggio “L’Egitto lungo il corso del Nilo”, descritto secondo le tappe effettuate, come emerge dalla cartina allegata, è iniziato dal CAIRO, situata poco a sud rispetto al delta e definita, nelle Mille e una notte, “Madre del mondo”. Con i suoi 20 milioni circa di abitanti – aumentano, nelle ore diurne, di altri 7 milioni, i quali tornano a casa la sera dopo aver svolto il loro lavoro –, si attesta come la più grande città dell’Africa, estesa su entrambe le rive del corso d’acqua.

Costruita su un promontorio, ai piedi della collina al-Muqaṭṭam, ricade l’antica “Cittadella”, caratterizzata da splendide moschee, vicoli tortuosi e minareti. Il complesso fortificato realizzato, da Ṣalāḥ al-Dīn (Saladino), fra il 1176 e il 1183, come protezione contro i Crociati, consentiva l’approvvigionamento idrico ai residenti, dal “Pozzo di Giuseppe” – il suo ingresso, visibile ancora oggi, era costituito da 300 gradini articolati intorno alla parete interna –, inizialmente alimentato da una serie di acquedotti ed, in seguito, da un sistema di norie che sollevavano l’acqua del fiume.

Fiore all’occhiello del quartiere è la Moschea di Muhammad Alì ritenuto il padre fondatore dell’Egitto moderno, in stile turco dell’arte islamica, edificata, in onore del suo defunto primogenito, nella prima metà del XIX secolo, dove un tempo sorgeva l’antico palazzo reale dei Mamelucchi. La cupola centrale della struttura (dal diametro di 21 metri), insieme con le altre quattro minori che la circondano, reggono 365 lampade di cristallo.

Nel cuore della capitale, in piazza Tahrir, è presente la più grande e straordinaria raccolta di antichità egizie al mondo, custodite nel Museo Egizio, inaugurato nel 1902 per contrastare l’esportazione selvaggia di reperti, fuori dai confini della nazione. L’edificio, in stile neoclassico e di forma rettangolare, si sviluppa su due piani e si articola in una serie di stanze – collegate da un corridoio e disposte attorno ad un atrio centrale –, dove sono illustrate la vita e l’incomparabile arte dei manufatti che vanno dalla statuaria monumentale agli splendidi oggetti in oro ed ai corredi funerari, dalla sala delle mummie alle spoglie dei faraoni a partire dal 3200 al 332 a.C. (anno della conquista del Paese da parte di Alessandro Magno), etc.

In attesa dell’apertura della nuova e più grande sede, raccoglie circa 130.000 pezzi, esposti secondo un percorso cronologico, oltre al celebre e ricco tesoro funerario trovato nella tomba di Tutankhamon, rinvenuta intatta nella Valle dei Re, che, per circa 500 anni, a partire dalla XVIII sino alla XX dinastia (ovvero, dal 1552 a.C. al 1069 a.C.), fu scelta quale sede delle sepolture dei sovrani del Nuovo Regno d’Egitto.

Nessuna visita può dirsi completa, senza il classico giro, nella parte vecchia del Cairo, al rumoroso ed affollato mercato di KHAN AL-KHALILI, che, articolato in tortuosi vicoli e labirinti, costituisce un’attrazione importante per turisti e locali.

I commercianti, accoglienti e solidali fra loro, offrono ogni tipo di articoli – spezie, scintillante chincaglieria, stoffe, profumi, souvenir (statuette, gioielli in argento, piatti decorativi, etc.), magliette, galabiyya, costumi di danza del ventre – e mettono alla prova le abilità di contrattazione venditore-acquirente fino allo svilimento.

L’evoluzione della màstaba – tomba monumentale edificata con mattoni di fango ed utilizzata durante le prime fasi della civiltà egizia (la massima concentrazione si trova a Saqqara) – determinò la nascita, sulla riva occidentale del Nilo, della cosiddetta piramide perfetta, per i complessi sistemi di aerazione utili alle maestranze che lavoravano all’interno, le gallerie e corridoi usati dagli operai per uscire all’aperto, le spesse lastre di granito allo scopo di sigillare le camere funerarie e, soprattutto, cunicoli angusti, passaggi camuffati, strettoie e pozzi-trabocchetto per impedire la profanazione delle tombe e la spoliazione dei tesori artistici.

