Il mare nel Medioevo

di Claudia Babudri
L’estate sta arrivando e il richiamo delle vacanze si fa sempre più forte. Tutti, specialmente i piùpiccoli, non vedono l’ora di trascorrere in spensieratezza le proprie giornate tra tuffi e sana tintarella.
Perciò, in onore delle ferie future, questa settimana, ho pensato di parlarvi del re delle vacanze estive: il mare. Vasto e affascinante, il mare diverte, colorando l’immaginario collettivo con leggende e storie fantastiche. Il mare é soprattutto importante via di comunicazione, da sempre fonte di speranza per tanti in cerca di un futuro migliore. Sin dall’alba dei tempi, gli uomini hanno viaggiato per terra o per mare.
Grazie alle moderne tecnologie, la durata dei viaggi si è notevolmente ridotta in un mondo che, con i nuovi collegamenti e conquiste, non ci sembra più così grande. Un tempo, era diverso. A causa della difficoltà degli spostamenti, il nostro Occidente sembrava immenso, specie se percorso a piedi. Le vie più scorrevoli, anche se non esenti da pericoli, erano quelle fluviali o marittime percorse da navi militari e commerciali, solitamente in partenza in primavera quando, ridipinte di fresco, prendevano il mare tra canti e benedizioni.
Se da una parte il mare affascinava l’uomo medievale, dall’altra gli incuteva paura per tanti motivi. Navigare era pericoloso: intemperie, frequenti agguati di predoni o pirati a causa dei quali si rischiava di morire annegati. La prospettiva di un simile destino, terrorizzava l’umanità medievale: non solo per
il decesso in sé ma anche perché negava al bravo cristiano sacramenti e degna sepoltura, destinandolo all’Inferno per direttissima. Per questo, molti viaggiatori sottoscrivevano testamento prima di partire.
Certo, navigare era questione d’esperienza e dunque, ci si affidava al sapere dei marinai, ma era sempre meglio tutelarsi e partire sicuri.
I marinai erano una categoria mal vista anche dalla Santa Sede. Comunemente ritenuti malfattori, costoro, in realtà, vivevano una esistenza piena di sacrifici. Per questo, non ci si imbarcava a cuor leggero ma solo in nome di un salario sicuro. Si veniva ingaggiati in pubblica piazza, luogo dove solitamente si predisponeva l’arruolamento alla presenza di uno scrivano. Costui, incaricato dal capitano, registrava i nomi dei marinari sul cartolare di bordo. Per molti, imbarcarsi era una scelta obbligata specie se figli di marinai o vissuti in tempi di guerra.
Prima dell’XI secolo, chi scriveva notizie sul mare, erano gli intellettuali chiusi nei chiostri. Dalle Quaestiones naturales di Adelardo di Bath alle Etimologyae di Isidoro di Siviglia, i dotti si
interrogavano sulle qualità e proprietà delle acque, salinità compresa. Ad esempio, Alexander Neckam , autore dell’opera De naturis rerum, sosteneva che quest’ultima derivava dallo scioglimento di enormi montagne di sale sottomarine. Inoltre, i resoconti marittimi erano pregni di note fantastiche, frutto di quell’immaginario medievale spesso e volentieri dipinto di note agiografiche. A questo proposito, un classico in prosa latina tramandato dal X secolo, è la Navigatio Sancti Brandani.
Il protagonista della storia è l’abate Brandano. Con alcuni discepoli, il sant’uomo si era imbarcato alla ricerca della terra promessa da Dio ma si imbatté in una isola cresciuta sul dorso di un pesce gigantesco.

 Fauna marina (1230 – 1240 circa)

Infatti, oltre alla normale fauna ittica, nella concezione medievale i mari erano popolati da esseri mostruosi, misteriosi e inquietanti, spesso di diabolica origine. Per molti dotti, i pesci erano
serpenti striscianti sotto le onde. Tra loro, ci sono creature virtuose e coraggiose come il pesce spada, il tonno o il delfino, re degli abissi.
Altre, sono deprecabili come la murena. Tra tutte le creature subacquee, la balena è quella più imponente. È lei la vera stella dei bestiari: le sue squame hanno il colore della sabbia e, se si addormenta restando per giorni con il dorso sporgente dai flutti, si credeva in grado di trasformarsi in una isola con tanto di arbusti e vegetazione. Celebre per il suo stomaco enorme, la balena era temuta come ben attesta la vicenda di Giona.
È una creatura astuta e seduttrice: attira molti pesci nella sua pancia con il suo alito, spalancando l’enorme bocca terrificante. Pescarla è molto pericoloso e quando si riproduce, si credeva avesse la facoltà di scatenare disastri marini. Un tipo particolare di balena è la serra, un ibrido mezzo pesce mezzo volatile, con grandi ali e una cresta sul dorso ornata di aculei con cui infilzava le navi, dilaniandole, decretando la fine di interi equipaggi.
Fauna marina (1230 – 1240 circa)

Redazione Radici

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