Marco Regina  ha vinto l’oscar   

Marco Regina  ha vinto l’oscar    
Di Silvia Giudici

SAN FRANCISCO “C’è la firma di un artista italiano dietro la vittoria del cortometraggio di animazione “The Windshield Wiper”, che si è aggiudicato l’Oscar nella sua categoria, lo scorso 27 marzo.

Marco Regina è l’animatore capo della pellicola diretta da Alberto Mielgo e prodotta da Leo Sanchez che si è aggiudicata la statuetta alla 94° edizione degli Academy Awards al Dolby Theater”.

Ad intervistarlo è stata Silvia Giudici per “l’ItaloAmericano”, magazine diretto a San Francisco da Simone Schiavinato.

“Originario di Matera, Regina si è trasferito a Los Angeles 13 anni fa per lavorare per uno dei colossi statunitensi dell’animazione: DreamWorks. Dopo aver collaborato alla realizzazione di numerosi film tra cui “Shrek 4”, “Il gatto con gli stivali”, “Le 5 leggende”, “Kung Fu Panda” 2 e 3 (animatore principale di Kai, il cattivo), “Larrikins” (Lead animator di Red, uno dei 3 personaggi principali), “Il piccolo Yeti” (animatore di Xandra, il cattivo), “Dragon Trainer 2” (animatore principale di Valka, madre del protagonista) e “Dragon Trainer 3”, Regina ha recentemente iniziato un nuovo capitolo della sua carriera ed è ora storyboard artist per Netflix.

L’ Intervista

D. Marco, ci racconti come è nato il cortometraggio The Windshield Wiper.

R. Conosco Leo Sanchez e Alberto Mielgo da quasi 13 anni. Io e Leo siamo anche stati vicini di casa a Los Feliz, quindi siamo amici stretti. Alberto aveva questa idea su cui iniziò a lavorare da solo, circa 7 anni fa, prima di Spiderman Universe. È importante sottolineare questa cosa perché prima di Spiderman si vedevano sempre gli stessi stili di film di animazione. Alberto voleva fare qualcosa che avesse il suo stile, il suo modo di dipingere. All’epoca nessuno avrebbe finanziato un progetto che fosse esteticamente diverso. Leo Sanchez, che è un modellatore molto bravo, all’epoca, aveva appena aperto la sua società e decise di appoggiare il progetto di Alberto. Avendo bisogno di altre figure professionali, mi sono unito al team insieme a David Corral. È stato il mio primo lavora da freelance dopo tanti anni di lavoro per gli Studios.

D. Cosa vi ha spinto a credere fino in fondo a questo progetto?

R. A un certo punto Alberto è stato assunto come production designer e art director dalla Sony per lavorare proprio su Spiderman Universe, e questa cosa ha segnato una svolta importante perché il look del nostro cortometraggio è molto simile a quello di Spiderman, rompeva con l’estetica che andava di moda fino ad allora. Da lì c’è stata una sorta di influenza reciproca tra il nostro progetto e Spiderman. Siccome Alberto aveva fretta di finire il corto, mi sono occupato di assumere gli animatori giusti per portarlo a termine, cercandoli tra le mie conoscenze tra Disney e DreamWorks. Il cortometraggio poi è rimasto fermo quasi due anni per via della pandemia. La presentazione ufficiale è però stata fatta alla grande: al festival di Cannes nel 2021.

D. Come avete reagito alla nomination agli Oscar? È stato un fulmine a ciel sereno o ve lo aspettavate?

R. Dentro di noi sapevamo che stavamo facendo una cosa bella ma sinceramente nessuno se lo aspettava. Le nomination inoltre vengono lette in ordine alfabetico e quando mancava solo un titolo nella categoria corti di animazione, non essendo ancora stato chiamato quello della Disney, pensavo che fosse andata. Quando invece hanno detto The Windshield Wiper… è stato un colpo. Mi era già capitato di aver fatto parte sia di nomination che di vittoria agli Oscar e ai Golden Globes negli anni in cui ho lavorato per DreamWorks, ma questo cortometraggio è davvero iniziato da un piccolo gruppo di amici appassionati di animazione.

D. Che esperienza è stata la giornata agli Oscar?

R. Decisamente surreale. Abbiamo urlato come dei pazzi quando alla lettura della busta hanno detto The Windshield Wiper, mi tremavano le gambe. La prima sensazione è stata sicuramente quella dell’incredulità. Io e Leo Sanchez siamo amici molto stretti quindi per me è stato come se avesse vinto un fratello.

D. Ha accennato al fatto che l’estetica dei film di animazione è cambiata negli ultimi anni rompendo un po’ gli schemi e si sono quindi ampliati gli stili che vengono utilizzati ora. Da qui in avanti quale sarà il prossimo muro da abbattere nel settore?

R. Concordo con quello che ha detto Alberto quando ha ritirato la statuetta ed è una cosa che l’Academy deve capire. Molto spesso i prodotti di animazione che vincono agli Oscar non vengono nemmeno guardati dai membri, che li fanno vedere ai figli, come se fosse una cosa di serie B. Invece l’animazione non è solo per bambini ma anche per adulti. Questa è la prima volta che vince un cortometraggio rivolto ad adulti. Da questo punto di vista Netflix sta aiutando molto a portare in auge l’animazione per adulti, con Arcane e I lost My Body, perché in altri Paesi come la Francia o il Giappone l’animazione non viene vista come qualcosa esclusivamente per bambini.

D. A che progetto sta lavorando per Netflix al momento?

R. A un progetto sul quale non posso dire nulla, solo che è coinvolto Guillermo Del Toro, ma è tutto ancora un segreto.

D. Cosa le ha insegnato lavorare per DreamWorks?

R. Moltissime cose, sono stati una famiglia per me. Ho capito come vengono fatte le grandi produzioni. Quando ricevevo email dai colleghi, invece di rispondere mi alzavo e andavo a parlare direttamente con loro, soprattutto quando ho lavorato su Kung Fu Panda 3. Questo mi ha dato modo di capire i problemi dei vari dipartimenti e come potevamo aiutarci.

D. Da quasi tre anni ha cambiato competenze e da animatore è diventato storyboard artist. Che differenza c’è?

R. L’animatore muove i personaggi, li fa recitare. Lo storyboard artist fa la prima stesura del film a livello visivo, in pratica trasforma la sceneggiatura in immagini creando quello che si vedrà sullo schermo.

D. Come è nata la passione per l’animazione?

R. Ho sempre avuto questa passione, a 16-17 anni andavo al cinema da solo a vedere i film di animazione perché nessuno della mia età voleva vederli. L’epifania è arrivata quando studiavo architettura a Firenze e durante le feste di Natale, in attesa di prendere il pullman per tornare a Matera, ho visto uno speciale su Il Principe d’Egitto e Notre Dame, il making-of. Vedendolo ho capito che essere animatore poteva effettivamente essere una professione.

D. A chi dedica questo Oscar?

R. Alla mia famiglia, a mia moglie e a mia figlia Gaia. E ai miei due grandi amici, Alberto e Leo”. (aise) 

Redazione Radici

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