Tutti elementi utilizzati nelle sepolture monumentali appartenenti alla IV Dinastia e nei complessi funerari dei tre faraoni più famosi: Khufu (CHEOPE, la più antica delle sette meraviglie del mondo antico, nonchè l’unica arrivata ai giorni nostri quasi integra), Khafra (CHEFREN) e Menkhaura (MICERINO).

Le mastodontiche costruzioni, allineate con le tre stelle della Cintura di Orione (quasi su una stessa retta),  con precisione, secondo la posizione del sole all’orizzonte (sia ai solstizi che agli equinozi) e realizzate intorno al 2500 a.C., hanno reso l’Egitto, indissolubilmente, un luogo mitico e misterioso.

Il monumento più famoso, all’interno dell’altopiano di el-Giza, è la SFINGE – ricavata da un substrato roccioso, è lunga 73 metri, alta 20 e larga 19 –, figura mitologica con la testa umana (misura 4 metri di altezza e rappresenta il faraone Chefren) e il corpo di un leone. Al pari delle tre piramidi è orientata verso est, quindi all’equinozio di primavera, anche se, rispetto all’XI millennio a.C., è variata la direzione per effetto dello spostamento dell’asse, attorno alla quale la Terra compie la sua rotazione giornaliera (le cause sono molteplici, ma la principale forza in gioco è l’attrazione gravitazionale combinata di Sole e Luna).

La scoperta dell’evoluzione delle imponenti sepolture appartenute a funzionari di Stato dei periodi della I e II dinastia, è iniziata dalla necropoli di SAQQARA, una delle più antiche, dotata di tombe risalenti al 3100 a.C., dove si trovano una serie di màstabe (edifici di forma tronco-piramidale) ed il complesso funerario a gradoni di Zoser, faraone della III dinastia, considerato il fondatore dell’Antico Regno (Manetone, storico e sacerdote greco vissuto in epoca tolemaica, ha suddiviso, a partire dal 3100 a.C., la storia egiziana in XXX dinastie, cioè famiglie reali imparentate tra loro, con successione legittima da padre in figlio).

A circa quaranta chilometri da el-Giza, situata nel deserto, una località suggestiva e poco visitata, è ubicata a DASHUR, conosciuta sia per i resti della più antica diga del mondo (risalente alla IV dinastia, le cui dimensioni erano di 100 metri di lunghezza e 50 di altezza) e la presenza di numerosi sepolcri nobiliari e grandiosi monumenti di notevole importanza archeologica (tra cui la “romboidale”, dalla caratteristica forma leggermente “schiacciata”), sia per il passaggio, molto importante, dalla struttura a gradoni alla prima piramide vera e propria, come quella soprannominata la “rossa” (dal colore della pietra con cui fu costruita, sebbene in origine rivestita da blocchi di bianco calcare), realizzata dal faraone Snefru, il padre di Cheope (tutte,  presentano i lati rivolti verso i punti cardinali).

La necropoli evidenzia, infatti, per la prima volta, non solo innovazioni architettoniche classiche realizzate durante la IV dinastia, ma altresì il cambiamento dell’orientamento dei complessi funerari (da N-S nel corso della III dinastia secondo le stelle circumpolari visibili all’orizzonte, ad E-W nel rispetto del movimento quotidiano seguito dal sole). Spesso i nuovi faraoni, infatti, smantellavano i vecchi monumenti  e riutilizzavano i blocchi per costruire quelli nuovi.

A El-Minya – dalla vocazione agricola, in quanto si producevano cotone e canna da zucchero (colture che hanno assoluto bisogno di grandi quantità di acqua) –, le sepolture scavate nella roccia di BENI HASSAN, risalente al Medio Regno, in fila su un asse nord-sud e riccamente decorate con scene di vita quotidiana e di guerra, erano riservate ai governatori provinciali. Nella distribuzione spaziale, la fascia superiore era destinata al ceto più importante (purtroppo, molte si presentano, attualmente, in gravi condizioni statiche).

