Facciamo un passo indietro e torniamo al febbraio del 2015 quando i reparti ucraini che bombardavano città e villaggi del Donbass erano stati praticamente circondate dalle truppe delle repubbliche separatiste nella sacca di Debaltseve, facendo temere il crollo di tutto il teatrino messo in piedi a Maidan: a quel punto e solo quando gli ucraini stavano per prendere una terribile e decisiva batosta, l’occidente e la Merkel in prima persona “scoprirono” improvvisamente le virtù della diplomazia e così la cancelliera, il presidente francese François Hollande, invitarono Putin, i rappresentanti del Donbass e l’allora presidente ucraino Petro Poroshenko a colloqui di pace che si svolsero a Minsk. Significativo in quest’ambito l’assenza degli Usa che di fatto detenevano il potere a Kiev, ma che evidentemente non volevano avere le mani legate. Dopo un ‘intera notte di trattative venne firmato l’accordo che prevedeva un cessate il fuoco e uno status speciale per il Donbass. “La via d’uscita dalla crisi sta nel rigoroso rispetto dell’accordo di Minsk, È una tabella di marcia verso la pace” disse la Merkel dopo la sigla di questo patto.
Invece adesso sappiamo dalla stessa Merkel che in sostanza si trattava di un trucco per salvare le truppe ucraine e cominciare un programma di riarmo massiccio. Non è certo un caso se poi Germania e Francia non abbiamo mosso un dito per far rispettare gli accordi, di cui erano garanti sia nella prima versione che nella seconda: si trattava solo di un mezzo per prendere tempo e militarizzare Kiev. E’ vero che le stesse cose sono state dette in maniera assolutamente chiara da un altro dei protagonisti di quegli accordi, ovvero Poroshenko: “Oh andiamo! Avevo bisogno che questo accordo di Minsk avesse almeno quattro anni e mezzo per addestrare le forze armate ucraine, costruire l’economia ucraina e addestrare le forze armate ucraine insieme alla NATO per creare le migliori forze armate dell’Europa orientale”. Ma certano acquistano maggior forza se a svelare il retroscena della falsa pace occidentale vengono sostenute pure dal personaggio che più di tutti gli altri ha contribuito alla costruzione di questa Europa, Fanno ancora più impressione, l’impressione che la Merkel cominciò a fare al vecchio Kohl, dopo averla lanciata nel mondo della politica e averne fatto il proprio successore: “Era una donna senza carattere, quando la guardavi volevi solo farti il segno della croce”.
Rimane da capire perché la Merkel che ha concesso non più di tre o quattro interviste da quando ha lasciato la carica di Cancelliere, abbia fatto questo autodafé quando invece aveva taciuto in estate, riversando sulla Russia tutta la colpa in occasione di un’altra intervista. Forse si è accorta con notevole ritardo che la vera vittima di tutta questa operazione a cui lei si è prestata era proprio l’Europa? Forse adesso vorrebbe ritornare al tavolo della pace rendendosi conto che il governo venuto dopo di lei è del tutto incapace di una qualunque autonomia, se non addirittura complice degli Usa nella distruzione del continente? La ex cancelliera non ha spiegato cosa fare ora che in Europa è scoppiato un conflitto militare su larga scala e che il piano occidentale di piegare la Russia è completamente saltato, si è limitata a tirare fuori dal cassetto l’ignominia di ieri forse sperando che cominciano a ribaltare la narrativa qualcosa possa cambiare. Ma temo che sia ormai troppo tardi.