Il Green Deal sta diventando l’incubo della Commissione europea

Il Green Deal sta diventando l’incubo della Commissione europea
© Dursun Aydemir / Anadolu Agency / Afp - La presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen

Le commissioni congiunte Ambiente ed Economia al Parlamento europeo hanno respinto la proposta di modifica alla tassonomia, la classificazione degli investimenti green, che vorrebbe includere anche gas e nucleare

Il Green deal, da cavallo di battaglia, sta diventando l’incubo politico dell’esecutivo von der Leyen. Le commissioni congiunte Ambiente ed Economia al Parlamento europeo hanno respinto la proposta di modifica alla tassonomia, la classificazione degli investimenti green, che vorrebbe includere anche gas e nucleare.

Il voto finale è calendarizzato per la plenaria di luglio ma con questo no è arrivata una prima indicazione in modo molto chiaro: la Commissione rischia di vedere naufragare il suo progetto. E si tratta di un nuovo schiaffo dopo che mercoledì scorso in plenaria era stata bocciata la riforma dell’Ets (con il conseguente ritiro dei pacchetti Cbam e Fondo sociale per il clima) perché erano passati gli emendamenti (targati Ppe) che avevano annacquato (secondo S&d) la proposta della Commissione.

La maggioranza era andata nel caos. E c’è il forte rischio che la scena si ripeti anche con la tassonomia. Il regolamento sugli investimenti green fa parte del piano d’azione della Commissione sul finanziamento della crescita sostenibile e mira vuole promuovere gli investimenti verdi e prevenire il “greenwashing”.

L’atto delegato sulla tassonomia complementare è stato presentato dalla Commissione il 9 marzo scorso e propone l’inclusione, a determinate condizioni, di attività specifiche nel settore dell’energia nucleare e del gas nell’elenco delle attività economiche sostenibili dal punto di vista ambientale. In particolare, le classifica come attività transitorie che contribuiscono alla mitigazione del cambiamento climatico.

Con 76 voti favorevoli, 62 contrari e 4 astenuti, le commissioni congiunte hanno approvato l’obiezione che respinge questa classificazione. “I deputati riconoscono il ruolo del gas nucleare e fossile nel garantire un approvvigionamento energetico stabile durante la transizione verso un’economia sostenibile. Tuttavia, ritengono che gli standard di screening tecnico proposti dalla Commissione, nel suo regolamento delegato, a sostegno della loro inclusione non rispettino i criteri per le attività economiche ecosostenibili”, spiega in una nota il Parlamento europeo.

La risoluzione adottata dai deputati chiede inoltre che eventuali atti nuovi o modificati siano soggetti a consultazione pubblica e valutazioni d’impatto, in quanto potrebbero avere impatti economici, ambientali e sociali significativi.

Il Parlamento e il Consiglio hanno tempo fino all’11 luglio 2022 per decidere se porre il veto alla proposta della Commissione. Se la maggioranza assoluta dei deputati (353) si oppone alla proposta della Commissione, la Commissione dovrà ritirarla o modificarla. La risoluzione dovrà essere votata nella plenaria che si terrà dal 4 al 7 luglio a Strasburgo.

Difficile prevedere l’esito del voto finale perché gli stessi gruppi politici sono divisi anche in base alla propria provenienza. Il nucleare è stato inserito nella tassonomia a causa dell’insistenza francese, così come il gas soddisfa le esigenze tedesche. Tuttavia la stessa Germania (e i deputati tedeschi) è fermamente contraria all’inserimento del nucleare (voterà contro anche in Consiglio). La riforma dell’Ets, il meccanismo di scambio di emissioni, tornerà in plenaria invece nella mini-sessione di Bruxelles che si terrà il 22-23 giugno.

AGI

Redazione Radici

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