Icarus vola nel buio

Icarus vola nel buio

Di Daniela Piesco Co-direttore Radici 

C’è una immagine molto bella realizzata, per la diciottesima giornata del contemporaneo,dall’artista Giorgio Andreotti Calò intitolata ‘Icarus’ dove dalla penombra emerge in primo piano una falena le cui ali nascondono il volto di un ragazzo che sembra offrirle la mano come sostegno.

Con tale gesto entrambi entrano in comunicazione e per un attimo le ali sottili della falena sembrano diventare un’estensione delle dita del ragazzo come un principio di metamorfosi che si innesca al calar del sole .

Il buio  diventa così il momento delle possibilità ,quel territorio di passaggio tra il conosciuto e l’ignoto in cui un adolescente si trasforma in un giovane uomo e , spiegando per la prima volta le sue ali ancora fragili accoglie la responsabilità di diventare adulto e volare solo nel mondo.

L’immagine di Calò sembra riflettere proprio sulla generazione degli adolescenti ,gli adulti di domani a cui consegnano la responsabilità di costruire un futuro migliore del presente che gli lasciamo in eredità.

Eppure ancra oggi si parla di suicidio giovanile e/o adolescenziale: è di poche ore fa la notizia che a  Gragnano un ragazzo di 13 anni, Alessandro, è morto dopo essersi buttato dal balcone di casa sua

Una vicenda che al momento vede indagati per istigazione al suicidio quattro minorenni e due maggiorenni.

Il suicidio è considerato un grande problema di salute pubblica; è causato da aspetti psicologici, sociali, economici, biologici e culturali

Nel periodo di transizione tra la tarda infanzia e l’adolescenza avvengano vari cambiamenti interni ed esterni che hanno un impatto sulla capacità emotiva, fisica e mentale di colui che li vive.

Per tale ragione, in tutto il mondo il suicidio è molto comune tra i giovani ed è la terza causa di morte sia per le ragazze che per i ragazzi tra i 15 e i 19 anni.

In età così precoci i ragazzi sono molto fragili, hanno una scarsa resilienza e una personalità in via di formazione, la loro identità è gregale e quindi se vengono esclusi o presi di mira dal gruppo di riferimento, e non vedono alternative, ecco allora che si sentono soli e possono voler spegnere la propria vita.

In adolescenza è difficile gestire i sentimenti , l’amore può essere un’emozione effimera, ma nel momento in cui viene vissuta può essere molto intensa

Dunque emozioni forti, scarsa capacità di controllo e scarsa previsione possono portare a gesti forti e definitivi.

La cosa migliore è cercare di parlare il più possibile con i ragazzi e, quando ci si riesce, cogliere gli aspetti di pericolo. Non sempre, però, è facile intercettare i disagi o il rischio di momenti di ‘buio’ perché quando i ragazzi iniziano a vivere nel mondo dei pari allora si allontanano dagli adulti e non parlano più.

Ma chiedere aiuto e non isolarsi è fondamentale

Difatti quello che fa rabbia è pensare che se quel momento di buio venisse interrotto, da un qualunque elemento esterno, ecco allora che il ragazzo potrebbe superare indenne il pensiero pericoloso e magari non averlo mai più.

Se, invece, ci si si avvita nel pensiero suicidario o autolesionista ecco allora che l’impulso può diventare incontrollabile

I pensieri suicidi fanno parte dell’età adolescenziale, un momento della vita in cui si hanno degli slanci emotivi molto forti, sia in senso negativo che positivo.

Fortunatamente è raro che questi pensieri si concretizzano

Quando accade solitamente non c’è premeditazione, c’è invece un momento di ‘buio’ in cui il ragazzo può essere sopraffatto da una situazione che sta vivendo con disagio, un momento innescato magari da una frase, da un messaggio, da un accadimento qualsiasi che lo fa agire impulsivamente.

In questa sede possono solo farsi considerazioni sui   diversi antecedenti al suicidio nei giovani che sono importanti per un approccio di prevenzione

Mi riferisco innanzitutto a  politiche antibullismo nelle scuole e sul posto di lavoro poi al sostegno per le famiglie in lutto, servizi di salute mentale che offrono accesso urgente, valutazioni psicosociali dopo episodi di autolesionismo.

Sarebbero necessarie inoltre particolari attenzioni per alcune minoranze: supporto per l’alloggio e la salute mentale per i bambini assistiti e attività mirate all’inclusione sociale e alla diversità nel gruppo LGBQ.

Anche le piattaforme social possono infine avere un ruolo nel fenomeno del suicidio tra i giovani, prevenendolo con la riduzione dell’accessibilità delle informazioni sui metodi di suicidio, ma anche amplificandolo attraverso l’apprendimento sociale, in particolare per i giovani che sono più vulnerabili ad essere influenzati .

Daniela Piesco Co-direttore Radici

pH Giorgio Andreotti Calò  ‘Icarus’

Redazione

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