A Kiev la resistenza si fa anche con il ‘caffé sospeso’

A Kiev la resistenza si fa anche con il ‘caffé sospeso’
© Olga Rudenko - Twitter -

Un modo per ringraziare i difensori anche se “finora tutte le persone in uniforme che ho visto entrare hanno scelto di pagare”

 La resistenza, in Ucraina, la si fa anche lasciando pagato un caffè al bar. Un gesto di solidarietà nei confronti dei soldati e di quanti si sono armati per opporsi all’avanzata delle armate russe.

Succede a Kiev, dove si è mutuato un rituale antico in voga, specie in passato, a Napoli: quello del “caffè sospeso”, una tazzina già pagata dal cliente e riservata ad un altro con meno risorse e disponibilità.

A Kiev il caffè sospeso viene riservato ai soldati, accompagnato da tanto di post.it rosa con messaggi di speranza e al tempo stesso di incoraggiamento per chi combatte.

A rendere nota la tendenza è stata la giornalista Olga Rudenko, caporedattrice di The Kyiv Indipendent, media ucraino in lingua inglese, che l’ha raccontato con un post su Twitter: “Sta avvenendo in molti caffè a Kiev”, scriva le giornalista.

“I post-it rosa sono bevande e dessert che i visitatori hanno pagato come regalo per i membri della difesa militare o territoriale, che possono venire a reclamarli gratuitamente”.
Un modo per ringraziare i difensori, anche se “finora tutte le persone in uniforme che ho visto entrare hanno scelto di pagare”, annota la giornalista.

La storia del caffè sospeso partenopeo ci riporta anch’essa ai tempi della Seconda Guerra Mondiale, periodo cupo e di forte miseria in cui chi se lo poteva permettere lasciava pagata una tazzina di caffè per un anonimo avventore che aveva meno possibilità.

Stava poi alla sensibilità e alla discrezionalità del barista scegliere di offrire a chi offrire il caffè già pagato. Su questa abitudine il filosofo Luciano De Crescenzo, scomparso nel luglio di tre anni fa, dedicò proprio un libro dal titolo “Il caffè sospeso”, secondo il quale “quando un napoletano è felice per una qualche ragione, invece di pagare un solo caffè ne paga due”.

AGI

Redazione Radici

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