Burebista, il conquistatore che unificò i popoli della Dacia

Burebista, il conquistatore che unificò i popoli della Dacia
Statua moderna di Burebista - Orastie

All’alba della civiltà

L’etnogenesi primordiale del popolo romeno si forma nello spazio carpatico-danubiano. I più antichi reperti che testimoniano la presenza e l’attività umana in quest’area dell’Europa centrale risalgono al Paleolitico e, gli specialisti, legano a questo territorio il vasto processo di antropogenesi.
Significativo fu il passaggio dal Paleolitico al Neolitico – verificatosi anche a causa di condizioni ambientali. In questo scenario le vecchie tribù presenti in quest’area iniziarono a “specializzarsi” dedicandosi all’agricoltura o all’allevamento del bestiame.
Al Neolitico risalgono alcune delle più importanti testimonianze archeologiche legate alla cultura più importante di questo spazio geografico: la cultura Hamangia (IV-II millennio a.C). Alla cultura di Hamangia appartiene la necropoli di Dealul Sofia e qui sono state rinvenute due statuette di terracotta. Successivamente, la comparsa di oggetti in rame segnò il passaggio dal Neolitico all’Eneolitico; a questo passaggio corrisponde anche la ceramica caratterizzata da notevole gusto artistico. (Constantiniu, pp. 15-16)
Nel III millennio a.C cominciarono ad arrivare popoli indoeuropei nomadi che si mescolarono ai sedentari: avvenne così un’influenza linguistica e culturale.
La comparsa e il successivo utilizzo del bronzo determinò un importante sviluppo economico-sociale che condusse ai primi scontri armati. Compaiono le prime fortificazioni e cittadelle. La figura del guerriero è, qui, dominante.
In questo scenario iniziarono a definirsi le prime unità etniche: Greci, Illiri, Traci.
In area balcanica-danubiana emerge il ramo dei Geto-daci, la cui più antica testimonianza risiede in Erodoto.
I Geti entrarono a contatto con i Greci, i quali favorirono nei confronti dei primi un’influenza culturale che risultò decisiva per la prima organizzazione statale. Probabilmente i Greci, culturalmente più avanzati, accelerarono il progresso dei vicini Geti.
Il progresso dei Geti lo si può rintracciare dalle testimonianze di Diodoro Siculo e Strabone i quali narrano la campagna di Lisimaco contro Dromichete, re dei Geti.
Dai racconti si evince che Dromichete era il capo di una tribù della Muntenia che risiedeva a Helis, città non identificata.
Sul campo militare i Geti progredirono notevolmente se si confronta la campagna di Alessandro Magno con quella di Lisimaco. La campagna di Alessandro Magno terrorizzò i Geti i quali fuggirono difronte all’invasore mentre nella campagna di Lisimaco i Geti appaiono molto più organizzati, soprattutto sotto l’aspetto militare: Lisimaco venne, infatti, accerchiato e sconfitto.
Intorno al 200 a.C un’iscrizione trovata a Histria parlava di un re sulla riva sinistra del Danubio, un certo Rhemaxos. Forse successore di Dromichete. Nello stesso periodo compare un’altra menzione; quella al capo dacico Orole che governata su una tribù collocata a sud-est della Transilvania e a sud della Moldavia e che conduceva campagne militari contro i Bastarni, popolo germanico. ( F.Constantiniu)
In seguito l’area balcanica e danubiana scompare nell’oblio. Saranno le fonti latine a dare nuove notizie. Queste fonti prestano ampia attenzione a Burebista, il più importante re dei Geto-daci.

L’ascesa di Burebista, il più grande sovrano della Dacia
Strabone ci informa che Burebista era diventato capo della “nazione”, una nazione logorata da incessanti guerre. Burebista, probabilmente, dovette faticare molto prima di riuscire ad unificare quella terra dilaniata dalle lotte tribali.
In questo scenario la società dei Daci era governata da un’aristocrazia tribale i cui membri erano chiamati tarabostes. Quest’aristocrazia venne coinvolta nelle lotte tribali in cui le varie tribù tentarono di assicurarsi un predominio con lo scopo di ottenere vantaggi economici. Non sappiamo come Burebista sia riuscito ad organizzare l’unione, Strabone è troppo vago.
Scrive, però, che Burebista sia riuscito nel suo intento mediante la proibizione dell’alcool. Strabone menziona questo fatto per due volte; deve averlo colpito particolarmente. Lo storico attribuisce il merito a un certo Deceneo, un sacerdote prestigioso presso i Daci grazie al quale questi ultimi avevano deciso di vivere senza vino.
Tuttavia, Burebista condusse una politica particolarmente aggressiva ed è probabilmente per questo motivo che riuscì nel suo intento. Fu un grande conquistatore e l’estensione del suo dominio riflette sicuramente la presenza di una forte struttura politico-militare.
Il cuore di questo dominio si trovava nel sud-Ovest della Transilvania dove la sua residenza era circondata da una molteplicità di fortezze. Le popolazioni dell’attuale Slovacchia furono le prime ad essere assoggetate dalla ferocia di Burebista. Successivamente il conquistare si diresse contro le colonie greche del litorale pontico le quale vennero distrutte.
Spingendo i confini del regno oltre il Danubio, attaccò il popolo dei Bastarni.
Secondo Strabone Burebista arrivò persino ad incutere timore ai Romani.
Il re dei Daci decise di intervenire nella guerra civile di Roma. Lo scontro diretto tra Romani e Daci non avvenne poiché sia Cesare sia Burebista vennero assassinati.
Burebista morì in modo violento e allo stesso modo avvenne la disgregazione del suo impero.  Forse questo riflette un malessere generato da una politica oppressiva del re dacio. Il grande conquistatore – che aveva provocato carenza di bottino – fu vittima di un complotto organizzato dall’aristocrazia militare che mise fine al suo dominio.
Da questo momento, le fonti parlano dell’ascesa di più sovrani ma la cronologia è tutt’altro che chiara.

Redazione

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