Nelle vicinanze è ubicato il piccolo santuario rupestre, fatto realizzare dalla regina Hatshepsut, SPEOS ARTEMIDOS (in greco antico, Grotta di Artemide), dedicato alla dea leonessa  Pakhet, identificata con la furia distruttrice del Sole rovente (sui testi viene descritta come cacciatrice, nell’atteggiamento di scovare le prede durante la notte). É composto da due camere collegate da un breve passaggio ed aperto, verso l’esterno, con un ampio vestibolo di forma rettangolare, dotato di otto pilastri quadrati.

Le rovine dell’antica città greco-tolemaica di ERMOPOLI – nome attribuito dagli storici greci alla località egizia devota al dio Khnum (capitale del XV distretto dell’Alto Egitto) –, sulla riva occidentale del Nilo, conservano notevoli tracce di edifici sacri, tra cui tre grandi porte monumentali risalenti sia alle XX e XIX dinastie, sia all’epoca tolemaica. Tuttavia, ancora non è chiaro, se molti elementi architettonici rinvenuti appartengano ad un tempio locale demolito, i cui materiali sono stati riutilizzati in epoca ramesside, oppure di materia prima proveniente direttamente da Tell el-Amarna.

La più grande necropoli greco-romana conosciuta in Egitto, risalente al Nuovo Regno fino all’epoca romana ed usata intensamente nel periodo tolemaico, è TUNA EL-GEBEL, celebre per la tomba del sacerdote Petosiri, le innumerevoli sepolture di animali sacri (tra cui, resti imbalsamati di ibis, babbuini ed uccelli) ed il culto locale di Thoth. Qui, nel febbraio 2019, gli archeologi egiziani hanno scoperto cinquanta mummie avvolte nel lino, bare di pietra di varie forme e dimensioni, sarcofagi lignei, sepolcri collettivi sia di alti funzionari e sacerdoti, sia di bambini.

Intorno al 1348 a.C., il faraone ribelle Akhenaton (“Orizzonte dell’Aton”) e sua moglie (la regina Nefertiti) costruiscono, a TELL EL-AMARNA, il centro più importante di adorazione del dio Aton rinunciando al culto di Amon. La divinità è raffigurata come un disco solare, i cui raggi terminano nelle mani per evidenziare la sua funzione creatrice e provvidenziale. Alla morte del sovrano, la città fu abbandonata, la corte tornò a Tebe, i templi smontati per altri progetti edificatori (Ramesse II, ad esempio, riutilizzò molti blocchi di pietra, per realizzare nuove opere  nella vicina Ermopoli).

Un santuario dedicato alla Vergine, dall’aspetto di un castro fortificato, è il monastero copto di DORONKA, visitato, ogni anno, da numerosi cristiani, ubicato nei pressi della grotta in cui soggiornò la Sacra Famiglia, prima di ritornare, secondo le tradizioni, in Palestina. Sorge a 10 km da Assiut – in epoca faraonica, capitale della 13a provincia e meta di culto della divinità Wepwawet, rappresentata con la testa di lupo, vendicatore di Osiride –, sul crocevia delle strade da cui le carovane si dirigevano verso le oasi del Sahara occidentale.

Proseguendo alla volta di Dendera, ABYDOS – città sacra, in quanto sede di una delle tombe del Dio Osiride –, è considerata uno dei siti archeologici più importanti dell’Egitto per la presenza di un alto numero di templi antichi, tra cui Umm el-Qa’ab, necropoli dove furono sepolti i primi faraoni. Oggi è nota per l’edificio commemorativo di Sethi I, che contiene un’iscrizione della XIX dinastia (la “Lista dei re”, un elenco cronologico che mostra i cartigli della maggior parte dei sovrani dinastici da Menes fino al padre di Sethi I, Ramesse I).

