La svolta moderata di Giorgia Meloni si è già esaurita?

La svolta moderata di Giorgia Meloni si è già esaurita?

di Donatello D’Andrea

Dopo le nomine dei Presidenti di Camera e Senato, sembrerebbe che la tanto elogiata svolta moderata di Giorgia Meloni si sia esaurita, dopo mesi in cui la leader di Fratelli d’Italia pareva avesse imboccato una strada meno estremista e dai toni più concilianti.

È così? La risposta è nì.

Innanzitutto bisognerebbe, prima di esprimere un giudizio, fare alcuni importanti distinguo e aggiungervi delle considerazioni in grado di fare chiarezza.

La prima, quella più ovvia, è che il moderatismo della Meloni oscillerà sempre tra necessità e convenienza. Non c’è alcuna convinzione, conversione o redenzione circa le idee, i temi e soprattutto i toni ma solo e soltanto puro interesse strategico.

Poi, un distinguo da fare è quello tra la necessità di accontentare gli alleati di governo e piazzare dei nomi pesanti nei posti che contano. Quello di Fontana è stato un caso, legato al contentino da dare alla Lega. Il nome lo ha scelto il Carroccio non Meloni. Poi, in fin dei conti, questi personaggi così estremisti è meglio tenerli in posti dove sono costretti a muoversi nel solco tracciato dal peso dell’istituzione e dai regolamenti. Stesso discorso vale per La Russa che, per quanto sia considerato un personaggio folkloristico ha comunque una lunga esperienza istituzionale. Entrambi starebbero, dunque, meglio nelle Camere che nei ministeri, dove avrebbero la possibilità di muoversi più liberamente.

La vera prova della fine o meno della svolta moderata Meloni ce l’avrà in occasione della formazione dell’esecutivo – un piccolo assaggio sono i dissidi sui nomi nei dicasteri pesanti e lo scontro con i suoi alleati che vorrebbero metterci i propri fedelissimi, al contrario Meloni vorrebbe dei tecnici, più graditi ai mercati – e con i primi provvedimenti.

La leader di FdI sa benissimo che per governare l’Italia ha bisogno di abbandonare i vecchi estremismi in nome di una più cauta politica conservatrice che non superi mai dei limiti ben definiti. Sicuramente non mancheranno dei “provvedimenti bandiera”, utili a fidelizzare ulteriormente l’elettorato più vicino alle posizioni di Fratelli d’Italia, ma per il resto Giorgia Meloni dovrà convivere con l’approvazione dei mercati – che non amano gli estremismi – con gli altri governi europei e occidentali e, infine, con i grandi consessi internazionali a cui l’Italia appartiene e risponde. E, come si sa, la pacifica convivenza comporta sacrifici

Per ciò che concerne lo scenario internazionale, gli occhi sono puntati sul governo e non sul Parlamento. Delle dinamiche interne italiane interessa relativamente poco, alla fine chi va nei grandi consessi internazionali sono i ministri e i capi di stato e di governo. Ci aspetta qualcosa da Palazzo Chigi. Certo, anche Camera e Senato hanno la loro importanza, su questo non c’è dubbio, ma sono sempre i governi quelli che si muovono all’estero. Il Parlamento conta soltanto nella misura in cui riesca a dare stabilità all’esecutivo.

Redazione Radici

Donatello D'Andrea

Classe 1997, lucano doc (non di Lucca), ha conseguito la laurea in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali e frequenta la magistrale in Sistemi di Governo alla Sapienza di Roma. Appassionato di storia, politica e attualità, scrive articoli e cura rubriche per alcune testate italiane e internazionali.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

CAPTCHA ImageChange Image

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.