Ucraina, Draghi: e’ tempo di cessate il fuoco e negoziati

Ucraina, Draghi: e’ tempo di cessate il fuoco e negoziati
Mario Draghi
ROMA –  “Per impedire l’aggravarsi della crisi dobbiamo raggiungere al più presto un cessate il fuoco e far ripartire con forza i negoziati: è la posizione dell’Italia che ho esposto al presidente Biden. Ho riscontrato unanime apprezzamento per la posizione solida dell’Italia, che ci consente di essere in prima linea, senza ambiguità, nella ricerca della pace”. Stop al fuoco e negoziato: di ritorno dagli Stati Uniti, il premier Mario Draghi si reca il 19 maggio in Parlamento e ribadisce che, sulla guerra in Ucraina, la posizione italiana è chiara: è tempo di dire basta all’escalation, è il momento di parlare di pace. Una pace negoziale, sottolinea, possibile solo “perché l’Ucraina finora è stata in grado di difendersi.
L’Italia continuerà a sostenere il governo ucraino, sia “per indagare su possibili crimini di guerra” sia per la ricerca di una pace “che però dovrà essere l’Ucraina e nessuno altro decidere che pace accettare, altrimenti non sarebbe una pace sostenibile”. Draghi risponde indirettamente a chi, nella maggioranza, chiedeva con forza il suo passaggio in Parlamento (“il governo ha più volte riferito al Copasir circa la posizione presa sulla guerra”) e poi commenta l’espulsione di oltre 20 diplomatici italiani da parte della Russia, decisa da Mosca, affermando che “è essenziale mantenere canali di dialogo con la Federazione Russa, è soltanto in questo modo che si potrà lavorare per una soluzione negoziale”.
Draghi ha parlato anche della richiesta di adesione alla Nato da parte di Svezia e Finlandia “su cui l’Italia è d’accordo. È necessario però affiancare alla Nato una vera e propria difesa europea, complementare all’Alleanza Atlantica. Il primo passo deve essere la razionalizzazione della spesa europea per la difesa, che oggi è inefficiente”. Al presidente degli Stati Uniti Joe Biden, durante la visita in America, Draghi ha chiesto invece “sostegno per un’iniziativa condivisa che sblocchi immediatamente i milioni di tonnellate di grano bloccati nei porti dell’Ucraina per evitare una crisi alimentare. Occorre che le navi siano lasciati passare e, se i porti sono stati sminati, vengano sminati”. 9 col.

Redazione

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