La residenza reale presenta, in  molte stanze, pareti e soffitti dipinti in stile naturalistico (una delle principali fonti d’informazione sulla vita quotidiana e sulla religione del sovrano), al pari delle abitazioni nobiliari edificate su entrambi i lati della Strada Reale, che, oltre ad un santuario con stele raffigurante il faraone nell’abbraccio affettuoso alla sua famiglia, erano costituite da un solo piano, dove un lucernario, sul tetto del soggiorno centrale, consentiva l’illuminazione e la ventilazione. Gli edifici della gente comune erano costruiti, invece, con mattoni di fango cotti.

Una delle località meglio conservate dell’antico Alto Egitto è il complesso di DENDERA, esteso circa 40.000 mq, dove sono presenti il Tempio di Hathor (risalente al 54 a.C.), i resti di una chiesa copta, una piccola cappella dedicata a Iside e due mammisi (piccoli templi a custodia di una figura sacra, annessi ad una struttura religiosa più grande): il primo risale al faraone Nectanebo (epoca tolemaica del IV-I secolo a.C.) e, l’altro, alla dominazione romana (dal I secolo a.C. all’avvento del Cristianesimo). Ubicato lungo la riva occidentale del Nilo, poggia sulle fondamenta di precedenti edifici e fu completato dall’imperatore romano Tiberio. Un tempo ospitava il celebre Zodiaco, ora esposto nel Museo del Louvre a Parigi (l’originale è stato sostituito da una copia in gesso).

CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE. La società egiziana è profondamente cambiata rispetto alla mia visita precedente (avvenuta circa trenta anni fa). Come geografa, ho potuto osservare, sia pur superficialmente, il processo di trasformazione dell’organizzazione socio-economica e produttiva del Paese, nonché i benefici derivati dalla notevole disponibilità di risorse idriche, grazie al progetto “Nuovo Nilo”, menzionato in precedenza. Gli apporti idrici, infatti, utilizzati in pieno deserto e distribuiti dagli impianti sprinkler – bracci di irrigazione mobile (formati da un numero prestabilito di erogatori o spruzzatori d’acqua) in campi arati di grandi estensioni –, consentiranno la sopravvivenza di una larga fetta di popolazione (aumenta di 2.000.000 di individui all’anno), che potrà vivere dei frutti della propria terra in maniera più dignitosa.

L’Egitto, dunque, pur sottoposto ad un’intensa pressione di carattere antropico-ambientale, è non solo ricco di risorse paesaggistico-naturali, nonché di numerosi beni monumentali ed architettonici – attestati da fotografie e filmati allegati –, ma altresì, un importante attrattore turistico per la presenza di siti e parchi archeologico-religiosi sia monumentali che “minori”,  ricadenti in varie province e villaggi, dove sono stata particolarmente colpita dal calore della gente e dalla gioiosità dei bambini, aperti, da tempo, ai flussi turistici internazionali. Hanno richiamato, infatti, atmosfere, stati d’animo ed istanti evocativi, stimolato la riflessione e aiutato a vedere la realtà con occhi diversi.

Il viaggio, nella complessa sezione centro-meridionale del Paese, ha consentito, ad un gruppo di appassionati escursionisti – grazie anche alle numerose informazioni ed al supporto della guida egiziana, signor Tarek Eldalil –, di realizzare un’esperienza conoscitivo-culturale singolare e di entrare in contatto, con un mondo molto diverso dalla civiltà occidentale, per l’elaborato sistema di credenze religiose, di generi e modelli di vita, per la diversità dei paesaggi e per la variegata organizzazione economico-politica, ancorate alle risorse territoriali specifiche ed indispensabili ai fini della progettazione/costruzione del futuro, soprattutto se l’itinerario evolutivo intrapreso, sarà orientato verso la tecnologia, scienza, infrastrutture e sviluppo socio-culturale.

 

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Il mondo è un libro e chi non viaggia ne legge solo una pagina (Sant’Agostino)

 

 

Adele Quaranta

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